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Regione: del Pnrr si occuperanno i pensionati, non il personale in servizio

Da anni i sindacati chiedono le somme per far fare un salto di categoria ai dipendenti assunti come non specializzati o impiegati generici, nel frattempo laureatisi. Ma la legge regionale 16 del 2022 che le prevedeva per lo Stato è "incostituzionale". Per non perdere i fondi Pnrr ora la Regione ha iniziato a richiamare il "personale in quiescenza"

Da alcune settimane i dipartimenti della Regione siciliana stanno pubblicando “manifestazioni di interesse per il conferimento di incarichi ai soggetti collocati in quiescenza”. Ovvero, bandi per creare un elenco di ex dirigenti e tecnici già in pensione da richiamare in servizio, e temporaneamente, ogni volta che sarà necessario per ricoprire il ruolo di Rup, Responsabile unico del procedimento. E tutto in funzione dei (tanti) bandi previsti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che già a oggi prevede in Sicilia una spesa da oltre sei miliardi di euro.

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“Insufficienza del personale interno”

La motivazione è “l’insufficienza di personale interno a cui affidare incarichi”, come scritto sui bandi per le manifestazioni di interesse. Ma la carenza di personale con le adeguate competenze è stata più volte denunciata, ad esempio da Anci Sicilia, e naturalmente dai sindacati rappresentativi dei lavoratori regionali. Per questi ultimi la soluzione più rapida, possibile senza assumere nuovo personale o richiamando in servizio i “quiescenti”, sarebbe stata quella di riqualificare il personale. Ovvero consentire di promuovere lavoratori assunti con mansioni non specializzate e impiegati generici, quelli di categoria A e B nella contrattazione collettiva per il pubblico impiego, che nel frattempo si siano formati acquisendo titoli di studio adeguati, alle mansioni tecniche (categoria C) e dirigenziali (categoria D) attualmente vacanti. E le somme per farlo erano anche state inserite nell’ultima Legge di bilancio della Regione siciliana. Il 10 ottobre, però, lo Stato ha impugnato la finanziaria regionale per via delle “coperture finanziarie inidonee”. Bloccando, fino a pronuncia sul merito della Corte Costituzionale, la possibilità di qualunque riqualificazione per i dipendenti di Palazzo D’Orleans.

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Pensionati richiamabili per una norma del 30 aprile

Si tratta di un vero e proprio paradosso per i sindacati, che nei giorni scorsi hanno manifestato il problema della riqualificazione alla luce dei bandi dei dipartimenti regionali Tecnico e dei Beni culturali emanati pochi giorni prima. Per Ugl la situazione è “un insulto ai dipendenti e ai giovani laureati“, mentre da Siad-Csa-Cisal fanno già appello al nuovo governatore Schifani per “liberare le somme”, ovvero “42 milioni di euro già presenti nel bilancio dell’Isola”, e che non necessiterebbero quindi delle ulteriori coperture oggetto dell’impugnativa. Anche perché il meccanismo che porta al richiamo del personale non è meno complesso. L’amministrazione pubblica, in virtù della riforma attuata con il decreto legge 90 del 2014, teoricamente non potrebbe richiamare personale in quiescenza retribuito. Se oggi può farlo è solo grazie a una norma specifica creata per il Pnrr, il decreto legge numero 36 del 30 aprile 2022, che prevede la deroga pur di portare a termine la mole di lavoro prevista per i complessi procedimenti amministrativi che il Pnrr comporta. E, una volta espletati i bandi, i pensionati in elenco potrebbero anche essere necessari per altri ruoli, come quello di direttore dei lavori.

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La spending review si blocca davanti al Pnrr

Una concessione legata all’urgenza dunque, di cui la Regione siciliana non può far altro che usufruire: dei sei miliardi già assegnati dal Piano, solo un miliardo e mezzo è già oggetto di bandi. Una motivazione sufficiente per andare contro al mantra dell’ultimo decennio, il controllo della spesa pubblica, meglio nota con il suo nome inglese famigerato per tutti coloro che hanno vista spostarsi l’età pensionabile con la norma Fornero o fermare il sogno di un concorso pubblico con il blocco delle assunzioni nella Pa, ovvero spending review. Tanto più che nelle tre “manifestazioni di interesse già pubblicate”, due dal dipartimento Tecnico e una dai Beni Culturali, si specifica che il compenso verrà corrisposto tramite i fondi dello stesso bando per cui il personale in quiescenza si assumerà il ruolo di Rup, e nella misura massima del 2 per cento del valore dello stesso consentita dalla legge.

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Cosa non va, per il governo nazionale, nella finanziaria

Il Consiglio dei ministri lo scorso 10 ottobre ha impugnato parte della legge finanziaria regionale, bloccando di fatto ogni possibilità di riqualificazione del personale. Si tratta specificamente della legge regionale numero 16 del 10 agosto 2022, che a sua volta modifica la legge regionale numero 13 del 25 maggio 2022, la cosiddetta “legge di stabilità”, e la legge regionale numero 14 sempre del 25 maggio, avente ad oggetto le “variazioni al Bilancio di previsione della Regione siciliana per il triennio 2022/2024”. Nell’articolata analisi effettuata dal dipartimento per gli Affari regionali, che comprende anche una bocciatura della prevista proroga al 31 agosto 2023 dell’elezione dei presidenti dei liberi Consorzi comunali e dei Consigli metropolitani, la parte più consistente è relativa all’articolo 12, che comprende anche la specifica delle entrate che la Regione siciliana dovrebbe utilizzare per finanziare la riclassificazione del personale. Secondo il governo nazionale “le predette entrate non rivestono il necessario carattere di certezza e stabilità tale da garantire la copertura degli oneri derivanti dalle spese di personale di natura strutturale e incomprimibile nel tempo indicate nella norma regionale, in quanto trattasi di ritenute sugli interessi e redditi di capitale di cui la Regione aggiorna la quantificazione in relazione all’andamento del gettito comunicato dall’Istituto Cassiere”. Adesso, a meno di un intervento urgente del nuovo presidente Renato Schifani, ancora senza una giunta, per i dipendenti in attesa di una riqualificazione non resta che attendere la pronuncia della Corte Costituzionale.

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Leandro Perrotta
Leandro Perrotta
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

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