Meno 80 per cento di vendite di olio d’oliva siciliano. Un calo disastroso per il settore, stimata pochi giorni fa da Coldiretti. La realtà quotidiana “vede le aziende della trasformazione e confezionamento ferme, insieme ai ristoranti, agli alberghi, alle enoteche”. La perdita, dall’inizio del lockdown, è quindi “del cento per cento: non si lavora”, afferma Giosuè Catania, presidente della cooperativa agricola di produttori olivicoli Apo di Catania, che si occupa di produzione e vendita di olio extravergine di oliva, con circa 17 mila soci con uliveti nelle provincie di Catania, Siracusa e Ragusa. E per i produttori di prodotti come gli oli Dop Monti Iblei e Monte Etna, la ristoriazione è la destinazione privilegiata. “L’olio di qualità, le eccellenze Dop, biologiche, monocultivar e Igp, che sono la ricchezza del nostro territorio, non vengono vendute proprio nel periodo più importante dell’anno: pensando che tutto si risolva presto, quindi in modo ottimistico, perderemo come minimo il 40 per cento”, afferma Catania.
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Fiere internazionali chiuse: “La Spagna può sottrarci i mercati”
La spiegazione della crisi, che non ha eguali nel settore agroalimentare – in leggera crescita nel suo complesso dagli ultimi dati Istat -, è non solo legata alla mancanza degli acquisti nel mondo della ristorazione, “ma anche alle diverse abiitudini delle famiglie, che si sono approvvigionate nei supermercati dove sono in vendita oli meno pregiati non siciliani, spinti anche dai prezzi e dai marchi famosi”, spiega Catania. Ma la vera sfida, quella su cui si fonderà la ripresa, non è sui mercati locali, ma esteri. “La Spagna, maggiore produttore di olio d’oliva, può in questo momento rubarci gli spazi commerciali internazionali. Dobbiamo subito ripartire per non perdere i contratti con grossi buyer e importatori”. Catania si riferisce in particolare all’annullamento di importanti eventi fieristici come Sol & Agrifood di Verona, Cibus a Parma o il premio Sirena d’oro di Sorrento, “nei quali le ditte locali speravano di concludere contratti. Ma senza questo la fase 2, o la fase 3, non può esistere. Si devono recuperare i mercati”.
Fioritura ottima: la speranza per una buona produzione
Tuttavia, nonostante le difficoltà, “c’è sempre la speranza per recuperare”, afferma Catania. E, come buon auspicio, la stagione si preannuncia con un’ottima raccolta. “Ancora è presto per dire se sarà olio di grande qualità ma – afferma -, la fioritura è ottima. Vedremo nei prossimi mesi se ci sarà una buona campagna, con il clima soggetto a variazioni che ormai caratterizza la nostra terra, cosa accadrà”. Ottimismo che non può però trasferirsi alle aziende che si occupano di confezionamento e della vendita dell’olio. “Se non mi si chiede olio io azienda frantoiana non posso lavorare, e l’attività si ferma. con tutte le conseguenze sui dipendenti, messi nella maggioranza dei casi in cassa integrazione”. E per il futuro, per la ripresa “gli annunci sono molti, sia a livello regionale che nazionale. Ma le imprese hanno la necessità di pagare meno contributi sulla manodopera e sulle assunzioni, questo avrebbe già un effetto percepibile”. L’altra richiesta p quella di “semplificare le procedure per l’accesso al credito, sia con le banche che con Ismea, che concede interessi a tasso zero a lunga durata. Dobbiamo ritornare a investire”, conclude il presidente di Apo.