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Migranti, Humanity 1: ‘Dovevano sbarcare tutti’. La condanna

Non è stato rispettato il diritto del mare di essere salvati e tratti in un porto sicuro, nonché è stato impedito di fare domanda di protezione internazionale. I migranti della Humanity 1 non dovevano essere smistati in base allo stato di salute. Il tribunale di Catania condanna l'Italia

Era il 6 novembre 2022 quando, al porto di Catania, 144 persone sono sbarcate dalla nave Humanity 1 mentre altre 35 rimanevano sulla nave. Erano migranti salvati in mare e chi è stato lasciato a bordo è perché stava relativamente bene. Una scelta dettata dal decreto con cui si limitava lo sbarco a chi fosse in condizioni di emergenza e precarie condizioni di salute. Adesso il tribunale di Catania ha dichiarato colpevole i ministeri di Difesa e Infrastrutture e Mobilità sostenibili che lo avevano emanato. Non solo. Non potendo sbarcare, le persone non hanno neanche potuto presentare domanda di protezione internazionale. In fin dei conti, comunque, essendo alla fine sbarcati, non c’è più motivo di contesa, quindi la condanna è a sostenere le spese di giudizio e un rimborso forfeffario.

Contro il diritto del mare

Il giudice della sezione civile – immigrazione – Maria Acagnino ha valutato la materia “alla luce della normativa che regola la materia del soccorso in mare e del riconoscimento del diritto d’asilo” come si legge sull’ordinanza. Ne è venuto fuori che quanto è stato fatto è contro legge, la legge internazionale del mare che prevede il salvataggio di chiunque. La giudice richiama gli obblighi internazionali assunti dall’Itala tra i quali “quello di fornire assistenza ad ogni naufrago, senza possibilità di distinguere, come sancito nel decreto interministeriale, applicato nella circostanza, in base alle condizioni di salute”. Come ribadito dalla Cassazione, non basta il salvataggio. Nell’ambito dei doveri del soccorso in mare a cui risponde il comandante dell’imbarcazione, il dovere di soccorso comprende lo sbarco in un luogo sicuro. Alla luce di questo “il citato decreto è, pertanto, illegittimo”.

Protezione internazionale

Sempre sulla scia del diritto internazionale, la giudice Acagnino ha ritenuto l’Italia colpevole anche di non avere dato la possibilità di chiedere tutela ai migranti a bordo della Humanity 1. Le normativa di riferimento, scrive la giudice, “sia interne che internazionali, non consentono alla pubblica amministrazione di introdurre divieti o di discriminare, fra i migranti, in forza della ricorrenza di presupposti diversi e che impongono tempi brevi per l’inoltro della domanda e per l’accertamento del diritto della protezione richiesta, proprio in considerazione della particolare vulnerabilità di chi, soccorso in mare, riesca ad approdare sul territorio di uno dei Paesi membri dell’Unione”. I 35 rimasti a bordo avevano espresso volontà di fare una domanda di questo tipo, ma da parte italiana non sarebbe stato fatto nei tempi e nelle modalità previste dalla legge. Una violazione che sarebbe anche in contrasto con il divieto di trattamenti inumani o degradanti.

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Desirée Miranda
Desirée Miranda
Nata a Palermo, sono cresciuta a Catania dove vivo da oltre trent'anni. Qui mi sono laureata in Scienze per la comunicazione internazionale. Mi piace raccontare la città e la Sicilia ed è anche per questo che ho deciso di fare la giornalista. In oltre dieci anni di attività ho scritto per la carta stampata, il web e la radio. Se volete farmi felice datemi un dolcino alla ricotta

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