Infrastrutture che mancano, disoccupazione alle stelle e giovani che vanno via dal Sud e dalla Sicilia a un ritmo di decine di migliaia l’anno. Questi i temi emergono dai rapporti economici di Banca d’Italia e Svimez, confermati dai dati Istat e sono stati oggetto di un recente “patto” siglato dai giovani di Confindustria Sicilia con il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e con il viceministro alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri. Una regione “normale”, nella richiesta dei giovani industriali, deve consentire ai giovani di non dover emigrare. Ma per il quarantenne Antonio Perdichizzi, fondatore e Ceo di Tree, azienda catanese che svolge consulenza per l’Innovazione, bisogna guardare ai problemi anche da un’altra prospettiva. “Il mio punto di vista – afferma il giovane imprenditore – è che dobbiamo pensare in grande: l’Europa è stata fondata sul concetto di mobilità, una delle cose che forse ha funzionato di più nella politica comunitaria”. Perdichizzi, in passato lui stesso presidente di Confindustria giovani a Catania, aggiunge però una condizione necessaria affinché la mobilità diventi una risorsa per il territorio: “Dobbiamo saper attrarre e fare in modo che i giovani dopo essersi formati abbiano l’opportunità di rientro, e di attrarne altri”.
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“I nostri lavoratori sono quei ragazzi emigrati per studio”
La “normalità” oggi, secondo Perdichizzi, è la mobilità. “Dobbiamo avere la consapevolezza che i talenti si sposteranno sempre di più”, afferma l’imprenditore, e l’unico modo per farlo è l’innovazione. “Non abbiamo bisogno solo di infrastrutture fisiche – prosegue -, ma di infrastrutture digitali ed ecosistemi che attraggano investimenti, e quindi persone. Perdichizzi a supporto della propria tesi porta proprio l’esperienza di Tree, l’azienda da lui fondata “ormai da sette anni. Siamo partiti in due, adesso siamo in 25”. Tree ha oggi tre sedi: oltre ai dieci della sede di Catania “altrettanti sono nella nostra sede di Roma, e cinque a Milano, con opportunità di interscambio tra le varie sedi”. L’azienda, sottolinea, “ha circa la metà dei lavoratori che provengono dalla Sicilia. Sono quei ragazzi che hanno fatto la scelta di andare a studiare fuori e che ora trovano l’opportunità di esprimersi in una azienda siciliana. Abbiamo la sede legale, il cuore e la testa in Sicilia, e qui vogliamo restare per continuare a competere nel mercato nazionale e speriamo in futuro su quelli internazionali”.