Temporali o cielo sereno poco importa, macinano centinaia di chilometri durante il giorno, hanno poche tutele e sono pagati pochi euro. È la condizione in cui vivono i rider di Sicilia, e non solo. Lo scorso 12 giugno, i Paesi europei hanno annunciato di essere pronti a negoziare con il Parlamento europeo un progetto di legge per rafforzare i diritti dei lavoratori delle piattaforme di delivery. Il loro futuro è incerto. Ma qualcosa si sta muovendo. Nei mesi scorsi il tribunale del capoluogo siciliano ha emesso una sentenza storica: “Le piattaforme devono spiegare il sistema di consegne”. Un passaggio di svolta. Nel frattempo, da un paio di settimane i lavoratori Glovo di Palermo sono in stato di agitazione. Secondo quanto riportato dalla Nidil Cgil: “Una serie di problematiche stanno aggravando la condizione dei rider palermitani, minando sempre più uno degli aspetti più importanti dell’essere un lavoratore: la propria dignità”. Ci si chiede, a questo punto: in Italia quale sarà il futuro dei rider?
Conti in tasca
Circa 10-15 euro di carburante al giorno, per un totale di 200-300 euro al mese, più 250-300 euro di manutenzione del ciclomotore e il resto…mancia. Sì, è una manciata di euro lo stipendio che finisce ogni mese nelle tasche dei riders. Ne abbiamo sentito alcuni palermitani ma essere rider in Sicilia non è molto diverso dall’esserlo in altre zone d’Italia. Alle spese fisse si devono aggiungere gli orari di lavoro lunghi. “In media 12 ore al giorno, ma capita spesso che ho bisogno di fare dell’extra, tra le 15 e le 16 ore. In pratica, salgo sullo scooter la mattina alle otto e scendo all’una di notte. No stop”, racconta Gaetano Russo, in arte “Gianni il corriere”. Il giovane è un rider da tre anni, sposato, due figli e una grande passione: il cabaret. A chi gli chiede se si sente o meno un lavoratore, risponde: “Non mi sento affatto un lavoratore, mi sento uno schiavo del sistema”.
Essere rider a Palermo
Essere un rider nel capoluogo siciliano significa anche “sfrecciare” per le strade sfossate e piene di buche. “L’anno scorso, a causa di un allagamento e alla scarsa visibilità, sono finito dritto in una “piscina”, era una valanga di acqua – ricorda Gaetano Russo – facendomi del male e causando danni al mio mezzo di trasporto. È stato un grosso problema perché ho riparato tutto con i miei soldi”. In un solo anno ha percorso 50mila chilometri. Per una corretta manutenzione, porta il ciclomotore dal meccanico in media tre volte al mese. “C’è da fare il cambio d’olio, filtro aria, filtro olio, rulli, pastiglie dei freni e molto altro. Ogni volta spendo dalle 70 alle 120 euro”. Come detto, un altro fattore che incide sullo stipendio dei raider, in Sicilia come altrove, è il costo della benzina. “Le aziende dovrebbero tutelarci, dando un sostegno economico. In questi giorni il prezzo del carburante è di 2,09 euro. Questi soldi li piange la mia tasca”. E, come se non bastasse, devono fare i conti anche con il cittadino palermitano: “Sono un aspirante comico, a volte qualcuno mi riconosce ed è un’allegria. Qualche altro, invece, è ineducato e molto scontroso con noi. Si pretende, con insistenza, che dobbiamo salire il cibo, per esempio, al quinto piano a piedi. Non siamo obbligati, da contratto non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo lasciare i mezzi incustoditi per salire il cibo al piano”.
Stato di agitazione dei rider Glovo in Sicilia
Nel frattempo, da un paio di settimane è aperto lo stato di agitazione dei lavoratori Glovo di Palermo. La comunicazione è arrivata dal sindacato Nidil Cgil Palermo alla Foodinho srl, titolare del marchio Glovo, nelle sue sedi di Monza e di Palermo. Si è deciso di aprire lo stato di agitazione nel corso di un’assemblea che si è svolta al centro Epyc, dove lo scorso 18 settembre è stata inaugurata la casa dei riders intitolata ad Antonio Prisco. Nidil Cgil Palermo ha chiesto più volte un incontro con l’azienda senza ottenere risposta. “La situazione dei rider della piattaforma Glovo che insistono sul territorio palermitano, va peggiorando di giorno in giorno”, hanno dichiarato il segretario generale Nidil Cgil Palermo Francesco Brugnone e Fabio Pace, segretario Nidil Cgil con delega al comparto Rider. Il perdurare delle condizioni lavorative e retributive, la divisione della città in zone, zona a e zona b, Glovo che decide chi e come far lavorare. Tutte problematiche che stanno aggravando la condizione dei rider palermitani e di Sicilia, in genrale, che stanno sempre più minando uno degli aspetti più importanti dell’essere un lavoratore: la propria dignità. Per tutti questi motivi all’assemblea si è deciso di proclamare lo stato di agitazione, perché riteniamo che la situazione non sia più sostenibile”.
Lo stipendio non basta
“Faccio il rider da due anni”, racconta Giovanni Saitta che già in passato ha avuto difficoltà a trovare un lavoro: “non era abbastanza dignitoso, la maggior parte erano in nero o non si era abbastanza tutelati”. Il giovane, che si annovera tra i rider di Sicilia, è anche un professore precario di musica. Potrebbe suonare al teatro “Massimo” o al “Politeama Garibaldi” di Palermo. “Però, bisogna superare le audizioni. A volte può andare bene, a volte no”, risponde con la tristezza di chi ha un sogno nel cassetto, ma è costretto a fare altro per arrivare a fine mese. Lo stipendio di insegnante rappresenta il salvagente per poter affrontare le spese in caso di danni alla moto usata per le consegne. “A volte è capitato che si è rotta la moto perché è un po’ vecchiotta, ma non ho i soldi per comprarla. Di conseguenza, i servizi non vengono pagati. “Nei mesi scorsi ho dovuto riparare il mezzo, spendendo per un solo pezzo circa 500 euro – sottolinea il rider -. L’azienda vuole lo scontrino o un timbro del meccanico di fiducia. Come riesci a riparare la moto se non arriva uno stipendio adeguato? Sei costretto a prendere i soldi da un’altra fonte. Fortunatamente c’è la scuola. Se fosse solo per l’azienda, non sarei tutelato, neanche in caso di furto”. Anche lui, come le decine di rider palermitani deve fare i conti con le strade piene di buche. “Spesso buchiamo le ruote. A Palermo ce ne sono tante. Anche in questo caso l’azienda non ci aiuta”.
Nuova sentenza del Tribunale di Palermo sui riders
Nei mesi scorsi la Cgil ha vinto a Palermo un ricorso contro Glovo per il rifiuto della società di comunicare all’organizzazione sindacale informazioni sul funzionamento della sua attività attraverso l’algoritmo. Con un’innovativa decisione il giudice Paola Marino della sezione lavoro del Tribunale di Palermo, ha costretto la multinazionale del food delivery a spiegare il sistema di assegnazione delle consegne dei riders. Glovo è stata costretta a svelare la logica e i meccanismi di selezione con i quali opera Jarvis, l’algoritmo che distribuisce le consegne nella rete dei rider della piattaforma. Grazie alla vittoria delle sigle sindacali Nidil, Filcams e Filt della Cgil, i rider hanno oggi diritto a conoscere i criteri che determinano il conferimento degli ordini, la disconnessione e la perdita delle possibilità di lavoro. La sentenza consolida un precedente pronunciamento, sempre del Tribunale di Palermo, nei confronti di Uber Eats, integrandolo. Il Tribunale del lavoro di Palermo dà inoltre oramai per scontato che i rapporti fra i rider e la società vanno qualificati se non proprio come rapporto di lavoro subordinato almeno come rapporto di collaborazione. Una sentenza che vale per tutti i rider, in Sicilia o meno.