Che la viabilità in Sicilia sia quasi indecente è un fatto. Strade dissestate, cantieri infiniti, collegamenti promessi e non mantenuti (basti pensare alla Ragusa-Catania). Sono quattro i soggetti gestori: Anas, Cas, Province e Comuni. Invece di collaborare e agevolare i trasferimenti dei siciliani però, litigano tra di loro, rimpallandosi le responsabilità. Anas e il presidente della Regione Nello Musumeci lo stanno facendo anche in questi giorni a proposito dei disagi sull’autostrada Catania-Palermo, la A19. Disagi che hanno portato ad una polemica più generale. Musumeci accusa Anas di seguire la “politica del rappezzo”, soluzioni “rivelatesi spesso inadeguate e rischiose”, sintomo di una modalità d’azione che “denuncia una totale mancanza di strategia”. L’azienda si difende parlando di “un piano di manutenzione programmata di tutta la rete stradale siciliana” e rimanda alla politica, di oggi e di ieri, la responsabilità dello stato dei fatti, colpevole di non avere “previsto lo stanziamento di fondi adeguati per la manutenzione”.
A19 Catania-Palermo, eterno cantiere
La A19 è piena di cantieri da oltre vent’anni e non sembra ci sia traccia di miglioramento, almeno non uno decisivo. Da oltre quattro anni, inoltre, è interrotta per il crollo del viadotto Himera e sebbene dall’Anas fanno sapere che “i lavori procedono come da cronoprogramma, con ultimazione prevista entro fine aprile”, recentemente è stato considerato a rischio crollo anche il viadotto Cannatello. Ecco dunque che entrano in campo le strade alternative. Qui però, secondo quanto accusa Musumeci, “il protrarsi delle operazioni di soccorso di un tir, andato fuori strada, ha costretto decine di altri autisti a passare la notte all’addiaccio”. Peccato però, dice Anas, che l’incidente sarebbe avvenuto su una strada provinciale che non fa parte del percorso alternativo indicato. Inoltre “lungo tali strade provinciali Anas, è bene ribadirlo, non ha alcuna competenza”.
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Musumeci: “Anas inadeguata”
Il presidente Musumeci lancia il sasso, ma mette un guanto per farlo. Da una parte dice di “escludere la mala fede”, dall’altra ribadisce “l’assoluta inadeguatezza dell’Anas ad affrontare e risolvere problemi infrastrutturali provocati da almeno quarant’anni di mancata manutenzione”. Anas risponde citando il suo piano di manutenzione straordinaria per l’arteria “predisposto fin dal 2017” con investimenti “pari a 850 milioni di euro”, ma anche la manutenzione programmata di tutta la rete stradale siciliana “per il quale sono previsti 1,1 miliardi di euro, dei quali circa 180 milioni in interventi già attivi e 600 milioni per interventi di prossima attivazione”. Secondo quanto pubblicato sul sito Anas, in corso ci sono 103 interventi mentre sono sette le nuove opere in corso di realizzazione.
Anas, Cas, Province e Comuni
In Sicilia, Anas gestisce direttamente nove autostrade per un totale di 400 chilometri. A queste vanno aggiunte la tangenziale di Catania che è lunga 24 chilometri, 71 strade statali per un quasi 3500 chilometri e la Settentrionale sicula, la strada per Porto Empedocle e la Siracusana. Le autostrade A18 Messina-Catania, la A20 Messina-Palermo e la Siracusa–Gela sono invece gestite dal Cas, consorzio per le autostrade siciliane. Come si legge nello statuto è quasi interamente dipendente dalla Regione. Simbolo che le cose non vadano bene anche quando è il pubblico a doversene occupare è la frana sulla Messina-Catania, in zona Letojanni, che fa bella mostra di sé con conseguente disagio per i mezzi in transito da anni ormai. A questo si aggiunga la protesta dei lavoratori, proprio in questi giorni. Rivendicano pari dignità con i colleghi delle altre regioni e quindi l’applicazione del contratto nazionale. Il resto è fatto da strade comunali e provinciali.
Protestano Uil e Cisl
Con l’obiettivo di “rivendicare le opere infrastrutturali rimaste incompiute che hanno l’effetto di paralizzare la viabilità su tutto il territorio”, Uil Sicilia scenderà in piazza sabato 25 gennaio, ad Agrigento. Il segretario Claudio Barone definisce la situazione siciliana “drammatica” con “strade colabrodo, cantieri bloccati e migliaia di edili senza occupazione”. Chiede dunque che i fondi vengano sbloccati per fare ripartire i cantieri nonché l’intervento della Regione per “ridare efficienza al Cas rendendolo un ente economico autonomo”. Anche la Cisl, che sul proprio sito sta contando i giorni dal crollo del viadotto Himera sull’A19, punta il dito. Si dice stufa “di essere il quarto mondo del sistema italiano dei trasporti”. Il segretario generale Sebastiano Cappuccio si rivolge quindi sia la governo nazionale sia a quello regionale. Al primo chiede di sbloccare “i miliardi per infrastrutture destinati al Sud e alla Sicilia”, al secondo di dare “corso alle opere di propria competenza”.