Il disegno di legge di bilancio conferma l’approccio a breve termine scelto dal Governo sulle pensioni. E proprio questo è uno dei temi dello sciopero generale di oggi 17 novembre 2023 organizzato da Cgil e Uil. Contemporaneamente presenta diverse novità che puntano a mantenere l’impianto della riforma strutturale del 2011 (Riforma Fornero). Una delle misure di interesse, secondo la Corte dei Conti, riguarda la flessibilità in uscita. L’articolo 30 rivede le possibilità di pensionamento anticipato sia per Quota 103, che Ape sociale e Opzione donna. Andare in pensione non sarà più semplice. Per alcune categorie chiederà delle rinunce.
Leggi anche – “Pensami”, rilasciata la nuova versione del simulatore pensionistico dell’Inps
Quota 103
Quota 103, che consente l’accesso alla pensione anticipata con 62 anni di età e 41 di contributi, sarà prorogata fino al 2024. Tuttavia, coloro che accederanno nel 2024 saranno soggetti a restrizioni più forti. Queste includono un ricalcolo della pensione con il metodo contributivo e l’applicazione di un tetto massimo all’assegno mensile lordo, limitato a quattro volte il minimo stabilito dall’INPS (circa 2.250 euro). Le “finestre mobili“, periodi durante i quali è possibile accedere anticipatamente alla pensione, vengono estese, con modifiche sia nel settore pubblico che privato. Sette mesi per i lavoratori privati e nove mesi per i lavoratori pubblici. Incentivi economici per la permanenza in servizio sono garantiti rinunciando all’accredito dei contributi sociali.
Leggi anche – Inps, da luglio l’aumento delle pensioni minime. “Contrasto all’inflazione”
Ape sociale e Opzione donna (non per tutte)
Il disegno di legge di Bilancio 2024 prevede modifiche significative per l’Ape Sociale. Si estende la compatibilità con i redditi da lavoro (autonomo o dipendente), ma si impongono vincoli più rigidi sui requisiti di accesso. Queste modifiche mirano a influenzare positivamente la spesa previdenziale e l’età effettiva di pensionamento, secondo la valutazione della Corte dei Conti. Tra il 2017 e il 2022, oltre 93.200 richieste sono state accolte, con una significativa riduzione delle domande negli anni 2019-2021 dovute all’introduzione di Quota 100. Tuttavia, nel 2022, le richieste hanno superato le 17mila unità. Si stima quindi una diminuzione dei nuovi accessi per il 2024 a circa 12.500, considerando l’aumento del requisito anagrafico. Il 65 per cento dei beneficiari di Ape sociale è disoccupato, il 17 per cento svolge mansioni gravose, l’11 per cento ha disabilità e l’8 per cento sono caregiver.
La pensione con Opzione donna
Per quanto riguarda invece Opzione Donna, le modifiche pongono restrizioni sull’accesso, limitandolo solo a specifiche categorie di lavoratrici. Dal 2023, il trattamento pensionistico sarà riservato solo a lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi, donne con disabilità pari o oltre il 74% e caregivers. Queste restrizioni rappresentano una significativa limitazione nell’accesso al beneficio, poiché l’Opzione Donna non sarà più una scelta percorribile per tutte le donne. Tra il 2010 e il 2023, l’Opzione Donna ha liquidato 174.535 pensioni, rappresentando il 16,3 per cento delle pensioni anticipate per le donne. Tuttavia, l’assegno medio mensile (1.171 euro) è significativamente più basso rispetto ad altri assegni pensionistici, riflettendo il minor numero di anni di contribuzione e l’età al pensionamento più bassa. Esiste la richiesta di un’allargamento delle maglie da parte del Governo per rendere il beneficio accessibile a un numero più ampio di donne.
Leggi anche – Pensioni più povere, ma i nonni restano il principale sostegno delle famiglie
Maggiore spesa per le pensioni “più leggere”
L’analisi della Banca d’Italia ha evidenziato la natura temporanea e con un impatto limitato delle misure su alcune categorie di lavoratori. Esattamente per quelli soggetti a calcolo contributivo misti (generato dalla maturazione di meno di 18 anni di contributi) e contributivi puri (lavoratori senza anzianità contributiva al 31 dicembre 1995). Per i primi, la legge proroga le forme di flessibilità in uscita con limitazioni di età e contributi. “Questa misura – ricorda la Banca d’Italia – avrà un impatto sull’indebitamento netto, anche se molto modesto”. Bene le tutele alle fasce più deboli di pensionabili, ma ancora una volta l’istituto mette in guardia sulle conseguenze che queste scelte avranno sull’andamento economico. “L’attenzione – spiega la Banca d’Italia – si sposta sulla realizzazione delle previsioni di crescita, che diventano più difficili da raggiungere date le recenti condizioni internazionali. Il rapporto debito pubblico-PIL è ancora elevato, rappresentando una vulnerabilità per il Paese, e si prevede un calo marginale solo nel prossimo triennio”.