Il governo Meloni vuole definanziare oltre 1,5 miliardi di euro del Pnrr affidati alle città siciliane. Il 36,5 per cento degli oltre quattro miliardi assegnati all’Isola nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, secondo le elaborazioni del portale Openopolis su dati del Governo e dell’Anci, Associazione nazionale comuni italiani. In termini assoluti, a perdere di più è Catania, dove sono stati definanziati 369,23 milioni su un miliardo e 50 milioni inizialmente previsti. In termini percentuali, invece, è Agrigento a pagare il prezzo più alto. La provincia dell’entroterra deve rinunciare a 143,18 milioni su 249,09 inizialmente assennati, il 57,5 per cento del totale. Quanto alle altre province, tutte devono dire addio a una fetta consistente dei fondi, in una forbice tra il 29 e il 47,5 per cento. Tagli consistenti, su cui l’ultima parola spetta all’Europa. “La proposta di revisione del Pnrr presentata dal governo è ancora sub iudice e deve essere validata dalla istituzioni europee prima di poter essere considerata definitiva”, sottolinea infatti Openopolis.
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Il dettaglio dei tagli per provincia
I tagli, come spiegato da FocuSicilia, colpiscono diversi ambiti, dall’efficienza energetica alla rigenerazione urbana, dal dissesto idrogeologico ai Piani urbani integrati (Pui). Nel dettaglio è la provincia di Palermo a perdere meno in termini percentuali. Il capoluogo deve rinunciare a 354,08 milioni su un miliardo e 205 milioni inizialmente previsti, il 29,4 per cento del totale. Seguono le province di Trapani, con 77,57 milioni definanziati su 249,42 totali (31,1 per cento), Catania con 369,23 milioni su 1050,89 (35,1 per cento), Messina con 273,88 milioni su 763,58 (35,9 per cento), Ragusa con 80,22 milioni su 191,91 (41,8 per cento), Siracusa con 91,9 milioni su 204,73 (44,9 per cento), Caltanissetta con 61,97 milioni su 134,3 (46,1 per cento) ed Enna con 37,86 milioni tagliati su 79,62 (47,5 per cento). Il definanziamento maggiore, come detto, è quello di Agrigento. La provincia che ospita la città appena proclamata Capitale della Cultura 2025 deve rinunciare a 143,18 milioni su 249,09, il 57,5 per cento del totale dei fondi inizialmente attribuiti dal Pnrr.
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La situazione nel resto d'Italia
I tagli, naturalmente, non riguardano soltanto la Sicilia. "Complessivamente ai comuni e alle città metropolitane sono stati assegnati oltre 36 miliardi di euro", si legge sul portale Openolis. Gli stanziamenti maggiori riguardano le principali città italiane. "Il territorio dove sono stati assegnati più fondi è quello di Roma (2,3 miliardi). Seguono Napoli (1,8 miliardi) e Milano (1,4 miliardi)". In valori assoluti, si legge ancora sul portale, "il territorio maggiormente penalizzato da questa decisione del governo è quello di Napoli (824,8 milioni), seguito da quello di Roma (718,3 milioni) e Torino (493,6 milioni)". I numeri cambiano guardando al dato percentuale. "Se consideriamo la percentuale di fondi 'persi' rispetto a quanto inizialmente previsto, possiamo osservare che il danno più significativo lo fa registrare la provincia di Pistoia (meno 67,7 per cento). Seguono le province di Biella (meno 66,7 per cento) e Alessandria (meno 65,1 per cento)".
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Le rassicurazioni del ministro Fitto
Nel complesso, scrivono gli esperti di Openopolis, "ammontano a 13,5 miliardi gli importi legati a progetti inizialmente finanziati con i fondi del Pnrr e che adesso dovranno essere ricollocati sotto altre voci di spesa". E ciò soltanto per la fetta destinata agli enti locali, chiamati a gestire la maggior parte dei fondi. Complessivamente, i tagli raggiungono la cifra di 16 miliardi, che secondo il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto non andranno persi ma semplicemente "dirottati" su progetti più facilmente raggiungibili entro la scadenza del 30 giugno 2026 prevista dal Piano. Presentando la bozza di revisione del Pnrr alla stampa, Fitto ha garantito che nemmeno un euro andrà perduto. "Il Governo attiva le misure necessarie per riprogrammare le risorse a favore di interventi coerenti e realizzabili nei tempi previsti e, contemporaneamente, assicura il completo finanziamento degli interventi stralciati”. A patto che Bruxelles sia d'accordo.