Il Piano rifiuti, tra mille tribolazioni, è arrivato all’Assemblea regionale. Una legge organica che riordina gli enti del settore, riducendoli e superando la proliferazione battezzata dall’amministrazione Cuffaro. Dai 27 Ambiti territoriali ottimali (Ato) e dalle 18 Società per la Regolamentazione del servizio di gestione Rifiuti (Srr), si passa a nove Autorità di governo d’Ambito, le “Ada”. Una per ogni provincia, incaricate di pianificare, coordinare e controllare la filiera dei rifiuti. La riduzione degli enti “è un bene”, ma nella transizione rischiano “un migliaio di lavoratori”. Lo spiega a FocuSicilia Alfonso Buscemi, da luglio segretario generale della Cgil Agrigento, che nel suo precedente incarico in FpCgil Sicilia ha seguito da vicino l’iter del Piano rifiuti.
La transizione verso le Ata
“Al netto di un piano complessivo che può dare risposte positive – afferma Buscemi – abbiamo delle riserve rispetto all’impostazione della società pubblica perché mette a serio rischio il posto di lavoro di un migliaio di lavoratori”. Passare a un numero molto più ridotto di enti porta con sé una riorganizzazione complessiva e un periodo “fase di transizione” le cui dinamiche sono definite nella proposta di legge. La continuità del servizio e del lavoro deve essere assicurata dai commissari incaricati di liquidare gli ex Ato, “avvalendosi della struttura organizzativa e del personale dipendente disponibile”. Il Piano promette di assicurare “la salvaguardia occupazionale del personale”. La proposta istituisce anche un “bacino dei lavoratori del settore rifiuti”. Cioè una sorta di serbatoio di personale cui si dovrebbe attingere in via prioritaria, anche se i meccanismi sono ancora da definire. Se ci dovessero essere posti vacanti, sarebbe previsto anche un concorso.
Da privato a pubblico
Il nodo, secondo Buscemi, non sta tanto nel percorso di transizione, quanto nello status scelto per le nuove Autorità di governo d’ambito. Saranno infatti enti pubblici. La scelta, spiega l’Assessore Alberto Pierobon nella presentazione del Piano, deriva dalla volontà di “superare la patologica frammentazione della gestione e delle criticità dovute allo status giuridico di tipo privatistico dei precedenti modelli organizzativi”. Le Srr istituite con la legge regionale 9/2010 sono infatti soggetti privati. E proprio qui potrebbe esserci l’intoppo: “Le Ata sono società pubbliche – spiega Buscemi, che aveva proposto altre soluzioni – e il passaggio dalle Srr potrebbe essere sottoposto a pubbliche selezioni. La competenza del personale, che lavora nel settore anche da vent’anni, non è in discussione. Ma in caso di bando pubblico con determinati requisiti, ci sarebbe il rischio di essere sostituiti. Non ce lo possiamo permettere – prosegue Buscemi – prima di tutto perché non sarebbe onesto, e poi perché l’investimento nella professionalità, pagato per anni dai cittadini in bolletta, sarebbe vanificato”.
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Meno enti, meno poltrone
Il segretario generale della Cgil Agrigento sottolinea anche gli aspetti positivi della proposta: “Che si riduca il numero delle società è un bene. Anche il Piano firmato dal governo Capodicasa, recependo le indicazioni europee, ne aveva indicate nove. Poi la presidenza Cuffaro, in barba alle direttive Ue e al buonsenso, ce ne ha consegnate 27. Una moltiplicazione che, secondo Buscemi, ha poco a che fare con l’efficienza e molto con le poltrone: “Ognuna delle 27 società poteva nominare fino a sette membri nel consiglio di amministrazione. Guarda caso, quasi tutte lo hanno fatto. Facendo due conti, vuol dire 189 stipendi da pagare. Siamo arrivati al disastro perché le risorse coprivano i costi della gestione politica, che si spartiva anche gli incarichi di pseudo-tecnici e pseudo-esperi. Il sistema dopo pochi anni è saltato”.
“Fiducia in Pierobon, non nel governo”
Il ritorno all’impostazione pre-Cuffaro è quindi “positivo, purché funzioni”. I dubbi del sindacalista sono legati all’esperienza: “La riforma degli Ato, che risale al 2010, è ancora inattuata”. Buscemi sottolinea la sua fiducia nei confronti dell’assessore Pierobon, con il quale, ai tempi della FpCgil, “c’è stata un rapporto di collaborazione”. “Nonostante le riserve espresse – aggiunge – lo apprezzo nel suo approccio al sindacato”. Il credito non si estende però all’intera giunta: “Ho fiducia nell’assessore, ma non posso dire lo stesso del governo regionale. Sono due cose diverse. Pierobon ci crede, il governo porta invece con sé altre dinamiche, altre esigenze di consenso politico e soffre le pressioni interna alla maggioranza”.