Quanto vale l’economia della Coca Cola in Sicilia? “Lo 0,05 per cento del Pil”. Ovvero, 48 milioni di euro di risorse distribuite nel territorio. Ad affermarlo il rapporto socio economico annuale della multinazionale in Sicilia, elaborato dalla Bocconi School of Management e presentato nella sede catanese di Sibeg, l’azienda che ormai nell’isola è sinonimo della bevanda più conosciuta al mondo. Un rapporto che sottolinea il possibile impatto sul territorio delle nuove imposte previste dal governo Conte bis in manovra. A cominciare dai posti di lavoro.
Con plastic tax addio a 150 lavoratori
Con l’ipotesi di plastic e sugar tax del governo nazionale, Sibeg rischierebbe “di dover pagare 18 milioni di tasse in più su un fatturato di 115 milioni. Questo significherà aumenti, ma anche possibili licenziamenti: dovremmo salutare 150 lavoratori, diminuire al 50 per cento la forza lavoro”, afferma l’amministratore delegato Luca Busi, che questo pomeriggio incontrerà proprio nella sede dell’azienda imbottigliatrice alla zona industriale di Catania il vice ministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni. “Abbiamo fatto una ipotesi, la peggiore possibile, – afferma il professore Fabrizio Perretti della Bocconi School of management – se chiudesse Coca Cola in Sicilia avremmo un aumento del numero di disoccupati dello 0,3 per cento. E questo fa capire le dimensioni dell’impatto dell’azienda”.
Il rapporto con la Sicilia e l’uso degli agrumi locali
Con le nuove tasse in ballo, quest’anno Coca Cola ha così deciso di presentare alla stampa il rapporto con un titolo esemplificativo “più siciliana di quanto immagini”. Un rapporto in difesa di quella che “è una azienda che ha un impatto di quasi mille occupati, 995 per la precisione, di cui 349 dipendenti e 525 occupati indiretti”. Si tratta dello 0,06 per cento dei lavoratori in Sicilia, sottolinea sempre il rapporto “un numero molto elevato in confronto ai concorrenti e altre aziende in Sicilia” e che, considerando i nuclei familiari, “significa duemila e 400 persone”. Il rapporto si concentra anche sulle partnership locali. In particolare quella con il distretto Agrumi di Sicilia dal quale “vengono il 100 per cento dei fornitori italiani di Fanta originale, mentre per Fanta arancia rossa scegliamo il succo arancia rossa di Sicilia Igp”. “Per noi – afferma Federica Argentati presidente del distretto Agrumi di Sicilia -, la partnership con Coca Cola è parte di quello che consideriamo l’incontro di due multinazionali, come lo è la realtà degli agrumi siciliani piena di eccellenze e in particolare dell’arancia rossa Igp. Il nostro distretto è la più grande filiera agricola in Sicilia e non si può negare che Coca Cola ha avuto un grosso impatto per noi”.
La tassa sulla plastica può distruggere un settore
In attesa dell’arrivo del viceministro nel pomeriggio, dal quale Sibeg aspetta almeno una rimodulazione in senso positivo della plastic tax, il rapporto di Coca Cola sottolinea anche di aver avviato “86 progetti ambientali dal valore di 5 milioni di euro. E l’azienda usa auto elettriche, ben 110, e ha installato 69 centraline di ricarica”. Per Busi tutto questo è la dimostrazione di come “siamo riusciti a trasformare un’impresa multinazionale in un’azienda che è una risorsa locale a chilometro zero. Questa micro tassa, considerata tale almeno, per noi significa un calo del 27 per cento di fatturato. Questo è un balzello solo per far cassa e chiudere i conti di una manovra azzardata: ha l’intento di distruggere un settore”.