Nitrati, pesticidi, “composti alifatici alogenati cancerogeni”, clorobenzeni, composti organici volatili. Sono solo alcune delle sostanze inquinanti che sono state rilevate in quantità significative e fuori norma nelle acque sotterranee, quelle cioè delle falde acquifere, dei pozzi, delle sorgenti, durante i controlli dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Il monitoraggio risale al 2021 e i risultati sono stati pubblicati a dicembre 2022. Poco conta che non siano recentissimi: per la stessa Agenzia “gli impatti causati dall’inquinamento della risorsa possono durare per periodi molto lunghi”, si legge nel rapporto. Il campionamento si basa su 87 stazioni distribuite in tutta la Sicilia. Di queste, 51 (il 59 per cento ) sono risorse idriche sotterranee che si trovano in aree nelle quali viene estratta l’acqua destinata al consumo umano. Il 61 per cento delle stazioni valutate da Arpa (53) è in stato chimico “scarso” ed il 39 per cento (solo 30) in stato chimico buono. Lo stato chimico scarso è dovuto al superamento degli standard di qualità o dei valori soglia previsti dal Dm 06/07/2016. Il più alto numero di stazioni dove la qualità è scarsa ricade nelle macroaree di Piana di Vittoria, Bacino di Caltanissetta, Ragusano, Piazza Armerina, Piana di Castelvetrano-Campobello di Mazara, Piana di Marsala-Mazara del Vallo.


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Risanamento difficile, è meglio prevenire
Le principali categorie di inquinanti rilevate sono i i pesticidi (nel nove per cento delle stazioni), i nitrati, rilevati nel 31 per cento delle stazioni monitorate; i composti e ioni inorganici (30 per cento), gli elementi in traccia (14 per cento), i composti alifatici alogenati cancerogeni (otto per cento), i composti alifatici clorurati (tre per cento) e i clorobenzeni (uno per cento). Arpa richiama il quadro europeo e sottolinea che la presenza domestica, agricola e industriale è una fonte di pressione sulle risorse idriche e “costituisce una seria minaccia”, in quanto “attraverso la lisciviazione in falda di fertilizzanti e pesticidi utilizzati in agricoltura, di contaminanti provenienti da vecchi siti di smaltimento di rifiuti o da vecchi siti industriali e da scarichi e perdite di acque reflue, in caso di contaminazione antropica della risorsa idrica sotterranea, gli impatti causati dall’inquinamento della risorsa possono durare per periodi molto lunghi, anche mettendo in atto idonei interventi di risanamento”, perché è difficile “rimuovere del tutto i contaminanti presenti e a causa della lentezza della circolazione idrica sotterranea”. L’unica cosa da fare è la prevenzione, con azioni che proteggano le acque sotterranee.

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I nitrati vengono da fertilizzanti, fogne e discariche
Per quanto riguarda la presenza di Nitrati nelle acque sotterranee, “i risultati del monitoraggio hanno evidenziato nel 30 per cento delle stazioni, rappresentative del 35 per cento dei corpi idrici monitorati – si legge nel report – concentrazioni medie annue di Nitrati superiori allo standard di qualità di 50 mg/L”. Sarebbero “potenzialmente determinati da pressioni antropiche significative che insistono sui corpi idrici, tra cui principalmente quelle diffuse legate all’agricoltura ed alla presenza di scarichi non allacciati alla fognatura”. Il nitrato, quando è presente nelle acque sotterranee in concentrazioni superiori a pochi milligrammi, indica l’uso agricolo di fertilizzanti minerali e organici, ma anche le infiltrazioni degli scarichi di acque reflue, perdite da condotte fognarie e perdite da discariche che si riversano sui corpi idrici sotterranei vulnerabili. Il nitrato, molto solubile, può raggiungere facilmente le falde idriche sotterranee, dove può accumularsi, raggiungendo concentrazioni elevate, talora anche molto superiori allo standard di qualità di 50 mg/L.

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Inquinanti chimici raggiungono le acque sotteranee
Per quanto riguarda la presenza di pesticidi, provenienti dall’agricoltura, nelle falde acquifere, i risultati del monitoraggio hanno messo in evidenza nel nove per cento delle stazioni, rappresentative dell’otto per cento dei corpi idrici monitorati, concentrazioni medie annue di pesticidi totali superiori allo standard di qualità di 0,5 μg/L. Anche i composti organici volatili (Voc) sono stati rinvenuti nel 21 per cento delle stazioni e le concentrazioni sono riconducibili a inquinamento chimico, siti contaminati, siti industriali abbandonati, discariche, processi di dilavamento di superfici urbane. Le stazioni di rilevamento più coinvolte sono quelle di Piana di Marsala-Mazara del Vallo, Monte Erice, Montevago, Piana di Barcellona-Milazzo, S. Agata-Capo d’Orlando, Piana di Augusta-Priolo, Piana di Gela, Messina-Capo Peloro, Piana di Palermo, Piana di Vittoria, Monte Bonifato, Monte Gallo, Piazza Armerina, Santo Stefano, Pizzo Vuturo-Monte Pellegrino, Etna Est, che costituiscono complessivamente il 33 per cento dei corpi idrici sotterranei monitorati.