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Riserve naturali, l’esempio dell’Ateneo di Catania: pochi fondi, grandi risultati

Ottanta riserve naturali, sette aree marine protette, 245 siti "Natura 2000". Le aree protette occupano il 14% del territorio siciliano. La gestione passa da una moltitudine di enti diversi ed esigue dotazioni finanziarie. Nonostante questo l'Università di Catania, che gestisce tramite l'Area della Terza Missione un totale di sette riserve, riesce a coniugare ricerca, didattica e tutela: nella calda estate 2023 "nessun incendio doloso"

Ottanta riserve naturali che coprono una superficie di oltre 3.600 chilometri quadrati. Parliamo del 14 per cento dell’intero territorio siciliano (che si estende per 25.700 km²), un’estensione superiore a quella di un’intera Regione, seppur la più piccola, la Valle D’Aosta. A queste si aggiungono sette aree marine protette, ma anche 245 siti “Rete Natura 2000, aree ricadenti nello strumento europeo per il mantenimento della biodiversità. Un territorio vastissimo che significa difficoltà per la tutela ambientale e soprattutto per la gestione, affidata a una moltitudine di soggetti, pubblici o privati. Con la Sicilia che è anche l’unica Regione nella quale sette di queste riserve naturali sono gestite da un’Università pubblica, quella di Catania.
Una gestione, quella dell’Ateneo etneo, testimoniata da un primato: nella devastante estate 2023 siciliana sono state risparmiate dagli incendi dolosi. Con poche decine di migliaia di euro di contributi regionali, l’Ateneo garantisce inoltre ricerca, didattica, e visite scolastiche nelle Riserve naturali integrate (RNI) Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi ad Aci Castello (CT), Complesso Immacolatelle e Micio Conti a San Gregorio di Catania (CT), Grotta Monello a Siracusa, Grotta Palombara di Melilli (SR) e il Complesso Speleologico Villasmundo-S. Alfio (ancora a Melilli), a cui si aggiungono le due Riserve naturali orientate (RNO) di Vallone di Piano della Corte ad Agira (EN) e di Isola Bella, a Taormina (ME).

La “Terza Missione” di UniCT e le Isole Ciclopi

Ad oggi l’Università di Catania è l’unico ateneo in Italia a gestire, dal 1998, aree naturalistiche protette. Lo fa tramite l’Ufficio per la gestione delle riserve naturali dell’Area della Terza Missione. “Terza” in quanto affianca le due principali attività dell’Università, didattica e ricerca, e avendo come scopi quello di “trasferire la conoscenza alla società civile“.
La struttura, diretta da Rosanna Branciforte, ha spiegato a FocuSicilia le peculiarità delle riserve. Partiamo dall’Area Marina Protetta Isole Ciclopi, di competenza del Ministero della Transizione Ecologica, che è affidata in gestione al Consorzio Isole dei Ciclopi costituito tra Università di Catania e il comune di Acicastello. La RNI Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi è, delle sette riserve, “l’unica di proprietà dell’Università degli Studi di Catania, donata dal Marchese Luigi Gravina che, con atto notarile del 19 dicembre del 1896, concesse a titolo gratuito alla Regia Università di Catani ‘…il diritto d’uso sopra l’isola e i sette scogli adiacenti per studi scientifici e sperimentali'”, spiegano dall’Area della Terza Missione. 

Isola Bella e Grotta Monello

Le altre riserve insistono su aree la cui proprietà non è dell’Università di Catania. “In molti casi – proseguono dall’Ateneo – i terreni sono di privati, in altri sono demaniali, mentre, come nel caso della RNI Grotta Monello o della RNO Isola Bella, ci sono porzioni di proprietà di Enti Pubblici. La Grotta Monello è del Libero Consorzio comunale di Siracusa, l’Isola Bella è dell’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana della Regione Siciliana. Nell’ambito di un progetto PO-FESR nel 2017, l’Ente gestore, per conto della Regione Siciliana, ha acquisito, ristrutturato e allestito il Centro visite della RNI Grotta Monello che al suo interno ospita il Museo del Carsismo ibleo, appartenente al SiMuA (Sistema Museale d’Ateneo). Dal 2018 all’Università degli Studi di Catania sono stati affidati in gestione anche quattro Geositi coincidenti con le grotte delle riserve integrali”.

L’importanza della didattica: il progetto “ScuolAmbiente”

Gli ingressi all’interno delle Riserve Naturali gestite dall’Ateneo di Catania “sono liberi, gratuiti e limitati alle zone B di riserva“, fanno sapere dall’Area della Terza Missione. Attraverso il progetto formativo “ScuolAmbiente“, promuove la divulgazione delle conoscenze scientifiche e del patrimonio naturalistico attraverso le visite scolastiche presso le Aree Protette gestite dall’Ateneo con “una ricca programmazione di percorsi didattici”, per istituti scolastici di ogni ordine e grado. L’affluenza è di “circa due mila studenti, ogni anno, che fruiscono delle visite guidate e dei progetti di educazione ambientale”. Nell’ultimo periodo sono stati sviluppati in particolare alcuni progetti, come “Biodiversità il mondo a colori” e “Costruiamo un vocabolario green: sostenibile, compatibile, inclusivo, sano…” in linea con gli obiettivi fondamentali dell’Agenda 2030 dell’Onu. In particolare, questi due progetti, realizzati in partenariato con l’Istituto Comprensivo Fontanarossa (da pochi mesi intitolato a Rita Atria, testimone di giustizia uccisa dalla Mafia) di Catania e con il Circolo didattico “Madre Teresa di Calcutta” di Tremestieri Etneo, “sono stati finanziati nell’ambito del bando regionale della circolare n. 23 del 8 novembre 2021“.

Il punto di forza: i laboratori a cielo aperto

Ogni anno inoltre nell’ambito delle attività di educazione ambientale “l’Ente Gestore aderisce alla “Green Week”, progetto promosso dall’Unione Europea per sensibilizzare le comunità sui temi ambientali, partecipa alla Settimana Europea dei Parchi e organizza molteplici iniziative nelle giornate internazionali dedicate ai temi naturalistici e ambientale”. La fruizione si accompagna a quello che dall’Ente Gestore definiscono “un punto di forza” ovvero “la possibilità di disporre di laboratori a cielo aperto per attività didattiche e ricerca. I docenti, ricercatori e tirocinanti del nostro Ateneo sono costantemente impegnati in attività di monitoraggio e ricerca anche alla gestione ecosostenibile delle singole aree protette. L’Ente Gestore, forte delle competenze acquisite nel campo della gestione delle aree protette ha redatto numerosi Piani di Gestione di Siti Natura 2000 e nel 2020 è stato tra i primi Enti Gestori a redigere i Piani di Gestione dei quattro Geositi affidati dalla Regione Siciliana“.

La dotazione finanziaria: poco oltre i 140 mila euro l’anno

Una mole di lavoro a cui corrisponde, però, una dotazione finanziaria piuttosto esigua. Da Decreto di affidamento (risalente al 1998), l’Ateneo riceve dalla Regione siciliana 89.543 euro e 51.645 euro “rispettivamente per il personale e per la gestione di ogni singola riserva. Tuttavia – precisano dall’Area della Terza Missione -, in questi 25 anni la dotazione economica non è mai stata rivalutata“. La Riserva Naturale “Complesso Immacolatelle e Micio Conti” è invece priva di copertura economica, mentre la Riserva Naturale Orientata “Isola Bella” riceve la dotazione economica per il solo personale. “Nell’ ultimo decennio – specificano dall’Area della Terza Missione – non sempre viene garantita, dal bilancio regionale, la piena copertura di queste voci di spesa, tuttavia l’Ateneo partecipa con personale e risorse aggiuntive per garantire le buone pratiche di gestione delle riserve”.

Zero incendi. Ma servono più fondi per più sorveglianza

E le criticità? Secondo l’Ente Gestore “risultano inadeguate le risorse alle attività di sorveglianza“. A tal fine sono state “avviate le procedure per la stipula di convenzioni e accordi con Associazioni presenti sul territorio per potenziare i servizi di sorveglianza. Le nostre riserve, grazie all’impegno profuso dal personale, sono state risparmiate dal passaggio del fuoco, nonostante molte aree protette in Sicilia siano state falcidiate da incendi dolosi. L’Ente Gestore esercita il controllo costante delle aree protette e zone limitrofe sollecitando continuamente, spesso invano, gli Enti preposti alla rimozione delle microdiscariche e al controllo dei rifiuti per individuare i responsabili. A tal fine, sarebbe opportuno, per scongiurare la pratica dell’abbandono indifferenziato, installare sistemi di videosorveglianza lungo la viabilità esistente”.
Problematiche che negli ormai 25 anni di gestione sono state affrontate con successo, anche grazie alle intese “con Associazioni ed Enti di Ricerca che insistono nei territori delle Riserve, con l’obiettivo comune della tutela e salvaguardia del patrimonio naturalistico”. In passato inoltre diversi Enti locali hanno stipulato accordi di programma finalizzati alla gestione condivisa di centri di educazione ambientale. “Nell’ultimo periodo la Regione Siciliana ha deciso di condividere e mettere in rete le buone pratiche di gestione di ogni singola Riserva anche attraverso l’istituzione dell’ORBS (Osservatorio Regionale della Biodiversità) punto di partenza per una gestione omogenea del territorio nel rispetto delle singole peculiarità”.

Cosa fa l’Area della Terza Missione

L’Area della Terza Missione dell’Università di Catania non è solo preposta alla gestione delle riserve naturali. Tra le tante attività vi sono quelle “di career service, di promozione dell’imprenditorialità, di gestione dei musei, di tutela delle invenzioni e dei brevetti, di promozione e monitoraggio degli spin off e delle start up, di gestione del conto terzi, di scouting e partecipazione a bandi competitivi in materia di terza missione, di sostenibilità, di formazione continua e permanente, di engagement, di accordi con enti pubblici e privati, nazionali e internazionali, di partenariati, di reti, di contratti immobiliari, di gestione di enti partecipati dall’Ateneo e di gestione degli eventi presso le strutture dell’Ateneo”. E naturalmente “di gestione di riserve naturali“, attività “ereditata” nel 2021 dal Centro Universitario per la tutela e la gestione degli ambienti naturali e degli agro-ecosistemi (Cutgana), trasformato con Decreto del Direttore Generale n.3371 del 2021 in “Centro studi”. All’interno dell’Area della Terza Missione è stato quindi istituito l’Ufficio per la gestione delle riserve naturali, “nel quale sono confluite le linee di attività relative alla gestione delle riserve naturali affidate dalla convenzione con la Regione Siciliana e il relativo personale del Cutgana dedicato a tali attività”.

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Leandro Perrotta e Sara Obici
Leandro Perrotta e Sara Obici
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

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