“Purtroppo avevamo anticipato a tutte le autorità come sarebbe andata a finire con i trasporti nelle isole minori”. Sono parole amare quelle di Riccardo Gullo, sindaco di sei delle sette isole dell’arcipelago delle Eolie a poche ore dalla decisione della Caronte&Tourist, comunicata all’assessorato regionale Trasporti, di sospendere le corse in convenzione regionale dei traghetti per le isole minori a causa del perdurante e lungo braccio di ferro giudiziario tra la procura e la compagnia. “Alla luce degli ultimi fatti – aggiunge Gullo – ci stiamo coordinando con gli altri sindaci delle isole coinvolte per capire come agire. La situazione in cui ci siamo venuti a trovare è incredibile e conferma che questa vicenda giudiziaria si sta ripercuotendo sulle popolazioni locali con disservizi, aumenti dei prezzi e difficoltà anche di approvvigionamento“.
La convenienza alla base della scelta
Il sindaco spiega che il nodo sta nella convenienza. Da una parte “la Caronte sostiene che non intende sottoscrivere alcun nuovo contratto con la Regione perché poi la Procura sequestra una parte dei fondi previsti. Inoltre sostiene che perdurare col regime di libero mercato a loro non conviene più vista la riduzione delle presenze turistiche negli arcipelaghi siciliani. Dall’altro lato la Regione sostiene che tutte le procedure sono state effettuate per il rinnovo del servizio. A questo punto – spiega al nostro giornale il sindaco – l’unica cosa che si può aggiungere è che nelle isole minori siamo nel caos più totale, senza nessuno pronto a trovare una soluzione. Soltanto alle Eolie da un giorno all’altro ci siamo ritrovati con due corse di traghetti in meno. Per questo ci auguriamo che adesso si faccia sentire lo Stato perché questa vicenda così non può andare avanti”.
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“Un grave errore assegnare tutto ai privati”
Gullo poi ritorna a ribadire che secondo lui c’è un peccato originale in questa vicenda: l’affidamento da parte della Regione del servizio trasporti con le isole minori interamente in mano ai privati. “Io l’ho più volte ribadito che questa decisione prima o poi avrebbe comportato grandi problemi e così è stato”. Gullo ricorda anche che in precedenza i collegamenti con le isole minori erano gestiti in Italia direttamente da quattro società partecipate, ma sotto il controllo dello Stato. Poi è arrivata la privatizzazione “che in Sicilia è stata un caso a parte. Quindi il fenomeno dell’eccezionalità noi lo abbiamo sempre vissuto perché mentre nelle altre 3 regioni italiane su 4 le compagnie Toremar, Saremar, Taremar sono state assorbite dalle regioni di appartenenza, in Sicilia si è operato, invece, al contrario, affidando il servizio ai privati”, afferma ancora il sindaco Gullo.
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La voce di Caronte&Tourist
La doccia fredda sui trasporti nelle isole minori era nell’aria ed è arrivata con un comunicato a tarda sera emesso dalla compagnia privata. “Dobbiamo purtroppo rappresentare l’impossibilità di assumere nuovi impegni contrattuali a fronte delle modalità di attuazione – da parte del Pm e della GdF delegata – del sequestro preventivo disposto a nostro carico con decreto del 23 maggio scorso emesso dal Gip del Tribunale di Messina”. Nella comunicazione la compagnia ripercorre le tappe di una vicenda che trae origine dal sequestro, avvenuto lo scorso giugno, di beni immobili, navi, crediti e partecipazioni per una cifra totale di quasi 29 milioni di euro con contestuale fermo di tre navi, scrive la compagnia “ sia pur munite di tutte le certificazioni di legge – adibite ai servizi regionali”.
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Le tappe della vicenda
“Va ricordato – prosegue la nota della Caronte – che a ciò era seguita la risoluzione anticipata per “impossibilità sopravvenuta” dei contratti con la Regione per le linee da e verso le Eolie, le Egadi e Ustica, assicurandosi tuttavia una prosecuzione del servizio con altre navi fino al 30 settembre, in regime di libero mercato, ossia senza percepire alcun contributo pubblico. Ciò, per non creare ulteriori disagi alle comunità isolane e nel contempo per consentire alla Regione di avviare le procedure necessarie affinché il trasporto verso le isole minori potesse essere regolarizzato. Cosa che la Regione ha prontamente posto in essere, indicendo le relative gare d’appalto e inviando le richieste di manifestazione d’interesse che però – per quanto se ne sa – non hanno avuto seguito. A impedire alla società l’assunzione di nuovi impegni con l’Ente Regionale – in una situazione comunque delicata e complessa – è stata un’ulteriore iniziativa – sempre della GdF d’intesa con il PM responsabile dell’esecuzione della misura – che ha visto sequestrare un’ulteriore somma in denaro di 2,8 milioni di euro che la Regione si accingeva a pagare all’azienda messinese per i servizi resi nel secondo trimestre del 2023 per i lotti relativi a Pantelleria e alle Pelagie (non interessate dal procedimento penale), al contempo liberando l’equivalente valore di una delle navi sequestrate (il cui utilizzo è rimasto comunque inibito)”.
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Istanze di dissequestro respinte
Nella lettera all’assessorato, la società ricorda come con istanza del 3 ottobre, aveva chiesto all’Autorità Giudiziaria che “le operazioni di sequestro venissero immediatamente e definitivamente chiuse, rappresentando l’assoluta illegittimità di questo modus operandi”. Ma aveva anche rappresentato che “la pendenza sine die del sequestro impedisce la necessaria prevedibilità e programmabilità dell’attività d’impresa”. “L’istanza è stata respinta dal Gip il 9 ottobre scorso e ciò ha determinato – scrivono ancora gli amministratori di Caronte – una situazione di “incertezza circa gli sviluppi del sequestro” che impedisce “di svolgere il doveroso monitoraggio sull’andamento economico-finanziario dell’impresa e adottare le decisioni gestionali” imposte dalla normativa e dal dovere di diligenza e prudenza. Infatti, a prescindere dalla illegittimità del sequestro e delle sue modalità di esecuzione – illegittimità che la società sta censurando in ogni competente sede giudiziaria – resta il fatto obiettivo che il proposito (formalizzato nel suindicato ultimo provvedimento del GIP) di sottoporre a sequestro tutte le somme che la società dovesse introitare fino al raggiungimento dell’importo indicato nel decreto di sequestro, comporta l’inevitabile conseguenza che essa dovrebbe svolgere la propria attività, sopportandone i costi (ingentissimi), ma senza potere contare sui ricavi (che sarebbero oggetto di sequestro): cosa che – ovviamente – non solo è inesigibile e impraticabile, ma anche non consentita dalla legge”.
Pronti a rivedere la decisione
Quindi la compagnia si dice pronta a rivedere la sua decisione qualora dalla procura messinese arrivi un segnale. E scrive: “Da qui, dunque, la comunicazione dell’impossibilità allo stato attuale (fatto salvo ovviamente ogni provvedimento di annullamento, revoca o modifica del sequestro, sempre auspicato) di assumere nuovi impegni contrattuali, perché, rebus sic stantibus, deve prevedersi che – per i motivi suesposti – essi non potrebbero essere adempiuti. Ma anche perché permane l’indisponibilità delle navi Helga, Ulisse e Bridge, ancora sottoposte a sequestro impeditivo nonostante la regolarità delle certificazioni possedute, senza le quali sarebbe difficilmente attuabile la totalità dei servizi richiesti”.