Resto (o torno) al Sud. Le richieste di agevolazioni per chi voglia aprire una nuova attività imprenditoriale nelle regioni meridionali si sono impennate a dicembre, soprattutto in Sicilia. Merito dei ritocchi all’incentivo, inizialmente riservato a chi avesse meno di 36 anni e adesso ampliato agli under 46. Invitalia, l’agenzia pubblica che gestisce Resto al Sud, definisce infatti “molto significativo” l’apporto dei beneficiari meno giovani.
La spinta degli over 36
Resto al Sud è un incentivo che sostiene la nascita di nuove attività imprenditoriali nelle otto regioni del Mezzogiorno e nelle aree del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e 2017. Combina contributi a fondo perduto con un finanziamento di banche o altri enti accreditati. Le nuove regole, che alzano i limiti d’età, dopo una lunga attesa sono entrate in vigore l’8 dicembre scorso. E la risposta, almeno per quanto fanno intuire i dati di Invitalia, è stata immediata. Dal 9 dicembre (cioè dal primo giorno in cui le nuove regole sono state operative) al 10 gennaio, i progetti presentati sono stati circa 800. Solo a dicembre sono stati 716. Un numero che quasi raddoppia la media degli 11 mesi precedenti, pari a 383 domande. La spinta della nuova platea sembra quindi corposa, anche se non è da escludere che una parte dell’accelerazione sia dovuta, più in generale, all’attesa: chi intendeva accedere a Resto al Sud (anche sotto i 35 anni) potrebbe aver temporeggiato fino all’entrata in vigore delle nuove norme. Cresce anche l’investimento medio, passato da 67 mila a 70 mila euro. È un altro effetto dovuto agli over 36. I loro progetti hanno infatti un valore medio più alto, di 72 mila euro.
In Sicilia crescita record a dicembre
Ma da dove arriva l’incremento di dicembre? La maggior parte delle domande (ben 370 su 716) è campana. La Sicilia è seconda, con 117. Ma è l’isola a evidenziare il balzo più lungo rispetto alla media di gennaio-novembre: +125 per cento. Cioè richieste più che raddoppiate rispetto alle 52 dei primi 11 mesi dell’anno. Ampliando l’orizzonte a tutte le regioni coinvolte, dal momento in cui è entrato in vigore, Resto al Sud ha ricevuto oltre 10.700 domande presentate. Più di una su due ha riguardato progetti turistici e culturali. A distanza, ci sono le attività “artigianali/manifatturiere” (19 per cento) e i “servizi alla persona (15 per cento). Sono stati 4.200 i progetti approvati, per 284 milioni di investimenti, 134 milioni di agevolazioni e oltre 16 mila nuovi occupati.
Leggi anche – Graziano: “Rimanete in Sicilia, così è nata la mia FUD”
Domande e progetti per provincia
I progetti siciliani che hanno già ricevuto il via libera sono in tutto 607. Hanno mosso 32 milioni di investimenti e stimolato un’occupazione (stimata) di 2300 persone. Guardando alle singole province siciliane, quasi un terzo degli investimenti (oltre 12 milioni di euro) si concentra a Palermo, grazie a 182 domande. Seguono Catania (con poco più di 7 milioni e 113 richieste) e Messina (6,6 milioni e 101 domande).
Un incentivo non sfruttato appieno (per ora)
Per capire l’entità delle domande e dei capitali siciliani, è necessario un confronto con altre regioni. Da questa prospettiva, sembra che Resto al Sud possa avere ancora ampi margini. I numeri della Sicilia sono infatti paragonabili a quelli della Calabria (molto meno popolosa) e lontanissimi dalla Campania, che (pur avendo una popolazione di poco superiore) vanta quasi il quadruplo delle richieste approvate, degli investimenti attivati e degli occupati potenziali. L’accelerazione di dicembre, con il contributo degli over 36, potrebbe essere un primo passo per ridurre le distanze.