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Sicilia a Bruxelles e Roma, sedi “inadeguate” costate milioni

Con due delibere, la Regione ha avviato il ridimensionamento o la vendita. In Belgio ci sono tre dipendenti per 750 metri quadri di uffici. Nella Capitale si sconta ancora un prezzo gonfiato

A Bruxelles c’è una sede della Regione Siciliana talmente grande da poterci giocare a calcetto. Peccato che dentro non ci siano abbastanza persone da organizzare una partitella: sono solo tre. A Roma ce n’è una pagata sei miliardi di lire (con condanna annessa) che trent’anni dopo si scopre essere “inadeguata”. Adesso però la giunta Musumeci taglia: gli immobili saranno affittati o venduti. La loro storia resta però un pastrocchio, fatto di sprechi ed eccessi.

Bruxelles, 750 metri per tre persone

Rue Belliard numero 12, Bruxelles. Dieci minuti a piedi dal Parlamento europeo. Al quarto piano ci sono gli uffici di rappresentanza della Regione Siciliana. Costo di acquisto dell’immobile: 2,7 milioni di euro. Impiegati: tre, che si spartiscono la bellezza di 750 metri quadri. Troppo, anche perché le faraoniche ambizioni di Lombardo prima (è stata la sua giunta a volere l’acquisto dei locali) e Crocetta poi (sua la delibera che moltiplicava a 16 gli addetti di stanza in Belgio) sono ormai un ricordo. Gli uffici di Bruxelles pagano la distanza tra aspettative e realtà. Stando alle competenze definite nel 2011, dovrebbe essere ben altro che semplice rappresentanza. Tra i suoi obiettivi ci sarebbe curare “l’interazione con la Commissione e il Parlamento europei”, i rapporti con “altre Regioni italiane ed europee”, assistere i membri dell’Ars e il presidente quando in visita. Un bel po’ di lavoro, per il quale infatti la Regione aveva inizialmente previsto un organico massimo (tra interni ed esterni) di 24 unità. Lombardo aveva deciso di comprare anziché affittare, pur contenendo l’organico: un atto della sua giunta aveva ridotto il numero massimo di assunti a tre.

La sede della Regione a Bruxelles (Google Street View)

Dal gigantismo verso la vendita

Un paio d’anni dopo l’acquisto del quarto piano di Rue Belliard, il sospetto che l’ambizione fosse stata eccessiva era già fondato. Quell’ufficio, con appena due dipendenti, non poteva assolvere a tutte le funzioni per le quali era stato battezzato. Crocetta, anziché ridimensionare aveva preferito potenziare. Come a dire: la sede non è troppo grande, è che c’è poco personale. Il governatore decide allora di moltiplicarlo, resuscitando i limiti d’organico fissati quando la sede di Bruxelles era stata immaginata: 16 dipendenti della Regione, integrabili con lavoratori esterni. Siamo nel 2013 e tra i più accesi oppositori di quel provvedimento c’era stato l’allora deputato regionale Nello Musumeci. In una serie di emendamenti, aveva stimato in un milione l’anno il costo degli uffici. Aveva chiesto a Crocetta di ridurre i ranghi e affittare parte degli spazi ad altri enti in vista di una vendita. Ed è proprio questo il percorso che sembra concretizzarsi in questi mesi. La giunta, lo scorso giugno, ha prima ridimensionato l’organico a un dirigente e due funzionari. Non certo sufficienti per le competenze definite nel 2011, sicuramente pochi per giustificare 750 metri quadri. Una delibera del 16 gennaio è il passo successivo: “L’attuale sede dell’ufficio di Bruxelles appare poco funzionale alle esigenze dell’amministrazione regionale per la vastità dei locali in rapporto al personale in servizio”. Il provvedimento cambia lo status dell’immobile, rendendolo così disponibile “per una soluzione alternativa quale la messa a reddito o l’eventuale alienazione”. La vendita, quindi, non è ancora l’unica opzione. Ma se l’idea di Musumeci fosse ancora quella di sei anni fa, l’eventuale “messa a reddito” (cioè un affitto degli spazi in eccesso) sarebbe solo una tappa intermedia verso la cessione.

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Il pasticciaccio di via Marghera

Anche nel caso della sede romana, gli atti di Musumeci sono vicini alla sua opposizione del 2014: l’allora deputato definiva Bruxelles e Roma doppioni inutili. Il destino dell’immobile di via Marghera 36, a due passi dalla stazione Termini, pare però più definito (per quanto non di immediata realizzazione): in una seconda delibera del 16 gennaio, la Regione ha dato mandato “alla verifica di una possibile vendita e/o permuta”. A patto di trovare un compratore. Serviranno, in ogni caso, almeno due passi preliminari: la valutazione dell’immobile e la ricerca di un’altra sede. Non si può certo prescindere da un avamposto della capitale. Oggi, stando all’organigramma pubblicato sul sito della Regione, ospita un dirigente e nove funzionari.

Sei miliardi e trent’anni dopo

In caso di vendita, potrebbe chiudersi una vicenda che non è passata solo dalle casse della Regione ma anche dalle aule giudiziarie. Nel 1991, infatti, ai tempi della giunta Nicolosi, l’immobile era stato acquistato per 6 miliardi di lire. Un prezzo gonfiato (più o meno doppio rispetto a quello dovuto), per il quale sono stati condannati l’ex segretario generale di Palazzo d’Orleans Gaetano Di Fresco e l’ex funzionario dell’Ufficio tecnico erariale di Roma Luciano Biagioli. Solo adesso, a quasi trent’anni da quell’acquisto salato, si scopre che – come si legge nella delibera – la sede “non appare funzionale alle esigenze dell’amministrazione”. Nonostante “vari interventi manutentivi e di ristrutturazione per l’abbattimento delle barriere architettoniche e per l’adeguamento normativo e di messa in sicurezza”, l’immobile risulta “inadeguato”. Perché sono emerse “diverse criticità” e perché “è suddiviso su più elevazioni”. Nello stesso provvedimento, la giunta chiede quindi che la prossima sede abbia dei requisiti precisi: “Una planimetria di 5/6 vani più un salone di rappresentanza e l’allocazione su uno stesso piano”. Meglio tardi che mai.

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Paolo Fiore
Paolo Fiore
Leverano, 1985. Leccese in trasferta, senza perdere l'accento: Bologna, Roma, New York, Milano. Ho scritto o scrivo di economia e innovazione per Agi, Skytg24.it, l'Espresso, Startupitalia, Affaritaliani e MilanoFinanza. Aspirante cuoco, sommelier, ciclista, lavoratore vista mare. Redattore itinerante per FocuSicilia.

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