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Sicilia, il Covid non risparmia il vino di qualità, ma i vigneti crescono

Venti milioni di bottiglie in meno nel 2020 per i vini Dop. Soffrono soprattutto i produttori legati a ristoranti e alberghi. I numeri in anteprima su FocuSicilia

La Sicilia del vino soffre ma non crolla. Il 2020 trascorso all’insegna del Covid e dei lockdown si chiude con un calo moderato dell’imbottigliamento e confezionamento di vino Dop e Igp (Doc, Docg, Igt) nell’isola. All’interno del panorama siciliano, sembra soffrire leggermente meno l’Etna Doc, che perde circa il cinque per cento. Per l’intera Sicilia i dati, che FocuSicilia presenta in anteprima, dimostrano una diminuzione intorno all’otto per cento, passando da 230 milioni di bottiglie da 0,75 litri (o confezioni equivalenti) a 210 milioni. Da notare che il valore totale siciliano si riferisce sia a vini Dop (22 Doc e una Docg) sia a vini Igp (sette Igt), che rappresentano ciascuna circa il 50 per cento del totale. Dietro medie, trend e statistiche però si nascondono realtà di vera crisi, soprattutto tra le aziende più legate al canale Horeca (Hotel, Ristoranti, Catering), in grande contrazione in Italia e all’estero a causa delle chiusure dei locali e riduzione dei ricevimenti per le misure anti Covid.

Aumentano i vini Dop

Negli ultimi anni l’istituzione della Doc Sicilia, che da sola rappresenta oltre l’84 per cento di tutto il vino Dop siciliano, ha fatto crescere moltissimo la produzione di vini a denominazione di origine. Molti produttori di vino Igt (a indicazione geografica) sono passati alla Doc per non perdere la possibilità di indicare in etichetta vitigni popolari come il Nero d’Avola e il Grillo. Nel 2019 la produzione di vini Dop ha rappresentato circa il 39 per cento del totale regionale, l’Igp il 34 e il vino comune il restante 27 per cento circa. L’Etna Doc, da anni in crescita ininterrotta per produzione, superficie, aziende ed etichette, rappresenta una nicchia di grande valore e di vini di qualità sempre più apprezzati anche sui mercati internazionali. Sotto il vulcano, nel 2020 le bottiglie passano da 4,3 a 4,1 milioni di bottiglie.

Vigneti in crescita, produzione bassa

La Sicilia nel 2020 contava quasi 98 mila ettari (Dati Irvo, Istituto Regionale del vino e dell’olio, aggiornati al 30 luglio 2020) di superficie coltivata a vite, con una leggera ripresa per il secondo anno consecutivo, rispetto al minimo storico del 2018, quando la superfice vitata era appena sopra i 97 mila ettari. Ancora lontanissima comunque, dall’estensione di vigneti presente 20 anni fa, nel 2000, pari a oltre 136 mila ettari. Da notare che in questi anni, mentre la Sicilia riduceva progressivamente la superficie vitata, il Veneto, principale competitor per estensione, cresceva costantemente dai 73 mila ettari del 2000 fino a raggiungere sostanzialmente la superficie della Sicilia. Nel 2019 la Sicilia era ancora la prima regione vitata d’Italia con pochi ettari di vantaggio sul Veneto. Il confronto sui dati di produzione 2019 tuttavia vede la Sicilia solo al quarto posto in Italia con poco meno di 4 milioni di ettolitri, preceduta dal Veneto, prima regione con quasi 11 milioni di ettolitri, Puglia (poco meno di 9 milioni) ed Emilia Romagna (oltre 7 milioni): fenomeno spiegabile secondo gli esperti con le rese per ettaro previste dai vari disciplinari di produzione, in Sicilia molto più basse rispetto alle regioni più produttive.

Leggi anche – Scontro Primitivo: il vitigno che fa litigare Puglia e Sicilia

Export, Sicilia Cenerentola

Dal punto di vista del valore della produzione i dati perdono attendibilità, anche se certamente danno un’idea della realtà. Una realtà che vede la Sicilia indietro nelle graduatorie. Parlando di esportazione, ad esempio, secondo i dati Irvo-Istat relativi al 2019, la Sicilia è al nono posto in Italia con un valore esportato di poco superiore ai 135 milioni di euro. Al primo posto in classifica c’è il Veneto con oltre due miliardi e 300 milioni, seguita da Piemonte e Toscana con oltre 1 miliardo, e poi ancora Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lombardia, Abruzzo, Puglia. Il dato siciliano è probabilmente sottostimato, in quanto il valore viene attribuito alla regione di spedizione e non di origine del vino, quindi se un produttore siciliano spedisce, per esempio, dal porto di Genova, il valore sarà attribuito alla regione Liguria. Ma visti i numeri e le differenze abissali tra i primi della classe e la Sicilia, di sicuro qui ci sono molte potenzialità inespresse e ancora tanta strada da fare.

Una fotografia d’insieme

Per completare la fotografia d’insieme della viticoltura siciliana, la principale provincia per produzione di vino è quella di Trapani. Da sola rappresenta circa la metà della produzione regionale totale, seguita dalle province di Agrigento e Palermo. Nella graduatoria 2020 seguono Caltanissetta, Siracusa, Messina, Catania, Ragusa e Enna. Il vitigno maggiormente coltivato è il catarratto bianco, sia della tipologia lucido che comune, che copre circa 30 mila ettari. Seguono il Nero d’Avola, con circa 15 mila ettari, il Grillo con circa 8.500 ettari, il Syrah con quasi cinque mila, e a scendere ancora l’Inzolia, il Grecanico, lo Chardonnay. Solo al nono posto, con tre mila ettari di superficie il Nerello Mascalese, vitigno principale della Doc Etna, denominazione che però in tutto copre poco più di mille ettari, seguito da Merlot, Pinot grigio e Zibibbo. Presenti, con superfici sempre decrescenti tanti altri vitigni, autoctoni, italiani e internazionali.

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Turi Caggegi
Turi Caggegi
Giornalista professionista dal 1985, pioniere del web, ha lavorato per grandi testate nazionali, radio, Tv, web, tra cui la Repubblica e Panorama. Nel 1996 ha realizzato da Catania il primo Tg online in Italia (Telecolor). È stato manager in importanti società editoriali e internet in Italia e all’estero. Nel 2013 ha realizzato la prima App sull’Etna per celebrarne l’ingresso nel patrimonio Unesco. Speaker all’Internet Festival di Pisa dal 2015 al 2018, collabora con ViniMilo, Le Guide di Repubblica e FocuSicilia. Etnalover a tempo pieno.

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