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Più occupati, meno inflazione. Ma la crescita è zero. Gli ultimi dati Istat

Il terzo trimestre del 2023 ha visto un aumento degli occupati, e a settembre si registra per la prima volta da oltre un anno un lieve calo dell'inflazione su base mensile. Ma l'economia non cresce

Più occupati, 80 mila in tre mesi, e inflazione che rallenta la sua corsa dopo oltre un anno. Due dati positivi per l’economia italiana, che però si scontrano con i dati del Prodotto interno lordo (Pil) che vede nel terzo trimestre 2023 una stagnazione. Secondo gli ultimi dati riportati da Istat nel terzo trimestre del 2023 il Pil “espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia rimasto stazionario sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al terzo trimestre del 2022”. In breve: la crescita è zero.

Il Pil resta uguale a quello di giugno, quando era in calo

Secondo quanto riportato dall’Istituto di statistica, si tratta di un apparente miglioramento rispetto al secondo trimestre, quando il Pil era in calo. Il dato da sottolineare è a livello tendenziale: è la prima volta dal periodo caldo del Covid che l’economia non cresce, precisamente da dieci trimestri. La crescita acquisita del Pil si stabilizza perciò allo 0,7 per cento, valore uguale a quello fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno. “Il risultato – spiega Istat – è la sintesi, dal lato della produzione, di un calo del valore aggiunto dell’agricoltura, di una crescita dell’industria e di una sostanziale stabilità del settore dei servizi. Dal lato della domanda, si registra un contributo negativo della domanda al lordo delle scorte e un contributo positivo della domanda estera netta”.

Mezzo milione di lavoratori in più su settembre 2022

Accanto alla stagnazione del Pil, vi è però una crescita del mercato del lavoro. Confrontando il terzo trimestre 2023 con il secondo, si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,3 per cento, per un totale di 80 mila occupati in più, che arrivano a 512 mila se confrontati con il settembre del 2022. A settembre aumentano occupati e disoccupati, ma diminuiscono gli inattivi. L’aumento dell’occupazione è di 42 mila unità, più 0,2 per cento. Secondo Istat è “sintesi della crescita osservata tra gli uomini, i dipendenti permanenti, gli autonomi, gli under 35 e tra chi ha almeno 50 anni, da un lato, e del calo registrato tra le donne, i dipendenti a termine e tra i 35-49enni, dall’altro”. Il tasso di occupazione italiano sale infine al 61,7 per per cento (più 0,1 punti).
In crescita (più 1,9 per cento) è anche il numero di persone in cerca di lavoro, 35mila in più rispetto ad agosto. Una crescita che coinvolge in primo luogo le donne e riguarda tutte le classi d’età. Un aumento che porta in alto di 0,1 punto anche il tasso di disoccupazione totale che arriva al 7,4 per cento. Il tasso di disoccupazione giovanile scende invece al 21,9 per cento, una variazione di 0,1 punti.
Se aumentano occupati e disoccupati, cala quindi il numero di inattivi. Tra i 15 e i 64 anni la variazione trimestrale è del meno 0,7 per cento, pari a 92mila unità. Il tasso di inattività scende così al 33,2 per cento (meno 0,2 punti).

A ottobre indice NIC dei prezzi in lieve calo su settembre

Buone notizie vengono anche sul fronte dell’inflazione. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,1 per cento confrontando ottobre con settembre. Ma non significa che i prezzi scendono: questi sono in aumento dell’1,8 per cento su base annua, dato che non si registrava da luglio 2021 (quando era a più 1,9 per cento). Si tratta quindi di un dato positivo, anche confrontando la variazione sul mese precedente (più 5,3 per cento a settembre). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta da più 4,6 a più 4,2 per cento), così come quella al netto dei soli beni energetici (da più 4,8 per cento registrato a settembre a più 4,2 per cento). Istat commenta così i dati: “La drastica discesa del tasso di inflazione si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto. Un contributo al ridimensionamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale scende al più 6,5 per cento, esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del ‘carrello della spesa’ (più 6,3 per cento)”.

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Leandro Perrotta
Leandro Perrotta
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

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