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Sicilia, aree verdi cercasi: dai comuni solo spiccioli

Più della metà dei siciliani si dice soddisfatto della situazione ambientale. Ma il verde urbano resta ristretto e le amministrazioni investono in parchi e giardini pubblici quasi nulla

Più della metà dei siciliani si dice soddisfatto della situazione ambientale in cui vive. Per l’esattezza, stando agli ultimi dati resi noti dall’Istat, a essere “ottimista” è il 63 per cento degli isolani. Anche se inferiore rispetto alla media nazionale (del 70 per cento), si tratta di un ottimismo giustificato? Non sembrerebbe dando un’occhiata alle condizioni ambientali in cui versa la Sicilia, sopratutto sul fronte della dotazione green delle città.

La qualità dell’aria

Qualche preoccupazione, seppur moderata, arriva anche dai dati sulla qualità dell’aria. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, infatti, in Sicilia il 19 per cento delle centraline dei comuni capoluogo di provincia hanno rilevato valori di biossido di azoto presente nell’aria oltre il limite. Il dato è di circa 8 punti percentuale sopra la media italiana. Certo, c’è di peggio. Guardando alla qualità dell’aria complessiva, infatti, le città siciliane, in molti casi, hanno fatto meglio delle “sorelle del Nord”. Per quanto riguarda la presenza di ozono dell’aria, l’ultimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente afferma che, tra le città che non hanno mai oltrepassato il limite giornaliero consentito, tre sono siciliane: Messina, Palermo, Ragusa.

Verde pubblico: questo sconosciuto

Decisamente peggiore, invece, la situazione del verde pubblico. Riguardo la disponibilità di aree verdi, le città siciliane lasciano molto a desiderare. Sempre secondo l’Istat, l’Isola può contare solo su 15,9 metri quadrati di verde urbano per abitante. Meno della metà della media italiana, che si aggira intorno ai 33. Ancor meno confortanti i dati di Openpolis. I capoluoghi siciliani sono tra quelli che presentano meno aree urbane verdi (parchi e giardini). Al penultimo posto della classifica nazionale, troviamo Caltanissetta, con 4,5 metri quadrati di verde urbano per cittadino (peggio in Italia ha fatto solo Crotone con 3,4 metri quadrati per abitante, mentre la più green d’Italia, Matera, ne ha ben 990). Seguono sul triste podio delle peggiori siciliane, Trapani (5,5 metri quadrati di verde pubblico per abitante) e Siracusa (7,5 metri quadrati). Più su in classifica troviamo Enna (7,8), Palermo (10,8), Messina (13,3), Catania (15,9) e Ragusa (23,1). Lo scettro di città siciliana più verde, invece, spetta ad Agrigento, capoluogo in cui i metri quadrati di verde pubblico a disposizione dei cittadini sono 79, risultato di gran lunga migliore rispetto al resto dell’Isola.

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Alle aree verdi solo gli spiccioli

La disastrosa situazione del verde urbano non meraviglia più di tanto se si fanno i conti in tasca ai Comuni siciliani. Quanto hanno speso gli enti locali per tutela, valorizzazione e recupero ambientale? Solo briciole. Nella classifica nazionale delle grandi città (con più di 200 mila abitanti), i tre capoluoghi di provincia siciliani più popolosi sono in fondo per spesa pro capite. All’ultimo posto, secondo i dati di Openbilanci riferiti al 2017, c’è Messina con 5,26 centesimi di spesa pro capite per cittadino. Terzultima Palermo, con una spesa pro capite di 12,79 euro. Un po’ meglio, ma sempre troppo poco, ha fatto Catania: per tutela, valorizzazione e recupero ambientale ha speso 20,51 euro per cittadino. Ma c’è poco da sorridere se si pensa che il capoluogo che in Italia ha fatto meglio, Venezia, ha speso più del doppio: 53 euro pro capite. Va meglio sotto l’aspetto programmatico? Non sembrerebbe. Nessuno dei capoluoghi siciliani, afferma l’Ispra, ha messo in atto il Piano del verde: lo strumento di programmazione urbanistica locale che ha lo scopo di definire una visione strategica delle infrastrutture verdi definendo un progetto di sviluppo organico da mettere in atto nel medio e lungo periodo. Investire più impegno e risorse in verde urbano, soprattutto alla luce della scarsa disponibilità di quest’ultimo, è ormai una necessità imprescindibile alla quale i Comuni siciliani non possono più sottrarsi.

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Eleonora Fichera
Eleonora Fichera
Classe ‘89, trent’anni vissuti ai piedi del Vulcano. Giornalista pubblicista, ho studiato Comunicazione e Sociologia.

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