Mentre il Centro-Nord d’Italia tra il 2021 e il 2022 recupererà integralmente il prodotto interno lordo perso nel 2020, il Mezzogiorno a fine 2022 avrà ancora da recuperare circa 1,7 punti. Lo afferma Svimez, l’associazione per lo Sviluppo dell’industria del Mezzogirono, che oggi ha presentato alla Camera le anticipazioni del suo tradizionale rapporto economico. Gli effetti della crisi causati dalla pandemia, sottolinea lo studio, andranno a sommarsi ai circa 10 punti persi nella precedente crisi dal 2008 al 2013 e non ancora recuperati. Nel 2021 il Pil italiano dovrebbe aumentare del 4,7 per cento, mentre quello del Sud dovrebbe fermarsi solo al più 3,3 per cento. Un divario già evidente, ma che è ancora più accentuato in paragone al Centro-Nord, la cui economia è trainata da export e investimenti e dove la crescita sarà del 5,1 per cento. Dati che vanno oltre la congiuntura della crisi Covid e sono il “consuntivo di oltre un ventennio di sviluppo debole e disuguale del nostro Paese”: tra il 2000 e il 2022 il livello del Pil del Centro-Nord è cresciuto di circa 7 punti percentuali. Nel Mezzogiorno se ne sono invece persi 8.
Pnrr: il 40 per cento al Sud non basta
A riequilibrare tutto non basterà il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Svimez prevede che l’insieme delle misure di contrasto alla pandemia definite nel 2021 e la quota del Pnrr che si stima possa essere attivata nel biennio, contribuiranno alla crescita del Pil nel periodo 2021/22 per il 4,1 per cento nel Sud e per il 3,7 per cento nel Centro-Nord, con una media del 3,8 per cento in Italia. Un differenziale chiaramente a favore del Sud, ma che non compensa la più debole dinamica tendenziale del Mezzogiorno mostrandosi dunque insufficiente a garantire un “sentiero di convergenza, almeno nel biennio oggetto di valutazione”, sottolinea il rapporto. Nel Pnrr inoltre le risorse destinate al Sud sono il 40 per cento, ovvero circa 82 dei 206 miliardi “territorializzabili” dei complessivi 222. Si tratta di un’incidenza superiore al peso della popolazione delle regioni meridionali ma secondo Svimez, che ha effettuato delle simulazioni con il modello econometrico Nmods, non basta: servirebbe una distribuzione territoriale delle risorse più favorevole al Mezzogiorno e più coerente con l’obiettivo europeo della coesione territoriale, ovvero impiegare il 50 per cento al Sud. Questo “non solo avrebbe l’effetto di incrementare significativamente la crescita del Pil meridionale e di attivare un ulteriore incremento di posti di lavoro, ma determinerebbe anche una maggiore crescita complessiva dell’economia nazionale di circa un punto percentuale”, scrive Svimez.
Sicilia, nel 2021 pil e occupazione in lenta ripresa
Andando nel dettaglio regionale, le previsioni del rapporto vedono la Sicilia, che aveva perso 6,7 punti di Pil nel 2020 sul 2019, tra le peggiori regioni del Sud in questa fase di ripresa, con una crescita stimata rispetto al 2020 del 2,8 per cento. Andamendo simile quello dell’occupzione che, dopo una perdita dell’1,3 nel 2020, salirà di 1,6 punti nel 2021 e di tre punti nel 2022. Una leggera ripresa dunque, ma inferiore alla previsione globale per l’area del 3,3 per cento. Per il 2021 la migliore crescita del Pil nel Mezzogiorno sarà per Abruzzo e Campania (rispettivamente più 4,6 e più 4,2 per cento). A seguire, con quote di crescita paragonabili a quelle dell’intera area, Puglia (più 3,5 per cento) e Sardegna (più 3,2). Seguono con una crescita del 2,8 per cento Basilicata, Molise e Sicilia. Chiude la Calabria con appena il 2,1 per cento stimato.
Nel 2022 la Sicilia crescerà di più
Svimez va oltre, stimando anche la crescita del Sud per il 2022. Rispetto all’anno in corso sarà pressoché identica, intorno al 3,3 per cento. Le migliori performance saranno ancora quelle di Abruzzo e Campania che, pur vedendo una diminuzione della crescita rispetto all’anno precedente, nel 2022 si dovrebbero attestare rispettivamente a più 3,9 per cento e più 3,6. Anche la Puglia e la Basilicata vedrebbero una crescita del Pil 2022 inferiore rispetto al 2021 (più 3 per cento la Puglia, più 2,4 la Basilicata). Le altre regioni meridionali dovrebbero invece conoscere nel 2022 una crescita maggiore del 2021, nell’ordine: il Molise più 3,4 per cento, Sardegna più 3,3, e Calabria e Sicilia più tre punti percentuali. Da notare, sottolinea Svimez “che sono queste quattro regioni del Mezzogiorno le uniche, sulle venti italiane, a evidenziare una maggiore crescita nel 2022 rispetto al 2021”.