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Siccità, 95 milioni di mc in meno nelle dighe siciliane. “Ma non è emergenza”

A maggio 2023 gli invasi dell'Isola contenevano meno acqua rispetto all'anno scorso, ma secondo gli agricoltori "al momento i terreni non hanno bisogno di irrigazione". Un vantaggio che però rischia di essere sperperato. "L'efficienza delle condutture dipende da noi"

Oltre 95 milioni di metri cubi. È la quantità d’acqua che manca dagli invasi in Sicilia rispetto all’anno scorso, quando le scorte avevano superato i 592 milioni di metri cubi. Sono i dati forniti dall’Autorità di bacino regionale, aggiornati al primo maggio scorso. “Quanta acqua viene accumulata negli invasi dipende da madre natura, l’efficienza e la manutenzione delle reti idriche invece dipendono da noi”, spiega a FocuSicilia Rosario Marchese Ragona, presidente regionale di Confagricoltura. Quest’anno le scorte si fermano a 497 milioni di metri cubi, ma al momento non si parla di emergenza. “C’è la possibilità che gli agricoltori abbiano bisogno di meno irrigazione, perché grazie alle ultime piogge i terreni sono già bagnati. Tuttavia non sappiamo cosa avverrà nei prossimi mesi, quindi la prudenza è d’obbligo”, precisa Marchese Ragona. Tra le variabili da valutare, quella delle temperature. Secondo l’ultimo rapporto Onu sul clima (Ipcc), le estati nel Mediterraneo saranno “sempre più lunghe e calde, con valori estremi inediti“, e per la Sicilia ciò potrebbe comportare aumenti di “2.1 gradi centigradi in estate e 1.6/1.7 gradi centigradi nelle altre stagioni”. Di fronte a questo rischio, l’ideale sarebbe avere una gestione idrica efficiente.

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La situazione delle dighe in Sicilia

Nel dettaglio, la quantità d’acqua presente negli invasi siciliani a maggio è cresciuta del tre per cento rispetto al mese precedente. Uno scarto di quasi 13 milioni di litri d’acqua, frutto anche delle forti piogge verificatesi ad aprile in tutta l’Isola, che però non basta per raggiungere i livelli dell’anno precedente. Su ventinove invasi censiti dall’Autorità di bacino, soltanto undici hanno un saldo positivo nel livello d’acqua. Quelli più consistenti riguardano le dighe Ancipa, nell’ennese (più 8,76 milioni di metri cubi), Lentini, nel catanese (più 5,11 mmc), Pozzillo, sempre nel catanese (più 4,95 mmc) e Arancio, nell’agrigentino (più 1,4 mmc). Nel conteggio rientrano anche gli invasi in cui il livello d’acqua è rimasto stabile. Parliamo delle dighe Olivo, nell’ennese, Gorgo Lago, nell’agrigentino, e Rubino, nel trapanese. Ben 18 invasi mostrano un saldo negativo nel livello d’acqua. La perdita più consistente è quella della diga Garcia, nel palermitano, che stiva 4,43 milioni di metri cubi in meno rispetto al mese precedente. Quanto alle altre dighe, i cali d’acqua sono per lo più modesti, e solo Rosamarina, sempre nel palermitano, sfiora una perdita di quasi un milione di metri cubi.

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Il tema della manutenzione

I dati, precisano dalla Regione, sono stati raccolti attraverso “strumenti di misura o da comunicazioni dei gestori”, e sono ancora “in attesa di conferma ufficiale, al lordo dell’interrimento“, cioè del volume degli invasi occupato da scorie e detriti. I numeri, in altre parole, potrebbero essere ancora più bassi di quelli citati. Secondo le stime di Aii, Associazione idrotecnica italiana, il fenomeno dell’interrimento mette a rischio circa il 12 per cento della capacità idrica della Sicilia. Calcolatrice alla mano, circa 134 milioni di litri che potrebbero essere recuperati effettuando la manutenzione. La pulizia delle dighe, in Sicilia come altrove, è prevista dalla legge. Il Decreto legislativo 152/2006, meglio noto come Testo unico dell’ambiente, fa riferimento a “operazioni di svaso, sghiaiamento e sfangamento delle dighe […] sulla base di un progetto di gestione”. Come spiegato dagli esperti si tratta di interventi non semplici, ma una possibilità è offerta dal Pnnr. Anche attraverso quest’ultimo, infatti, sono stati finanziati 30 interventi di pulizia per circa 153 milioni di euro. Per pulire tutte le dighe, tuttavia, servirebbero circa 254 milioni.

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Le misure nazionali e regionali

La manutenzione delle dighe è tra gli obiettivi della Cabina di regia per la crisi idrica, voluta dal governo Meloni. Durante la prima riunione, che si è tenuta lo scorso cinque maggio, “sono stati individuati i primi interventi in cinque regioni – Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio – per un investimento complessivo di 102.030.000 euro messi a disposizione dal Ministero dei Trasporti”. Nessun provvedimento al momento per la Sicilia, che tuttavia, secondo Marchese Ragona, non resta con le mani in mano. “Proprio oggi saranno consegnati i lavori della diga Trinità, nel trapanese, grazie ai quali gli agricoltori della zona potranno ricevere l’acqua necessaria”. Altra nota positiva, dice il presidente regionale di Confagricoltura, “lo stanziamento di 150 milioni per i laghetti artificiali, finanziati attraverso fondi comunitari, che la Regione è riuscita a non perdere”. La noma dei bacini artificiali è stata “copiata” a livello nazionale attraverso il decreto Siccità. “Unica nota negativa, l’eccesso di burocrazia, con diversi livelli che si sovrappongono e non di rado portano gli agricoltori a rinunciare al finanziamento. Su questo fronte, chiediamo alla Regione uno snellimento delle procedure“, conclude Marchese Ragona.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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