L’arancia è uno dei simboli della Sicilia. Un frutto da mangiare, da spremere. E da oggi anche da “cucire”. Orange Fiber ha creato un tessuto utilizzando gli scarti degli agrumi. L’industria italiana ne produce ogni anno circa 700 mila tonnellate. Il 57 per cento arriva dalla Sicilia. Ecco perché lo smaltimento di questi “rifiuti” può trasformarsi in un’opportunità di business.
Il tessuto agli agrumi
Orange Fiber è una Pmi innovativa catanese fondata nel 2014 da Adriana Santanocito ed Enrica Arena. La prima parte della trasformazione avviene in Sicilia: la cellulosa viene estratta negli impianti della Boniser, una società agricola catanese, e inviata in Spagna, dove un partner la trasforma in filato. La filiera torna poi in Italia e passa da un’azienda comasca per trasformarsi nel prodotto finito: un tessuto sostenibile di alta qualità, nato dagli scarti della arance. “Preservando le nostre radici e il cuore siciliano – dice Enrica Arena – il nostro sogno è fare di Orange Fiber l’azienda leader italiana nel segmento dei tessuti sostenibili attraverso una produzione da fonti rinnovabili e creare un marchio riconoscibile, che si distingue dagli altri per l’impegno nella tutela dell’ambiente e la trasparenza dell’intera catena di produzione”.
Dall’idea all’azienda
“Trasformare un’idea in un’impresa non è semplice”, racconta Arena. “Per un progetto sperimentale come il nostro poi, le complessità non mancano. Innanzitutto è stato necessario rivolgersi alla ricerca scientifica. Lo studio di fattibilità, condotto in collaborazione con il laboratorio di Chimica dei Materiali del Politecnico di Milano, è stato il primo grande passo da compiere, un passaggio fondamentale ma necessario, che ci ha portate al deposito della domanda di brevetto in Italia e all’estero”. L’altra sfida, una delle più complicate per le startup italiane, è reperire i fondi necessari per reggere e crescere. “Ci vogliono – spiega Arena – tanto lavoro, determinazione e serietà, competenze e il network giusto. In questi anni siamo riuscite a raccogliere fondi con un mix di agevolazioni statali, capitale di rischio di business angel, il supporto di acceleratori e incubatori e la recente campagna di equity crowdfunding”. Nel 2014 la prima raccolta fondi è stata sostenuta da un gruppo di imprenditori siciliani, che ha messo a disposizione risorse e competenze. Con un investimento di 135 mila euro sono così entrati nella società Francesco Virlinzi, Antonio Perdichizzi e Corrado Blandini. Tra investimenti privati e pubblici, nel 2014 Orange Fiber ha ottenuto più di 350 mila euro. Abbastanza per trasformare il progetto in processo: Arena e Santanocito applicano così la loro idea, per la prima volta, su una linea di produzione di un impianto di trasformazione agrumicola e iniziano la produzione dei primi prototipi industriali. Nel 2015 arriva 150 mila euro, messi in palio al Global Change Award della H&M Foundation.

L’arancia va di moda
Nel 2017, per Orange Fiber arriva il primo contratto commerciale, con Salvatore Ferragamo: 400 mila euro per la fornitura di oltre 10 mila metri di tessuto. Il marchio lo ha utilizzato per lo sviluppo di una collezione dedicata, presentata e venduta nei principali monomarca in Italia e all’estero. Nel 2019 si è rafforzato il legame con il marchio H&M, che ha incluso Orange Fiber nel progetto H&M Conscious Exclusive, una linea in edizione limitata realizzata interamente con materiali riciclati o sostenibili. Ed è arrivata la collaborazione con la storica sartoria napoletana E.Marinella, che ha scelto il tessuto nato dalle arance per realizzare un’edizione speciale delle proprie cravatte. Oggi Orange Fiber vale 2,7 milioni di euro. La valutazione è figlia della campagna di equity crowfunding, chiusa lo scorso 7 luglio. L’obiettivo minimo era di 250 mila euro, per realizzare un impianto produttivo capace di estrarre fino a 30 tonnellate di cellulosa all’anno. Sono arrivati 649 mila euro di investimenti, grazie al contributo di 365 investitori. “La somma raccolta – afferma Enrica Arena – sarà impiegata per realizzare in Sicilia, in collaborazione con Boniser, un impianto capace di produrre fino a 60 tonnellate di cellulosa l’anno. Ciò aumenterà notevolmente la nostra capacità produttiva, consentendoci di soddisfare le numerose richieste dei brand di moda”.