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Sud e Pnrr. Caserta: grosso impatto viste le condizioni di partenza

Il 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno è una cifra congrua, "ma bisogna vigilare sull'attuazione". L'analisi delle sei missioni previste dal governo nel piano nazionale

“Gli 82 miliardi di euro stanziati dal Pnrr per il Mezzogiorno sono un’occasione da non perdere. Per farlo bisogna seguire la direzione fissata dalle istituzioni europee”. Il professore Maurizio Caserta, ordinario di Economia politica all’Università di Catania, commenta a FocuSicilia il Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato nei giorni scorsi dal governo Draghi. Sul totale delle risorse a disposizione, 248 miliardi, il 40 per cento è destinato al Sud Italia. Una percentuale che Caserta considera congrua, e che avrà un certo impatto sul Mezzogiorno viste le condizioni di partenza. Proprio le aree più svantaggiate, infatti, “sono quelle che possono sviluppare la maggiore capacità economica”. Per farlo bisogna vigilare sulla spesa e sulle tempistiche di realizzazione. “Il percorso non è finito. Anzi, siamo soltanto all’inizio”.

Le previsioni su Pil e occupazione

Le stime del governo parlano di un impatto sul Pil del Sud Italia del 24 per cento in cinque anni. A livello nazionale, si stima una crescita del 16 per cento. Numeri che per Caserta sono verosimili, a patto di seguire le regole fissate dalle istituzioni europee. “Le risorse mancano quando vengono male utilizzate. Questo è il pericolo a cui siamo esposti”. Quello che si metterà in moto con il Pnrr, spiega il professore, è un meccanismo straordinario di attivazione dei processi economici. “Dal 2020 al 2026 verranno avviate attività economiche, infrastrutture, asili nido. Tutti investimenti destinati a riattivare il sistema”. Oltre a immettere risorse “fresche”, il Piano punta a rafforzare la struttura produttiva. “Parliamo di opere materiali ma anche immateriali, dall’istruzione alla ricerca, fino alla connettività”.

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Verso la transizione verde

Una delle missioni centrali del piano è la transizione ecologica. Per questo capitolo il governo ha destinato al Sud 24 miliardi di euro. “Si tratta di un asse strettamente legato al cambiamento climatico in corso”, spiega il professore. Gli effetti del “climate change” sui processi economici sono significativi, a livello globale ma anche nelle singole realtà territoriali. “Per crescere dobbiamo prima rafforzare l’ambiente in cui viviamo. Bisogna intervenire sulle energie rinnovabili, consolidare gli equilibri idrogeologici, soprattutto in un territorio a rischio come la Sicilia”. Queste azioni, spiega il professore, avranno un impatto diretto sull’economia regionale. “Ogni intervento attiva risorse e innesca un effetto a cascata”. Mettere i territori in sicurezza “è il senso stesso della parola ‘resilienza’ che troviamo nel nome del Piano”.

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La questione del Ponte

Sul fronte delle infrastrutture il Pnrr destina 14,5 miliardi, oltre metà della cifra stanziata a livello nazionale. Tra i progetti sul tavolo, ricorda Caserta, c’è anche l’alta velocità ferroviaria. “La Sicilia deve attrezzarsi per essere leader nel proprio scenario di riferimento, che è quello euro-mediterraneo. L’alta velocità fa parte del percorso per ottenere questa leadership”. Dalla Regione e dagli enti locali c’è stata una levata di scudi per l’assenza del Ponte sullo Stretto, ma per il professore “non si tratta della priorità assoluta”. Concentrare su questo l’attenzione è addirittura “un esercizio inutile, che ci distrae da ciò che è più importante”. Del resto, secondo il docente, l’alto livello di sfiducia dei siciliani nella realizzazione del Ponte “è il segno che il sistema istituzionale, politico ed economico non ha saputo dare risposte in questi anni”.

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Connettere le aree interne

Le infrastrutture, naturalmente, non sono soltanto quelle materiali. Al capitolo digitalizzazione, innovazione e competitività, il piano stanzia quasi 15 miliardi di euro per il Mezzogiorno. Per Caserta l’importanza di quest’asse è evidente. “Questa missione è trasversale rispetto alle altre, perché incide su tutti i settori. Pensiamo soltanto all’impatto che potrà avere sulla sanità, soprattutto in un territorio con grandi aree interne come quello siciliano”. L’obbiettivo messo nero su bianco dal Governo è quello di migliorare la connettività nelle zone rurali e nell’entroterra. “I progressi su questo campo renderanno la vita dei cittadini non soltanto migliore, ma anche più produttiva”. Gli interventi di riduzione dei divari, aggiunge il professore, sono funzionali alla crescita dell’intero territorio. “E questo vale anche per le diverse categorie sociali, giovani, donne, fasce deboli”.

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Gli investimenti per la coesione

Il Pnrr prevede poi investimenti per quasi nove miliardi al capitolo coesione. Tra gli altri interventi, il Governo prevede anche la riforma delle Zone economiche speciali, per favorire l’attrazione di investimenti e la competitività dei porti meridionali. Un meccanismo avviato già da qualche anno, con risultati altalenanti. “Si tratta di interventi non molto innovativi, che comunque puntano ad alleggerire i territori da un peso”, sostiene Caserta. Zes a parte, ciò che è importante “sono gli interventi strutturali, che creano le condizioni per lo sviluppo”. La ripartenza della Sicilia e del Mezzogiorno “passa dalla valorizzazione dei singoli territori, che spesso sono condizionati dalla situazione di contesto”. Soltanto così i cittadini saranno nelle condizioni di esprimere “i propri talenti e le proprie risorse”.

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Priorità alle vaccinazioni

Gli altri stanziamenti riguardano istruzione, ricerca e sanità. Proprio le risorse sulla sanità sono state giudicate insufficienti da alcuni osservatori, preoccupati tra le altre cose dall’avanzamento della campagna vaccinale. Il target di 500 mila vaccini al giorno, previsto per metà aprile, è stato raggiunto soltanto a fine aprile. Caserta smorza le polemiche. “Non dobbiamo cadere nella sindrome di Calimero, per cui saremmo negletti a prescindere. Questo impedisce di concentrarci sulle opportunità che si hanno, anche sul campo della salute”. Mettere quest’ultima sullo stesso piano dell’economia non è possibile, “perché non può esistere economia senza persone in salute, capaci di produrre”. Per questo occorre premurarsi “affinché quello che è accaduto negli ultimi mesi con la pandemia non accada in futuro”.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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