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Nuovo codice della crisi d’impresa. Prevenire per evitare il fallimento

Un anno fa, il 15 luglio 2022, è entrato in vigore il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza (Decreto Legislativo 12 gennaio 2019, n. 14), portando con sé una rivoluzione significativa nell'ambito delle insolvenze aziendali. In un contesto già debole la norma potrebbe rappresentare un supporto per le aziende siciliane

Il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza sarà efficace in Sicilia? La sua entrata in vigore la scorsa estate ha portato con sé una rivoluzione significativa. Le nuove norme hanno un obiettivo duplice: individuare fin dai primi segnali la condizione di difficoltà finanziaria all’interno dell’azienda, cercando di limitare i danni. Contemporaneamente preservare le attività imprenditoriali meritevoli, cioè le realtà che per varie ragioni attraversano un periodo di difficoltà potenzialmente temporaneo.

Dal nuovo codice della crisi scompare il fallimento

Una delle principali innovazioni introdotte è la percezione della crisi come un fenomeno “strutturale” nella vita d’impresa. Il termine “fallimento” viene formalmente sostituito da “liquidazione giudiziale“, mentre per legge il focus si sposta dall’imprenditore alla totalità dell’azienda. In Sicilia il nuovo Codice della crisi interviene in un contesto molto debole. Oltre il 20 per cento delle imprese di quattro province (Catania, Messina, Siracusa e Caltanissetta) convive con il rischio default. Difficile capire oggi come il nuovo conflitto Arabo-israeliano possa pesare sui bilanci a livello economico, anche se un segnale potrebbe essere arrivato in queste ore dall’Algeria. Da principale fornitore di gas naturale all’Italia, lo stato africano ha dichiarato di condannare con forza “le politiche e le pratiche” di Israele. L’Algeria fornisce l’Italia attraverso il gasdotto Transmed, che ha sbocco in Sicilia. Italia ed Algeria sembrano star maturando ufficialmente posizioni diverse sul nuovo conflitto in Medio Oriente. 

Sciacca (ex Csm): “Interventi adeguati salvano l’azienda”

“Il nuovo codice della crisi di impresa aspira esattamente a mettere in stretta correlazione i soggetti economici e tutte le istituzioni private e pubbliche che in qualche modo sono coinvolte nell’intercettare la situazione di crisi aziendale”. A spiegarlo è il presidente della sezione procedure concorsuali del tribunale di Catania ed ex membro del Consiglio superiore della magistratura, Mariano Sciacca. “In conformità con quanto previsto dalle direttive europee, il nucleo fondamentale che caratterizza la riforma del codice è infatti la preventiva individuazione delle situazioni di forte difficoltà economica finanziaria, ancora in una fase reversibile. Da qui il compito di accompagnare le aziende con adeguati interventi, evitando la liquidazione giudiziale”.

L’obbligo degli assetti organizzativi interni punto chiave

“Se si vuole individuare il punto qualificante del nuovo codice della crisi di impresa, credo vada fatto guardando all’obbligo per parte di tutte le società di dotarsi di adeguati assetti organizzativi interni– ha analizzato il magistrato catanese -. Intendo organi e strumenti di rilevazione dell’andamento economico utili ad intercettare i segni di crisi e di insolvenza. L’adeguatezza di questi standard rappresenta chiaramente una sfida anche per i professionisti, per i giuristi di impresa e i dottori commercialisti, ancor prima che lo stato di crisi raggiunga uno stadio tale da dover portare le carte in tribunale”. 

Leggi anche – Regione, dopo sei anni torna la Commissione contro la crisi d’impresa

Dare fiducia all’impresa in crisi

“Alla luce delle nuove previsioni, il passaggio sicuramente più complicato da gestire è proprio quello di creare un reticolo di fiducia intorno all’impresa in difficoltà. Se supportata dai professionisti di diritto e di economia aziendale, l’azienda deve poter contare su una uscita soft dallo stato di crisi – ha evidenziato Mariano Sciacca -. I professionisti catanesi, quindi avvocati, dottori commercialisti e consulenti del lavoro, hanno mostrato sin dall’entrata in vigore del nuovo codice una grande sensibilità e hanno pienamente raccolto il guanto di sfida dell’allerta preventiva e della sensibilizzazione del ceto imprenditoriale. Chiaramente si tratta di un percorso particolarmente lungo e complesso che richiede una piena e coerente collaborazione tra gli ordini professionali, il tribunale e tutti gli altri enti pubblici coinvolti dalla riforma”.

In Sicilia primo corso di specializzazione sul codice

“Bisogna ricordare come l’intervento del tribunale, previsto dal nuovo codice della crisi in modo diversificato fino all’extrema ratio della liquidazione giudiziale, sia comunque di tipo finale. Avviene quando i percorsi preventivi di composizione negoziata della crisi non hanno sortito l’effetto sperato. Concludo osservando che proprio questa sfida deve essere raccolta attraverso una sinergia istituzionale quotidiana e un impegno sulla formazione dei professionisti al nuovo codice di impresa che sia all’altezza della sfida stessa. In tal senso, recentemente l’Università di Catania, insieme al Tribunale di Catania e agli ordini degli Avvocati e dei Commercialisti ed esperti contabili, ha presentato il primo corso per professionisti specializzati nell’affrontare le nuove sfide legate al Codice della Crisi d’Impresa e rispondere alle linee-guida dettate dalla Scuola Superiore della Magistratura”.

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