Oltre un milione di euro di incassi, per la sola categoria dei ristoratori. È questo, secondo le stime di Confcommercio, il volume d’affari generato dalla festa di Sant’Agata. Quantificare l’indotto complessivo è difficile, ma il valore economico delle celebrazioni e di tutto ciò che sta attorno è certamente molto consistente. Malgrado i mancati incassi, di fronte alla prospettiva di un incremento dei contagi, i ristoratori invocano la linea dura. L’associazione, nei giorni scorsi, ha manifestato per la riapertura a febbraio. Per i giorni della festa, invece, chiede un lockdown totale. “Non vogliamo che soli tre giorni compromettano la successiva riapertura”, spiega Dario Pistorio, presidente di Fipe Confcommercio Sicilia. Il Comune di Catania, al momento, non ha valutato la proposta. Tuttavia il sindaco Salvo Pogliese ha assicurato che “i controlli saranno rigorosi”, perché la battaglia contro la pandemia “non ammette soste o eccezioni”.
Nel 2021 nessun budget dal Comune
La festa di quest’anno, come anticipato da Pogliese in un’intervista al nostro giornale, sarà diversa. I catanesi potranno vivere i momenti liturgici grazie alla diretta streaming, assicura il primo cittadino. Per la processione, l’offerta della cera e gli spettacoli di fuochi artificiali in piazza bisognerà aspettare tempi migliori. Il budget stanziato dal Comune per i festeggiamenti dell’anno scorso è stato di circa 380 mila euro. Risorse recuperate dalla tassa di soggiorno, che nel 2020 – per ovvi motivi – non è stata incassata. Considerato anche il dissesto dell’Ente, recuperare le risorse altrove sarebbe stato difficile. La sospensione della festa, almeno da questo punto di vista, taglia la testa al toro. “Quest’anno il Comune non ha stanziato nessun budget”, conferma l’assessore alle attività produttive Ludovico Balsamo.
“Impossibile” organizzare la fiera
Per Balsamo la scelta della sospensione “era assolutamente obbligata” e qualsiasi concessione avrebbe rischiato “di compromettere la situazione sanitaria nelle prossime settimane”. Impossibile anche organizzare la classica fiera di Sant’Agata, saltata come quella dei Morti dello scorso autunno. A bloccare quest’ultima era stato il Dpcm che proibiva sagre ed eventi. “In ogni caso, la base d’asta era di circa 20 mila euro”, ricorda l’assessore alle Attività produttive. Chiunque avesse vinto avrebbe dovuto rientrare nei costi, “cosa molto difficile con le misure di distanziamento”. Anche per questo motivo, l’organizzazione della fiera di Sant’Agata “sarebbe risultata proibitiva”. La città ha dovuto rinunciare anche a questa tradizione, “con la speranza di svolgerla al meglio l’anno prossimo”.
Ambulanti, quest’anno niente torrone
Per i venditori ambulanti, però, il problema è qui e adesso. “La sospensione della festa è il colpo di grazia per la nostra categoria”, dice Arturo Coglitore, presidente provinciale degli ambulanti di Fiva Confcommercio. A fronte di un’iniziale disponibilità del Comune, le ultime direttive prevedono il divieto di montare le bancarelle. “Non si potrà comprare nemmeno un pezzo di torrone”, dice Coglitore. Per il presidente “la salute viene prima di tutto”, ma sarebbe giusto “che venissero dati dei ristori”. Dall’inizio della pandemia, invece, gli ambulanti hanno ricevuto solo qualche mensilità da 600 euro. E la Regione non ha collaborato, anzi. “Abbiamo problemi con il Durc, necessario per ottenere il suolo pubblico”. Se queste questioni non verranno affrontate, gli ambulanti sono pronti alla protesta. “Andremo sotto la Prefettura e non ci sposteremo più”, annuncia Coglitore.
Albergatori, “impatto sopravvalutato”
Tornando all’impatto economico della Festa, la situazione varia da settore a settore. Per quanto riguarda gli albergatori è difficile fare una stima. Secondo la vicepresidente di Federalberghi Catania, Grazia Romano, il peso economico di Sant’Agata sul settore “è largamente sopravvalutato”. È vero che la città, nei giorni della Festa attrae decine di migliaia di turisti. Tuttavia la percentuale di stranieri “è minore di quanto si possa pensare”. La maggior parte dei “devoti” sono catanesi, o provengono dall’hinterland etneo. Di conseguenza, non hanno bisogno di prenotare le camere. Quelli che lo fanno, in ogni caso, scelgono soprattutto “gli hotel del centro storico, e in generale quelli che si affacciano sul percorso della Santa”.
“Senza clienti da un anno”
Romano fa l’esempio della sua struttura. Un grande albergo nel quartiere Barriera, non proprio in centro. “Noi non registriamo un incremento di turisti nel mese di febbraio”. La categoria è tra quelle che ha subito maggiormente i danni della crisi economica generata dal Covid-19. A differenza di negozi, esercizi commerciali e ristoratori, “che l’estate scorsa hanno potuto riaprire”, gli albergatori “sono rimasti senza clienti per un anno”. Per fare un raffronto, basta guardare i dati degli arrivi di turisti stranieri all’aeroporto di Catania, con un crollo di circa l’80 per cento. “I ristori sono servirti a pagare soltanto qualche utenza”. La sospensione della festa, dunque, “colpisce relativamente gli albergatori”. Il problema del settore è generale, “e temiamo che servirà molto tempo per rialzarsi”.
Esercenti, “non c’è un effetto festa”
Anche per quanto riguarda gli esercenti, la valutazione è tutt’altro che semplice. Per il presidente della confederazione di Catania Salvatore Politino, “è chiaro che i negozi beneficiano di un afflusso maggiore di turisti”, soprattutto quelli che si trovano “nelle zone più centrali”. Allo stesso tempo, non si può parlare di un vero e proprio “effetto festa”. I dati di Confesercenti non registrano un picco nella settimana della festa di Sant’Agata, né tantomeno nel mese di febbraio, caratterizzato anche dal Carnevale. “I devoti non sono particolarmente interessati ai negozi”. Come in ogni Festa patronale, “hanno un grande impatto gli ambulanti”. Venditori di cibo, dolciumi e giocattoli che operano direttamente in strada, e che sono uno degli aspetti caratteristici della Festa.