Sicilia e cibo, un amore antichissimo che si consolida nel tempo. Dallo street-food ai ristoranti stellati, sembra esserci spazio per tutti. Una recente ricerca Doxa per Deliveroo ha incoronato l’isola regina del cibo di strada (seconda solo alla Campania per specialità culinarie in negozietti, chioschi, bancarelle e mezzi mobili) e i numeri sulle imprese della ristorazione sono ancor più rilevanti. Negli ultimi otto anni, infatti, il numero delle aziende iscritte alla Camera di Commercio è raddoppiato. Gli ultimi dati presentati da UnionCamere e InfoCamere contano 8.489 imprese registrate a maggio 2019, circa 3.000 in più rispetto all’anno di riferimento di partenza, il 2011. Una crescita costante (del 6,3 per cento annuo) che ha reso l’isola protagonista di un vero e proprio boom della ristorazione. Analizzando i dati sulla diffusione provinciale nei primi cinque posti della classifica nazionale troviamo quattro siciliane: Siracusa (dove è stata registrata una crescita del 72 per cento), Catania (+67 per cento), Palermo (+63 per cento) e Trapani (+57 per cento).
Un’isola di giovani chef e imprenditori del gusto
Ma c’è di più. In Sicilia, infatti, più che nel resto d’Italia, a guidare il boom della ristorazione sembrano essere principalmente i giovani. Circa il 17 per cento delle imprese, infatti, è guidata da under 35 (la media italiana è del 12 per cento). Oltre alle migliaia di giovani che ogni anno lasciano la propria terra per cercare fortuna altrove, insomma, ce ne sono altri che scelgono di investire nell’isola. E lo fanno ottenendo importanti risultati e grandi soddisfazioni.
A Catania la più “giovane” stella Michelin
Ne è un esempio lo chef Alessandro Ingiulla, 26 anni, il più giovane d’Italia ad aver ricevuto una Stella Michelin. È alle pendici dell’Etna che ha aperto il suo Sàpìo. “Per raggiungere un traguardo così importante – ci ha raccontato Ingiulla – bisogna essere costanti ogni giorno nel proprio lavoro. La ricetta vincente è la ricerca di materie prime di qualità, da utilizzare nella giusta maniera, non maltrattandole. Fare ristorazione in Sicilia è stimolante, perché è un territorio meraviglioso che ti offre molto dal punto di vista della materia prima. Qualcuno ha detto che è un ‘Micro Continente nel Continente’. Nelle mie ricette mi piace utilizzare gli ingredienti del mio territorio esaltandoli con le tecniche apprese nelle mie esperienze internazionali e contaminandoli con ingredienti di altri territori, dando dar vita a preparazioni uniche per gusto e per intensità. Io – ha aggiunto -, sono di Santa Maria di Licodia un paesino della provincia di Catania che si trova nel versante sud-occidentale dell’Etna. Catania è sempre stata la nostra città di riferimento. Con la mia compagna Roberta, con cui condivido il progetto Sàpìo, abbiamo sempre pensato che Catania potesse accogliere un nuovo tipo di ristorazione e, anche se in molti non avevano fiducia in ciò che stavamo facendo, siamo riusciti a portare avanti il nostro progetto. Importante anche il sostegno avuto dai alcuni colleghi che prima di noi avevano vissuto l’esperienza del ritorno in Sicilia”.
Un fenomeno in crescita da oriente a occidente

Dall’altra parte della Sicilia il giovane Nicola Bandi, chef dell’Osteria Il Moro di Trapani, è considerato uno dei cuochi più promettenti del momento. La sua cucina stellata, seppur con tanta fatica, si afferma sempre più nell’isola. “Fare ristorazione in Sicilia – ci ha raccontato – è molto divertente, ma nello stesso tempo complicato. Divertente perché è bello far viaggiare i propri ospiti attraverso i piatti, far conoscere la nostra terra attraverso i sapori, raccontare loro la storia di ogni singolo ingrediente. È un po’ come prenderli per mano e accompagnarli in questo viaggio fatto di storia, tradizioni e sapori. Complicato invece – ha spiegato – perché non tutti ancora oggi sono educati a questo tipo di ristorazione e molti puntano sulla quantità invece che sulla qualità. Questo fa sì che la nostra proposta sia più difficile da vendere. Credo, comunque, che insistendo con i propri ideali si può arrivare a trasmettere il messaggio che si desidera: qualità e rispetto delle materie prime del territorio. Sono innamorato follemente della mia terra e del mio lavoro, è una cosa che viene da dentro – ha aggiunto -. Metto amore in ciò che faccio giornalmente, cerco di migliorare imparando dagli errori che faccio e vado avanti. Credo in questo territorio che ha delle potenzialità pazzesche. Ai ragazzi che vogliono intraprendere questo percorso, – ha consigliato – dico di rimanere sempre se stessi, di non avere fretta perché in questo cammino le difficoltà sono dietro l’angolo. Bisogna aver tenacia e determinazione, ma sopratutto amore per questa terra, invece di mollare tutto al primo ostacolo e andar via. La Sicilia ha bisogno di noi, ha bisogno di essere raccontata e valorizzata, perché abbiamo un tesoro che il mondo ci invidia”.