I negozi chiusi per sempre in Sicilia sono un effetto prima del Covid e poi della guerra in Ucraina. Così, quasi 33 mila attività sono sparite negli ultimi cinque anni. Un rapporto dell’Ufficio studi di Assoesercenti Sicilia ha delineato un quadro preciso. Le iscrizioni di imprese, pari a 116.899 unità, per il periodo 2018-2022 hanno registrato un andamento decrescente. Il calo maggiore risulta proprio nell’ultimo anno in cui le iscrizioni, influenzate prima dalla recessione dovuta alla diffusione del Covid-19 e poi, soprattutto, dalla crisi economica europea a seguito della guerra Russo-Ucraina, hanno registrato una variazione tendenziale pari al -5,7 per cento su base annua. Nel lungo periodo (2018-2022) il tasso di natalità delle imprese siciliane risulta in flessione: nel 2018 era pari al sette per cento mentre nel 2022 registra il 5,27 per cento. Il tasso di mortalità ha registrato un andamento decrescente, riportando però un lieve aumento nel 2022 attestandosi al 5,25 per cento, rispetto al 6,43 per cento del 2018.
Negozi chiusi a Trapani: cessazioni +70 per cento
Le cessazioni, pari a 100.701 unità, per il periodo 2018-2022, hanno avuto, invece, una tendenza decrescente fino all’anno 2021. Contrariamente alle aspettative, nell’anno 2020 non si è verificato l’eccesso di mortalità di impresa atteso a seguito della pandemia, dato che in verità si è palesato nel 2022 con il conflitto che ha coinvolto l’Ucraina. Nelle province siciliane le iscrizioni di imprese hanno riscontrato un andamento decrescente nell’arco temporale considerato. Catania ha mostrato la medesima flessione. Palermo nel 2021 ha registrato un +6,7 per cento di iscrizioni rispetto al precedente anno. Le cessazioni – comprensive anche di quelle d’ufficio – invece, hanno mostrato complessivamente una tendenza decrescente fino al 2021, salvo un aumento nel 2022, con capofila le province di Trapani (+68.3 per cento), Palermo (+33,7 per cento) e Catania (+23.8 per cento).
I settori più colpiti: alloggio e ristorazione
Analizzando i dati dei principali settori economici si osserva, in generale, un calo delle iscrizioni per l’anno 2022 (manifatturiero, costruzioni, commercio). Il turismo che, in controtendenza, segna un +8,35 per cento nel 2022 rispetto al precedente anno. Nel periodo 2018-2021 l’unico settore a mostrare un costante aumento delle iscrizioni è stato quello delle costruzioni, con un incremento medio annuo del 18 per cento. Osservando i dati sulle cessazioni, in Sicilia, dopo un trend in calo negli anni dal 2018 al 2021 per i maggiori settori economici, si osserva nel 2022 una impennata delle imprese che hanno cessato l’attività. L’aumento maggiore, in parametri percentuale, è quello del settore “Alloggio e ristorazione” che ha registrato un +39,3 per cento. A seguire il settore del commercio con un +31,6 per cento.
Politino: “Cultura del lavoro non recuperabili”
Oltre agli effetti economici e occupazionali, la riduzione del numero di attività commerciali e dei negozi di vicinato provoca delle ricadute sociali molto significative. “Quando cessa l’attività un esercizio di vicinato – afferma Salvo Politino, presidente Assoesercenti Sicilia – si perdono conoscenze e cultura del lavoro difficilmente recuperabili. La qualità della vita di quel quartiere peggiora notevolmente. La desertificazione commerciale non riguarda solo le imprese, ma la società nel suo complesso, perché significa meno servizi, vivibilità e sicurezza. Occorre accelerare la riqualificazione urbana con un utilizzo più ampio e selettivo dei fondi europei del Pnrr e il coinvolgimento delle parti sociali”.