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Musei al palo: perché la Sicilia non sa mettersi in mostra

I luoghi della cultura hanno aumentato il proprio fatturato nel 2019. Ma il merito è tutto di pochissime aree. I musei invece non riescono a crescere e spesso incassano poche migliaia di euro

Nel 2019, in Sicilia il flusso di visitatori paganti e gli incassi nei siti culturali sono stati in lieve aumento. A tenere sono però le aree archeologiche, mentre i musei soffrono. Il Teatro antico di Taormina e la Valle dei Templi di Agrigento da sole hanno incasso la metà dei 28,5 milioni ottenuti dai “luoghi della cultura” lo scorso anno. Non tutti i musei siciliani hanno subito un calo, ma restano comunque incapaci (salvo poche eccezioni) di attirare un flusso corposo di turisti. All’origine di questo problema varie sono le possibili cause.

Il dominio delle aree archeologiche

Il Teatro antico di Taormina ha incassato 7,4 milioni di euro. Si è confermato la principale attrazione culturale della regione e ha accolto più di 760 mila visitatori paganti, circa 50 mila in più rispetto al 2018. Promosso anche il parco archeologico della Valle dei Templi, con un incasso, in lieve crescita, di 6,7 milioni. Non tutte le aree archeologiche, però, mostrano le stesse performance. È stabile, poco sotto i 5 milioni di euro, il fatturato della Neapolis di Siracusa. Perde invece il 4,5 per cento l’area archeologica di Segesta, con un fatturato di 1,2 milioni di euro. Spicca in negativo l’area archeologica della Villa Romana del Casale, a Piazza Armerina: i 2,4 milioni d’incasso rappresentano una flessione vicina al 10 per cento. Al netto delle oscillazioni, queste cinque aree archeologiche tengono in piedi il bilancio complessivo: ogni dieci euro spesi nei luoghi della cultura siciliani, otto finiscono nei loro botteghini. Una concentrazione che racconta, da una parte, la loro forza (per quanto non sempre sfruttata appieno. Dall’altra la relativa debolezza di altri luoghi, a partire dai musei. Nonostante alcuni enti capaci di crescere (come il museo archeologico di Agrigento o quello naturalistico Isolabella e Villa Caronia di Giardini Naxos), si nota una chiara differenza di scala. Il giro d’affari è, nei casi migliori, oltre i 200 mila euro. Ma spesso le cifre hanno uno, se non due zeri in meno.

Il Satiro Danzante non basta

Il museo del Satiro di Mazara del Vallo (Trapani) ha sfiorato le 42 mila visite e incassato poco meno di 138 mila euro, con un calo del 20 per cento rispetto al 2018. “Uno dei motivi per cui gli ingressi nei musei sono inferiori rispetto a quelli nei siti archeologici – afferma Francesca Di Maio, custode del museo – potrebbe essere il giro proposto dalle guide turistiche”. Considerando il periodo, i turisti che si recano in visita al piccolo museo sono, al momento, proprio quelli indirizzati lì dai tour operator. In estate, invece, aumenta il turismo individuale, con visitatori attratti soprattutto dalla famosa statua del Satiro Danzante. Non basta però a colmare il divario con le aree archeologiche vicine: i visitatori di Segesta sono sette volte quelli di Mazara.

Museo Paolo Orsi: questione di tempi

Simile è la situazione in un altro museo dalle dimensioni maggiori: il “Paolo Orsi” di Siracusa, che fa parte di un grande Parco Archeologico istituito lo scorso anno e che comprende l’area archeologica di Neapolis, il castello Eurialo, Thapsos, Eloro, la Villa romana del Tellaro e Akrai. “Si tratta di un unico parco di recente istituzione – afferma il direttore Calogero Rizzuto – ma i dati parlano già chiaro: dei cento milioni di visitatori dello scorso anno, 700 mila si sono recati al sito archeologico di Neapolis, mentre solo 40 mila hanno visto il museo”. Anche in questo caso, un calo (lieve) rispetto all’anno precedente. “Non c’è un motivo preciso per spiegare questo fenomeno: sicuramente però su questo influisce la scelta di molte guide turistiche, che organizzano visite nei siti e non nei poli museali. Girare un’area – continua Rizzuto – è più rapido rispetto a visitare un museo, soprattutto se il museo è il Paolo Orsi, che necessita di un tour di mezza giornata. Se i turisti non hanno molto tempo a disposizione, lo sfruttano per giri più veloci come quello della vicina Ortigia”.

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I numeri del Castello Ursino

Diverso è il caso del museo civico Castello Ursino di Catania, come sottolinea un portavoce della struttura: “Questo polo museale ha la particolarità di essere un castello medievale, realizzato da Federico II di Svevia. Questo lo rende già di per sé un’attrazione turistica, al di là delle mostre che ospita”. Anche qui, però, c’è stato un calo: dal 2017 al 2019 i visitatori sono passati da 75 mila a 62.427, anche se di recente il flusso turistico nella città etnea ha registrato un aumento. Gli incassi del Castello Ursino non dipendono soltanto dal numero di visitatori, ma anche dal tipo di mostra ospitata: oltre alle esposizioni permanenti di natura archeologica, ospita anche collezioni private visitabili a prezzi variabili. La maggiore parte dei visitatori è italiana, ma nei mesi estivi la quota di presenze estere aumenta: tra luglio e settembre 2019 è stata del 18 per cento.

Idee per rivitalizzare i musei

“L’obiettivo adesso – sostiene Rizzuto – è aumentare il numero di visitatori. Perché ciò possa avvenire bisogna rivitalizzare il museo organizzando eventi e iniziative. Per esempio la prima domenica del mese il Paolo Orsi permette ai visitatori di entrare nei depositi museali: le tre visite guidate già realizzate hanno fatto subito sold out, soprattutto perché gli specialisti del settore ne approfittano”. Il direttore del Paolo Orsi punta a “coinvolgere i ragazzi, collaborando con la consulta giovanile perché sono convinto che i giovani, affascinati, ritorneranno a visitare il museo con i loro genitori”.

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Olga Stornello
Olga Stornello
Nata a Catania il 2 aprile 1994, Olga Stornello è una giornalista pubblicista. Laureata in filologia classica, il suo curriculum di studi è legato al mondo latino e greco e intriso di amore per la letteratura italiana. Questa passione per il mondo umanistico si affianca a una curiosità innata che la porta a mettersi in gioco anche in campi non legati ai suoi studi. È così che ha iniziato a collaborare con agenzie stampa e testate giornalistiche sia online sia cartacee.

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