Si chiama “Resto al Sud”, ma non ha solo l’obiettivo di far rimanere i giovani imprenditori. Mira anche a quelli di ritorno. Il programma che incentiva i giovani ad avviare attività nel Mezzogiorno sta registrando grande interesse, anche grazie all’estensione del limite d’età a 45 anni. Dietro i numeri delle richieste in aumento, ci sono le storie di chi ha deciso di restare in Sicilia, come i fondatori di Ci.Ma.Lab, o di tornare (da molto lontano), come l’ideatore di Agricolab. Le due imprese si sono raccontate nell’incontro “Accendiamo le idee. Strumenti ed incentivi per i nuovi progetti d’impresa”, svoltosi nella sede di Confindustria Catania.
“Resto al Sud come filosofia”
Ci.Ma.Lab. è un laboratorio di analisi enologiche che effettua, su campioni di vino e mosto, gli esami necessari per monitorare ogni fase della produzione. L’idea nasce dall’intuizione di due giovani enologi di Randazzo, Salvatore Maria Mangano e Luigi Ciranni, i quali, colmando la mancanza di un simile laboratorio nella Sicilia orientale, hanno deciso di mettere in piedi il loro progetto. Durante la ricerca dei finanziamenti per avviare la società, i due enologi si sono imbattuti in “Resto al Sud”. “Avevamo tante proposte prima di fondare la nostra impresa, anche dall’estero, ma abbiamo deciso di rimanere qui perché ‘Resto al sud’ è anche la nostra filosofia”, spiega Mangano. Con i fondi ottenuti sono stati acquistati macchinari per rendere rapide e precise le analisi. Dopo aver stretto delle convenzioni con due aziende del settore, Pololab e Bioenologia 2.0, nei progetti futuri c’è la volontà di allargare il portafoglio clienti, attingendo dalle oltre cento cantine del territorio etneo. “Arrivano campioni anche da Ragusa, Siracusa, Messina, altre parti d’Italia e anche da privati”, sottolinea Mangano. Ma non solo vino. Potrebbe esserci un’espansione anche verso le analisi dell’olio.
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Torno al Sud, da Singapore
Quella di Giuseppe Rizzo, fondatore di Agricolab, è una storia che parte da molto lontano. Precisamente da Singapore, dove ha vissuto e lavorato insieme alla moglie per circa sette anni. Nonostante gli affari andassero a gonfie vele, Rizzo aveva voglia di farcela anche nel luogo dove era nato. E così ha deciso di tornare a Catania e fondare Agricolab è una sorta di ristorante-laboratori, che punta a valorizzare le aziende locali, mescolando “l’agricultura siciliana” con “tecniche e sapori anche dall’oriente”. Oggi, anche grazie ai fondi di “Resto al Sud”, Agricolab ha cinque dipendenti e ha chiuso il 2019 con circa 200 mila euro di fatturato. È in cantiere un laboratorio di produzione e confezionamento di prodotti da forno e una maggiore apertura al delivery, “per rispondere a una domanda crescente sulla sicurezza di mangiare all’interno delle proprie abitazioni”. Tornare dall’Asia in Sicilia: un azzardo, quello di Rizzo, che vuole essere d’ispirazione anche per altri giovani imprenditori: “Oggi fare impresa deve essere una missione. Non rischiare, in questa terra, è più pericoloso che farlo”.