Invertire la rotta in una regione dove il doppio binario è ancora lungi dall’essere una realtà e l’alta velocità rimane una chimera. Trenitalia stamane ha presentato in Sicilia la nuova flotta di treni Pop. L’obiettivo dichiarato è svecchiare il parco mezzi, che in alcuni casi superano il quarto di secolo. Un’operazione che nei prossimi anni dovrebbe ridurre, nei piani dell’azienda, l’età media dei convogli dai 24,5 del 2017 a 7,6 del 2021. Un passo in avanti nella qualità del servizio anche se poco o nulla potrà incidere sulla rete infrastrutturale siciliana, ancora oggi una “vergogna nazionale” per dirla con le parole del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, che ieri ha incontrato il governatore siciliano.
In arrivo 43 treni entro il 2021
Il primo dei cinque treni Pop, che a breve saranno immessi nella rete ferroviaria siciliana, è stato presentato nella stazione centrale di Palermo, e sarà in circolazione sulla linea che dal capoluogo porta a Termini Imerese dal 15 dicembre, con l’avvio del nuovo orario invernale 2019-2020. Si tratta della prima tranche dei 43 nuovi mezzi previsti per il rinnovo della flotta. Trenitalia ha previsto, infatti, un investimento di oltre 1,3 miliardi di euro – in parte finanziati con fondi regionali – destinato alle regioni del Meridione per l’acquisto di circa 200 treni. Alla cerimonia di consegna hanno partecipato il presidente Nello Musumeci, Marco Falcone, assessore ai Trasporti della Regione siciliana, Orazio Iacono, amministratore delegato di Trenitalia, e Sabrina De Filippis, direttore divisione passeggeri regionale. Dei 43 convogli che arriveranno in Sicilia, 21 saranno Pop, 17 ibridi e cinque elettrici. Completano così la flotta i Minuetto e i sei Jazz, che già circolano sulle linee dell’isola dal 2016. “Oggi l’età media della flotta nell’Isola è alta ma con questi nuovi treni la riduciamo. La Sicilia, in questa maniera, sarà la regione con una flotta media tra le più giovani d’Italia”, ha spiegato Musumeci. I treni rientrano nel contratto di servizio decennale, sottoscritto a maggio 2018 da Regione Siciliana e Trenitalia, che prevede investimenti per oltre 426 milioni, di cui circa 325 destinati all’acquisto di nuovi treni per potenziare la mobilità regionale e metropolitana nell’isola.
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Traffico in crescita nel 2019
A dispetto del servizio spesso non proprio all’altezza del resto d’Italia, la Sicilia è la regione col maggiore incremento di viaggiatori a bordo dei treni regionali: circa 1 milione e 20mila persone in più (+12,1 per cento) hanno viaggiato con Trenitalia nei primi dieci mesi del 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Oltre 90 mila in più (+8 per cento) a ottobre 2019 rispetto a ottobre 2018, con 440 corse al giorno. I Pop sono parte del più ampio piano di rilancio del gruppo FS per il trasporto regionale che prevede un investimento economico complessivo di circa 6 miliardi di euro e oltre 600 nuovi treni entro cinque anni, per il rinnovo dell’80 per cento della flotta.

I nuovi treni arrivano, i problemi restano
“Una maxi fornitura che, per numero di treni e valore economico, non ha precedenti in Italia”, sottolinea l’azienda che si pone come unico obiettivo quello di “garantire la qualità e l’eccellenza dell’alta velocità italiana anche nel trasporto ferroviario regionale e metropolitano”. Una dichiarazione di intenti che stride con l’amara realtà dei trasporti ferroviari nell’Isola dove ancora oggi da Trapani a Siracusa si impiegano oltre dieci ore. Seppur la responsabilità della rete ricade su Rfi, dal canto suo il manager di Trenitalia non si è tirato indietro spiegando che, per quel che riguarda i treni, “abbiamo sottoscritto sia in Sardegna sia in Sicilia un contratto di servizio che apre una stagione di sviluppo per queste regioni”. Eppure occorre ricordare che ad oggi, dei 1369 chilometri di binari in esercizio in tutta la regione, solo 791 chilometri sono elettrificati, mentre sui restanti 578 possono circolare solo carrozze alimentate a diesel. Per non parlare del doppio passante i cui lavori procedono ancora a rilento.
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Musumeci attacca Rfi
Meno diplomatico il presidente della Regione, che è tornato ad attaccare per i notevoli ritardi che pongono la Sicilia e il Mezzogiorno fanalino di cosa nel Paese. “Contestiamo a Rfi la lentezza nella predisposizione dei progetti. Non basta prevedere un obiettivo nella programmazione se poi per raggiungerlo servono dai 15 ai 30 anni. Un’azienda grande, complessa e articolata come Rfi deve poter avere un occhio particolare per il Mezzogiorno in generale e per la Sicilia in particolare. I tempi dell’azienda non sono compatibili con quelle delle esigenze dei siciliani”. Musumeci, infine, ha ricordato che in questo momento la Rete ferroviaria italiana ha oltre due miliardi di fondi programmati dalla Regione siciliana per ammodernare alcune tratte ferroviarie ma “mentre alcuni cantieri sono già avviati, altri ancora non aprono perché manca il progetto, a cominciare dalla tratta di Milo tra Palermo e Trapani”.