Misure di sistema, organizzative, di prevenzione e protezione ma anche igienico-sanitarie. Le distingue così l’Inail le linee guida definite insieme all’Istituto superiore di sanità per la riapertura in sicurezza delle attività di parrucchieri, barbieri ed estetisti. Misure che Monya Caiolo, dell’esecutivo della Filcams-Cgil, definisce “restrittive, ma fondamentali per la sicurezza di tutti”. Anche in Sicilia ci si è organizzati con direttive simili in accordo tra sindacati e associazioni di categoria. La ripartenza è fissata per il prossimo lunedì 18 maggio, in anticipo rispetto agli annunci iniziali. Molti sono già pronti e stanno anche prendendo le prime prenotazioni. Nessuno avrebbe manifestato la necessità di chiudere, almeno al momento, ma Caiolo sottolinea che non è detto che ritroveremo gli stessi dipendenti di prima, “molti lavoravano in nero”.
Si lavora solo su prenotazione
La parola alla base delle indicazioni Inail è organizzazione per un settore considerato “con un livello di rischio integrato medio-alto, con indice di aggregazione medio-basso”. Un rischio legato alla tipologia stessa del lavoro, che prevede un basso distanziamento dal cliente, soprattutto per gli estetisti. Ecco perché bisognerà organizzarsi solo su prenotazione e con un cliente per ogni operatore. Gli spazi dovranno essere ben areati e tutti dovranno usare le mascherine. Gli addetti anche le visiere. Gli estetisti che lavorano con il vapore, inoltre, dovranno usare mascherine con filtro. Inail comunque invita ad usare mezzi alternativi per evitare la vaporizzazione. Ogni oggetto utilizzato, dalle spazzole ai teli per asciugare i capelli dopo lo shampoo, dovrà essere lavato e disinfettato: si raccomanda l’uso di teli monouso. No a saune, idromassaggio e bagno turco.
Meno clienti
“Le misure di sicurezza sono fondamentali e vanno rispettate per evitare di vanificare i sacrifici che abbiamo fatto nei due mesi di lockdown”, dice Monya Caiolo. La rappresentante della Federazione italiana lavoratori commercio, turismo e servizi le considera restrittive rispetto a prima della diffusione del Covid-19, in particolare per l’obbligo della prenotazione. Adesso ci saranno tempi tecnici d’attesa “morti”, che prima venivano utilizzati per lavorare su più clienti insieme. Pensiamo alla posa per il colore. Tempi che si allungano anche per disinfettare la postazione con una inevitabile diminuzione dei clienti giornalieri. Il protocollo Inail è comunque condiviso dai sindacati e in Sicilia ne hanno presentato uno simile all’assessorato competente. “L’ha presentato l’ente bilaterale, ma noi come sindacati di categoria lo abbiamo siglato”.
Rischio disoccupazione da lavoro nero
Secondo la sindacalista, almeno per il momento, nessuno dei parrucchieri o degli estetisti siciliani avrebbe pensato di chiudere la propria attività, al contrario di qualche ristoratore. Anzi, avrebbero tutti voglia di ripartire, anche se aspettano di vedere cosa succederà dopo il 18. Non tutti i lavoratori prima impiegati, però, potranno farlo. La causa è la mancanza di regolarizzazione “purtroppo molto diffusa in questo settore”. Tanti dipendenti avrebbero lavorato in nero dunque, e adesso non possono tornare all’opera. “Vedremo quanti verranno richiamati”. Per loro non c’è uno stipendio sicuro all’orizzonte, ma non c’è neanche la possibilità di godere delle misure governative di sostegno al reddito o agli ammortizzatori sociali.
Repressione ed emersione
“Un problema enorme per la Sicilia purtroppo diffuso anche nei settori del commercio e del turismo”. Ecco perché secondo Monya Caiolo questo periodo così particolare deve essere trasformato nell’opportunità di cambiare le cose. “Si dovrebbe ragionare con la Regione per creare un lavoro sostenibile in Sicilia e non intendo solo attenzione all’ambiente, ma anche a un lavoro di qualità e regolare”. Le leggi e le agevolazioni ci sarebbero pure, ma ciò di cui soffre di più l’isola “è un problema culturale”. Caiolo chiarisce che “molto spesso” l’imprenditore siciliano “non capisce l’importanza di avere dei lavoratori contrattualizzati e con un giusto reddito”. “Spesso tutto questo passa in secondo piano, rispetto al guadagno dell’imprenditore. Ma il guadagno dipende proprio dall’attività del dipendente”. Due le strategie da attuare per Monya Caiolo: le sanzioni e l’emersione del nero.