Dodicimila e 473 euro. Questo è l’importo pro-capite medio dei salari italiani, ma in Sicilia per i lavoratori di Agrigento ed Enna non si arriva nemmeno alla metà. E il tutto nonostante l’importo in busta paga sia cresciuto nel 2021 rispetto al periodo precedente alla pandemia, il 2019, rispettivamente di 372 e 447 euro in un anno nelle due province. Il calcolo viene dal Centro Studi delle Camere di Commercio Giuglielmo Tagliacarne, che nei giorni scorsi ha pubblicato le elaborazioni provinciali sulle voci che compongono il reddito disponibile a prezzi correnti.
A Ragusa la media più alta. Calo record a Messina
Nel triennio 2019-2021 i redditi medi pro-capite provenienti da lavoro dipendente sono cresciuti in Italia del 2,5 per cento. Una crescita che si è registrata anche in Sicilia, ma con molte differenze tra le varie province. Agrigento, ultima in classifica per redditi nell’Isola e terzultima in Italia con 5.337 euro pro-capite, è la seconda provincia siciliana con il maggior incremento, il 7,5 per cento, mentre la prima è Enna, che cresce del 8,8 per cento arrivando a 5.558 euro e precedenti di appena una posizione Agrigento tra le peggiori a livello nazionale. Crescita consistente, il 5,8 per cento, anche per Ragusa dove lo stipendio medio pro-capite arriva a quota 10.268 euro (più 566 euro sul 2019), il dato più alto dell’Isola. Caltanissetta nel 2021 arriva a 7.491,41 (più 4,40 per cento sul 2019), Siracusa cresce invece del 2,2 per cento arrivando a 9.243 euro (197 euro in più). Lieve crescita anche per Trapani (6.362 euro, più 0,7 per cento), e per Palermo (7.378 euro, più 0,6 per cento). Tra il 2019 e il 2021 la media pro-capite dei salari scende invece del 1,6 per cento a Catania (da 8.223 euro del 2019 a 8.088 del 2021), e a Messina del 2,2 (7.117,01 euro medi, 157 meno del 2019).
Province | Reddito da lavoro dipendente 2019 | Reddito da lavoro dipendente 2020 | Reddito da lavoro dipendente 2021 | Incidenza lavoro dipendente sul totale reddito disponibile 2021 | Differenza percentuale 2019 vs 2021 | Differenza in euro 2019 vs 2021 |
Agrigento | € 4.965,17 | € 4.929,17 | € 5.337,89 | 42,20% | 7,50% | € 372,72 |
Caltanissetta | € 7.174,46 | € 6.964,88 | € 7.491,41 | 54,80% | 4,40% | € 316,95 |
Catania | € 8.223,33 | € 7.613,29 | € 8.087,86 | 54,50% | -1,60% | -€ 135,47 |
Enna | € 5.109,87 | € 5.214,08 | € 5.557,75 | 44,70% | 8,80% | € 447,88 |
Messina | € 7.274,15 | € 6.643,33 | € 7.117,01 | 45,60% | -2,20% | -€ 157,14 |
Palermo | € 7.333,03 | € 6.887,40 | € 7.378,06 | 49,10% | 0,60% | € 45,03 |
Ragusa | € 9.703,24 | € 9.699,46 | € 10.268,88 | 61,80% | 5,80% | € 565,64 |
Siracusa | € 9.045,75 | € 8.624,80 | € 9.243,22 | 59,70% | 2,20% | € 197,47 |
Trapani | € 6.320,06 | € 5.962,62 | € 6.361,74 | 44,90% | 0,70% | € 41,68 |
Una lettura differente del divario Nord-Sud
I dati, a una prima lettura, sembrano confermare il classico divario Nord-Sud, con Milano prima in classifica per reddito medio con 30.464 euro. Sono due volte e mezzo il pro-capite nazionale, e a grande distanza al secondo posto c’è Bolzano, a quota 18.942 euro. Dal lato opposto, alle posizioni 105 e 104 tra i 107 capoluoghi di provincia, ci sono come detto due città siciliane, Agrigento (5.337 euro pro capite nel 2021) ed Enna (5.558 euro), con Trapani poco sopra, in posizione 94 a quota 6.362 euro. Eppure, come sottolineato dal Centro Studi Tagliacarne, “tra le ultime in classifica troviamo anche 10 province del Centro-Nord”. Le ultime due posizioni sono di Rieti, ultima a quota 3.317 euro, mentre Viterbo è penultima a quota 4.062. In posizione numero 103, poco meglio di Enna, c’è anche Pavia (5.673,98 euro). Secondo Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, “l’analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud”. Dicotomia invece presente nei numeri sul Prodotto interno lordo, dove “le ultime trenta posizioni sono occupate da città del Mezzogiorno”. E dove le siciliane che restano sotto la soglia dei 20 mila euro a fronte di una media nazionale di oltre 33 mila.
Quanto pesa il reddito dei dipendenti sul totale
La presenza di città del Centro-Nord tra quelle a basso reddito pro-capite, nonostante i dati sul Pil dicano altro, si spiegano secondo lo studio in modo piuttosto semplice: a pesare sull’importo pro-capite delle retribuzioni non è solo la posizione geografica, ma “l’incidenza percentuale del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile”. Ovvero: fatto cento il reddito complessivo dell’area, si divide per la popolazione attiva il totale del solo reddito da lavoro subordinato. E in buon esempio sono proprio le province agli estremi della classifica: a Milano l’incidenza del reddito da lavoro dipendente arriva al 90,7 per cento, mentre a Rieti questa scende al 23,9. Pavia, dove il Pil pro capite è prossimo ai 25 mila euro, ha una incidenza del reddito da lavoro dipendente del 35 per cento. Una percentuale che sale per le città siciliane, confermando l’ipotesi, ma anche una situazione ben più critica in Sicilia rispetto al Lazio o al Veneto. Anche nell’Isola, quindi, al crescere delle medie economiche crescono le percentuali di incidenza: Ragusa, città con il pro-capite più alto, arriva al 61,8 per cento, seguita da Siracusa al 59,7. Caltanissetta, arriva al 54,8 per cento, Catania al 54,5. Le altre province siciliane restano sotto la soglia del 50 per cento: Agrigento è al 42,2 per cento del reddito disponibile che viene da lavoro dipendente, Enna è al 44,7, Trapani al 44,8 per cento, Messina al 45,6 per cento e Palermo al 49,1. Soglie ben lontane dal 63 per cento della media italiana, ma che potrebbero anche essere lette al contrario, scrive il Centro Tagliacarne: “Se stilassimo una classifica del reddito disponibile al netto del reddito da lavoro dipendente, il capoluogo lombardo precipiterebbe all’ultimo posto in classifica con appena 3.131 euro a testa”.