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Prezzi pazzi: l’inflazione a luglio rallenta, ma non gli aumenti dei beni

L'ultimo aggiornamento dell''l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) diffuso ieri da Istat segna il miglior risultato degli ultimi anni, con appena lo 0,1 per cento di aumenti. La percezione dei consumatori è però ben diversa, con i carburanti in aumento. E le città siciliane restano in testa tra quelle con i maggiori rincari

L’inflazione a luglio 2023 è aumentata. L’ultimo aggiornamento dell’l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) diffuso ieri da Istat parla di un aumento di appena lo 0,1 per cento su giugno. Eppure, nella percezione dei consumatori, le cose non stanno così. Secondo un recente studio di Demoskopika l’aumento dei soli costi legati al turismo, ovvero trasporti, alloggi, ristorazione e servizi culturali, è pari all’8,9 per cento su base nazionale, e all‘8,8 per cento in Sicilia. Colpa dei costi degli aerei soprattutto, in crescita di oltre il 21 per cento, ma non solo. Secondo quanto rilevato dall’associazione Altroconsumo tra il primo giugno e il 26 luglio 2023, in autostrada, il prezzo medio giornaliero della benzina ha subito un incremento del 2,8 per cento, mentre il gasolio è cresciuto del 2,5 per cento. Al quadro si aggiunge l’analisi Fragitalia realizzato dall’Area studi di Legacoop: gli italiani a causa dei rincari hanno ridotto shopping, consumi energetici e attività di svago.

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I prezzi calano su base mensile

Per Istat secondo i dati provvisori relativi a luglio, il seppur lieve aumento congiunturale (ovvero rispetto al mese precedente) dello 0,1 per cento del tasso di inflazione si deve principalmente all’aumento dei prezzi degli Alimentari lavorati (più 0,9 per cento), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi ai trasporti (più 0,4 per cento entrambi), dei Beni non durevoli e dei Servizi vari (più 0,3 per cento entrambi). Tali effetti sono stati in parte compensati dal calo dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (meno 1,5 per cento) sia non regolamentati (meno 1,3 per cento), degli Alimentari non lavorati (meno 0,8 per cento) e dei Tabacchi (meno 0,6 per cento).

Ma continuano gli aumenti dei beni su base annuale

Le cose sono però ben diverse se viste su base tendenziale, ovvero confrontando i prezzi sullo stesso mese di luglio del 2022. Rallentano, in confronto a un anno fa, i Servizi relativi ai trasporti (scesa da più 4,7 per cento a più 2,4), dei Beni energetici non regolamentati (da più 8,4 per cento a più 7) e, in misura minore, degli Alimentari lavorati (da più 11,5 per cento a più 10,9 per cento), degli Altri beni (da più 4,8 per cento a più 4,6 per cento), dei Sevizi vari (da più 2,9 per cento a più 2,7 per cento) e dei Tabacchi (da più 2,5 per cento a più 1,9 per cento). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da più 9,4 a più 10,4 per cento) e dei Servizi relativi all’abitazione (da più 3,5 a più 3,6 per cento). Da questo Istat informa infine come l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta quindi ancora (da più 5,6 per cento a più 5,2 per cento), così come quella al netto dei soli beni energetici (da più 5,8 per cento, registrato a giugno, a più 5,6 per cento).

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Ancora aumenti record a Palermo, Messina e Catania

Per il mese di giugno, Istat ha fornito i dati territoriali definitivi. Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Genova (più 8,5 per cento), Firenze (più 7,6 per cento), Perugia e Palermo (più 7,2 per cento per entrambe), seguita da Messina al 7. Catania, che nello scorso anno è stata a lungo la città con più alta inflazione d’Italia, si ferma al settimo posto con un più 6,7 per cento. Le variazioni tendenziali più contenute si registrano invece a Catanzaro (più 4,7 per cento) e a Potenza (più 3,8 per cento). A livello regionale la Sicilia ferma l’indice NIC per giugno al più 6,8 per cento, in settima posizione, con la Liguria come regione con gli aumenti più consistenti, pari al più 8,2 per cento.

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Prezzi dei carburanti, l’analisi di Altroconsumo

Da inizio luglio e fino al 26 luglio, Altroconsumo ha calcolato un aumento del 2,8 per cento per la benzina, mentre il gasolio è cresciuto del 2,5 per cento. E l’aumento si è fatto invece più marcato dalla seconda metà di luglio. L’associazione consumatori fa due esempi. Per la benzina, e sulla rete stradale ordinaria prende come riferimento la Lombardia. dove all’inizio di giugno il valore medio per il prezzo al litro della benzina era di 1,812 euro, contro gli 1,885 del 26 luglio 2023Oltre 7 centesimi al litro in più in poche settimane, ovvero un incremento percentuale del 4 per cento. Il quadro peggiora se si prendono in considerazione le autostrade: il prezzo medio della benzina al primo giugno scorso era pari a 1,9 euro per litro (in relazione alla modalità “self”), mentre a distanza di circa due mesi il dato medio del 26 luglio 2023 risulta pari a 1,954 euro per litro, con un incremento del 2,8 per cento. Anche il prezzo del gasolio risulta in crescita. Nel Lazio, per esempio, all’inizio di giugno il valore medio per il gasolio era pari a 1,65 euro per litro, mentre a fine luglio il prezzo medio era pari a 1,726 euro per litro, con una crescita del 4,6 per cento. Per quanto riguarda la situazione sulle autostrade, il prezzo medio del gasolio in modalità “self” è passato da 1,769 euro per litro del primo giugno scorso a 1,813 euro per litro dello scorso 26 luglio. L’incremento, in questo caso, è del 2,5 per cento circa. Dal primo agosto 2023, intanto, entra in vigore la norma che impone l’obbligo di pubblicazione dei prezzi medi regionali presso gli impianti.

Il rapporto Fragitalia di Legacoop

L’Area studi di Legacoop ha diffuso oggi il suo rapporto sui consumi, denominato Fragitalia. Secondo quanto rilevato, rispetto al settembre 2022 a luglio gli italiani hanno ridotto si consumi. La rilevazione, svolta dall’istituto Ipsos su un campione di 800 individui superiori ai 18 anni, nel 52 per cento dei casi donne, evidenzia come gli italiani si sentano costretti a ridurre nel 57 per cento dei casi lo shopping, nel 53 per cento i consumi di energia elettrica, nel 51 per cento le attività culturali e di svago e nel 44 per cento dei casi anche i consumi di gas. L’analisi pone differenze in base al “ceto” degli intervistati, con differenze di soli venti punti in media tra “ceto medio” e “ceto popolare”.

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Leandro Perrotta
Leandro Perrotta
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

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