Non si ferma il fenomeno migratorio: superati i 113mila arrivi in Italia dall’inizio dell’anno ad oggi: degli sbarchi di migranti che avvengono nel Belpaese, otto su 10 coinvolgono porti della Sicilia. Aggregando anche i dati della Calabria possiamo dire che gli scali portuali delle due regioni separate dallo stretto di Messina ospitano la quasi totalità degli arrivi. Ovvero il 93,29 per cento degli sbarchi.
Sbarchi, come affrontare l’emergenza
A fronte di questi numeri nei primi mesi di quest’anno il governo Meloni aveva dichiarato di voler decongestionare i porti del Sud Italia. Alleggerendo così il carico di lavoro su altri approdi del paese. Per aiutare questo processo, e più in generale la gestione dei flussi migratori, erano state approntate, intorno ad aprile di quest’anno, due diverse misure. La prima è la dichiarazione dello stato di emergenza e il decreto “Cutro”. Rispetto ad allora lo stato di emergenza è ancora in corso (dovrebbe durare fino a settembre inoltrato), e il decreto è stato convertito in legge il 5 maggio del 2023, ma il decongestionamento su Sicilia e Calabria non sta avvenendo. Anzi, i dati sono in controtendenza.
Il decongestionamento fallito dei porti del Sud
"Abbiamo l’esigenza di congestionare il meno possibile i luoghi di arrivo spontanei, Calabria e Sicilia. [...] L’obiettivo è decongestionare queste due regioni". Così si era espresso il ministro dell'Interno Piantedosi nel gennaio di quest'anno. Le statistiche fornite da Openpolis su dati Unhcr, raccontano che sta avvenendo il fenomeno contrario rispetto a quanto sperato dall'esponente del governo. Difatti, se è vero che nel gennaio di quest'anno l'83,87 per cento dei richiedenti asilo sbarcati in Italia è stato fatto approdare in porti del centro o del nord, è anche vero che poi questo dato è calato significativamente nel corso del tempo, e soprattutto nei mesi più caldi, che corrispondono anche a quelli di maggiore afflusso da parte dei migranti. Infatti ad aprile la percentuale degli sbarchi italiani che è stata ricondotta su regioni centro-settentrionali è stato del 14,6 per cento, e nel mese di agosto del 27,9 per cento.
Immigrati nel mercato del lavoro
Nel frattempo gli effetti dell'arrivo dei migranti in Italia si fanno sentire anche nell'economia italiana. Le forze lavoro immigrate sono arrivate ad essere il 10,7 per cento della popolazione attiva. Gli occupati stranieri sono oltre due milioni e 280 mila, cioè l’11,2 per cento del totale. È cresciuto il contributo degli immigrati alla creazione del Pil e al finanziamento del sistema fiscale e previdenziale italiano. Il loro impatto positivo è primariamente dovuto al fatto che gli stranieri sono mediamente molto più giovani degli italiani. Quindi concentrati nelle fasce di età attiva. Questi dati provengono dal Libro Bianco sul governo delle migrazioni economiche, realizzato dalla Fondazione Ismu.