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Sciopero per un lavoro di qualità. In Sicilia poco formato il 45% dei candidati

In Sicilia c'è meno lavoro rispetto all'anno scorso, ma quello che c'è spesso non trova personale adeguatamente formato. Colpa del sistema della formazione, uno degli argomenti dello sciopero indetto da Uil e Cgil. I dati del rapporto Assoesercenti sui posti offerti dalle aziende

Da qui a fine anno le imprese siciliane avranno bisogno di assumere 64 mila persone, l’otto per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Colpa del “rallentamento dell’economia italiana ed europea“, certo, ma anche, ancora una volta, del “disallineamento tra offerta formativa e domanda di competenze“. Insomma, non ci sono abbastanza professionalità disponibili. E la formazione è anche al centro degli scioperi di questi giorni organizzati da Cgil e Uil. È quanto si legge nell’ultimo rapporto sulle assunzioni di Assoesercenti Sicilia, realizzato da Unioncamere e Anpal. Malgrado il calo delle assunzioni, le imprese segnalano difficoltà di reperimento. Queste ultime riguardano “il 44,8 per cento delle ricerche di personale”, ma il dato cresce “per operai specializzati (50,3 per cento) e professioni tecniche (53 per cento)”. Insomma c’è meno lavoro, ma quello che c’è spesso non trova personale adeguamento formato. Tra le figure di più difficile reperimento,fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (67,8 per cento), operai specializzati in installazione e manutenzione delle attrezzature elettriche (62,2 per cento) e delle costruzioni (62,1 per cento)”.

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Sicilia, si sciopera anche per la formazione

Per il presidente di Assoesercenti Sicilia Salvatore Politino la questione della formazione “rischia di diventare emergenziale”. Per invertire la rotta “Regione, Comuni, Città metropolitane, parti sociali e categorie devono mettersi insieme per rispondere in modo più adeguato ai bisogni formativi delle imprese del territorio”. Proprio il tema della formazione – insieme alle misure su pensioni e lavoro inserite in Legge di bilancio dal governo Meloni – è al centro dello sciopero generale che si svolge oggi in Sicilia, dichiarato da Cgil e Uil dopo la manifestazione nazionale di sabato 17 novembre. I sindacati chiedono “una vera riforma della formazione professionale“, che non si fermi al momento dell’assunzione ma diventi “una formazione permanente e continua”. Un tema centrale per il futuro delle famiglie dell’Isola, sottolinea il segretario generale di Cgil Sicilia Alfio Mannino. “Il tema è contrastare la povertà e le diseguaglianze e promuovere la giustizia sociale. Per garantire un reddito per una vita dignitosa, il diritto all’abitare e a un ambiente sano e sicuro“.

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Crolla l’industria, reggono servizi e commercio

Alla base della minore richiesta di personale, come detto, c’è anche la frenata dell’economia dopo l’exploit post-Covid. Non a caso è l’industria a mostrare il calo maggiore, con circa 18 mila assunzioni previste da qui alla fine dell’anno, il 15,6 per cento in meno rispetto al 2022. “Questo decremento è dovuto, soprattutto, alla minor domanda nel settore delle costruzioni, con 10,7 mila nuovi contratti programmati nel trimestre (meno 18,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022). E dei settori manifatturieri che mostrano, anch’essi, una flessione nel trimestre del 10,33 per cento”, scrivono i tecnici di Assoesercenti. Rallenta anche, ma in misura minore, il settore dei servizi. Commercio, servizi di alloggio e ristorazione, servizi a persone e imprese assumeranno complessivamente 45,7 mila persone, il 4,4 per cento in meno rispetto allo stesso trimestre 2022. Tra i servizi alle persone, si sottolinea nel report, perdono in modo consistente istruzione e sanità, con un calo delle assunzioni previste del 15,4 per cento rispetto al 2022.

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Crescono contratti a termine e apprendistati

Ci sono anche settori che mostrano il segno positivo, seppur di pochissimo. Le imprese del commercio, per esempio, prevedono di assumere 11,6 mila persone da qui alla fine dell’anno, in crescita di quasi mezzo punto rispetto a un anno fa. La tendenza, tuttavia, è quella di una frenata generale.La flessione si prevede in tutte le fasce dimensionali, con maggiore intensità nelle micro-piccole e nelle medie imprese (rispettivamente meno 9,5 per cento e meno 6,5 per cento), fanno eccezione quelle con oltre 250 dipendenti (più 2,9 per cento)”. Quanto alle tipologie di contratto, ad andare per la maggiore sono quelli a tempo determinato. Delle 64 mila assunzioni previste entro fine anno circa 40 mila avranno questo inquadramento, circa il 63 per cento del totale. Minore il ricorso ad altri contratti, a tempo indeterminato (13,3 mila unità, 21 per cento) o di apprendistato (2,5 mila, quattro per cento). Quest’ultima tipologia, sottolineano tuttavia i tecnici, “è in crescita di circa 500 unità rispetto allo scorso anno”.

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Palermo e Catania, “soltanto” 33 mila assunzioni

Il report fornisce anche alcuni dettagli territoriali. A rallentare sulle nuove assunzioni sono soprattutto le Città metropolitane di Catania e Palermo, che tra ottobre e dicembre assumeranno “soltanto” 33 mila persone. Le imprese di queste due province registrano i peggiori dati nell’Isola, “con meno 2,5 mila assunzioni rispetto a un anno fa, pari a circa il 46 per cento del saldo negativo regionale”. Anche in questo caso, il commercio mostra dati migliori. Le assunzioni sono trainate soprattutto dall’area etnea, mentre arretra il palermitano. “La provincia di Catania prevede assunzioni per circa 3,5 mila unità (più 100 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), mentre quella di Palermo, con 2,7 mila unità, registra un meno 2,18 per cento rispetto al 2022“. Quanto ai settori economici, quello delle costruzioni “mostra un trend negativo in tutte le province, eccezion fatta per quella di Enna con un più 2,94 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022″

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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