In dieci anni venticinquemila giovani siciliani sono andati via dall’Isola e dall’Italia. La Sicilia è la seconda regione dello Stivale per numero di emigrati nella fascia 15-34 anni, subito dopo la Lombardia. Il dato viene dal Rapporto annuale sull’economia dell’Immigrazione della Fondazione Leone Moressa, presentato ieri a Roma, che stima come i 247 mila giovani emigrati all’estero nel decennio 2009-2018 valgano una perdita per l’economia italiana di almeno 16 miliardi di euro, l’uno per cento del prodotto interno lordo nazionale. Un decimo del quale, secondo il calcolo del valore aggiunto prodotto dagli occupati in Italia eseguito dal Rapporto, è stato perso in Sicilia, che ha visto emigrare 20 giovani su mille. Tradotto in euro: una perdita di almeno 1,5 miliardi nel prodotto interno lordo dell’Isola.
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Disoccupazione al 27 per cento tra le motivazioni
Secondo la Fondazione Leone Moressa le cause di questo esodo sono “sicuramente le (scarse) opportunità occupazionali che l’Italia offre ai propri giovani”. In Italia il tasso di occupazione più basso d’Europa nella fascia 25-29 anni, ovvero il 55 per cento, contro una media dell’Unione europea che arriva al 75. Il tasso di disoccupazione italiano (19,7 per cento) è il terzo più alto dopo Grecia e Spagna, dieci punti oltre la media europea che si attesta al 9 per cento. Mentre in Sicilia la disoccupazione tocca quota 27 per cento. Nella stessa fascia d’età, anche il tasso di Neet, chi non studia, non lavora e non è attivamente alla ricerca di un impiego, è il più alto d’Europa: 31 per cento, media Ue 17. Inoltre, il livello d’istruzione dei giovani è molto più basso: tra i 25 e i 29 anni solo il 28 per cento è laureato, quasi 12 punti in meno rispetto alla media europea. E in Sicilia la situazione è anche peggiore: seconda provincia a livello nazionale è Agrigento, dove la disoccupazione raggiunge il 28 per cento, con appena il 24 per cento di donne occupate. Qui, infatti, due donne su tre scelgono di non lavorare, il 69 per cento, molto spesso a causa di salari troppo bassi che, in caso di figli a carico, si ridurrebbero drasticamente per sostenere le spese per la cura dei bambini e il lavoro domestico.
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Tanti emigrati, pochi nati: il declino demografico dell’Italia
Nonostante questo in Sicilia, come in tutta Italia, si fanno pochi figli, mediamente 1,3 per donna. Il saldo tra nati e morti è negativo da oltre 25 anni, con un contributo alla popolazione residente dato dall’aumento dell’immigrazione. E se i giovani italiani che restano diminuiscono, aumentano gli anziani: l’Istat prevede che nel 2038 gli over 65 saranno un terzo della popolazione, precisamente il 31 per cento. Ciò “determinerà squilibri economici e finanziari, dato che proporzionalmente diminuiscono i lavoratori e aumentano i pensionati”, si legge nel Rapporto.
Ma l’esodo parte soprattutto dal ricco Nord
Dalla lettura dei dati emerge però un dato inatteso: se la Sicilia con 25 mila giovani emigrati è seconda nei numeri assoluti, in rapporto alla popolazione è solo ottava. Dall’isola sono infatti andati via 27 giovani su mille residenti nella fascia 15-24 anni, mentre in Trentino Alto Adige gli 8.500 emigrati equivalgono al 3 per cento nazionale ma a ben 38 su 1000 giovani residenti nella regione. Precedono la Sicilia anche il Friuli Venezia Giulia, con 28,7 emigrati su mille residenti, il Veneto (24,3 su 1000), la Valle D’Aosta (24 su mille), la Liguria e la Lombardia (entrambe a quota 23,4 su mille), la Sardegna (22 su mille), e il Piemonte (21,9 su mille). Dalla Lombardia, la regione italiana più ricca popolosa, i giovani emigrati sono ben 45 mila, ma il saldo negativo sull’economia è compensato, come nel rapporto sulla nati-mortalità, dalla presenza dei lavoratori stranieri. Un dato valido in tutto il Nord Italia, dove la presenza media dei contribuenti stranieri supera il dieci per cento.