Legni che raccontano la nostra terra e continuano a vivere, sottratti alle fiamme e al macero. Materiale di scarto, proveniente da alberi di ulivo, carrubo, limone, mandarlo, milicucco, gelso e noce che Salvatore Fazzino, avolese, ragusano d’azione, seleziona e recupera per farne il corpo di penne in legno siciliano. Alberi che fanno parte della sua infanzia, quando col nonno paterno agricoltore girovaga per i campi: “C’erano gli alberi di limone e mandorlo da coltivare, c’era un enorme carrubo sotto cui ripararsi dal sole – ricorda – e gli ulivi da cui raccoglievamo le olive, i frutti del gelso con cui preparavamo la granita: tutta la legna che utilizzo è collegata al mio vissuto”. Col nonno materno, falegname invece, scopriva come quegli alberi potevano sopravvivere sotto altra forma. “Con i miei nonni non ho imparato nulla di specifico – afferma – ma il loro esempio mi ha insegnato e trasmesso tanto, è nata così la mia passione di giocare col legno”.
Mollare tutto per un penna
Laureato in Scienze e tecnologie alimentari, Fazzino abbandona la carriera da ricercatore prima di concludere il dottorato. Era il 2001: “Per cinque anni ho fatto il tecnologo alimentare, per i successivi otto sono stato agente di commercio per società multinazionali, nonostante – ammette –non avessi mai amato occupazioni che mi subordinassero al tempo e al luogo, ho sempre desiderato infatti essere imprenditore di me stesso. All’inizio avevo intrapreso questa strada con entusiasmo, che col tempo è però scemato. Il lavoro mi costringeva a mancare da casa e non mi restituiva soddisfazioni, così ho deciso di dare le mie dimissioni, nonostante avessi famiglia e due figlie. Un azzardo, sicuramente, ma non ho mai temuto di restare senza occupazione”. Inizialmente la sua produzione di penne si limitava a circa 50 esemplari l’anno, un unico modello da regalare agli amici. Nel 2011 aveva cominciato a lavorare col tornio, e a maggio del 2015 è nato il marchio Sygla. Ma è nel novembre del 2017, realizzato che non avrebbe più voluto fare il suo vecchio lavoro, che si mette davvero all’opera cercando di creare altri modelli e sperando di poter vendere approfittando anche del Natale.
Vendere raccontando una storia, la sua
“Ho iniziato a comunicare attraverso i social, provando a invitare non ad acquistare un prodotto perché bello – spiega – ma a scegliere di sostenere una storia, sperando di trovare persone che si rivedessero in me o che volessero tifare per essa”. Chi si occupava della gestione dei social era preoccupato dal linguaggio scelto da Fazzino, quando alle sponsorizzazioni non seguivano gli acquisti, ma lui non ha mai smesso di credere al suo modo di voler fare: “Negli anni come agente avevo imparato quelle basi di marketing che mi sono state utili anche in questo campo: una delle cose più importanti per far crescere un marchio è avere un’idea ben precisa. Il focus della mia comunicazione non è sul prodotto ma sul cliente e le sue esigenze. Sapevo che le mie penne non potevano rivolgersi a chiunque, ma solo a una piccola nicchia di persone e a questa mi sono ispirato”. In un anno Sygla racimola quasi 8 mila follower e attualmente ha una crescita di circa cento seguaci al mese, molti dei quali sono anche acquirenti.

“Guardavo gli altri per non imitarli”
“Non sono l’unico artigiano a fare penne in legno”, spiega Fazzino. “Ho quindi cercato di differenziarmi nella scelta della forma e della materia prima. Per creare un prodotto appetibile bisogna seguire senza emulare, altrimenti ci si limiterà ad essere secondi”. Il legno delle penne Sygla non è trattato con sostanze chimiche, viene applicata soltanto la cera d’api per una lucidatura finale. È possibile inciderne il corpo con le iniziali del destinatario o la sua firma e personalizzare la scatola con una dedica. Le penne sono garantite a vita: “Sono figlie mie – le definisce Fazzino – non potrei non prendermene cura. Neanche tra cent’anni”.
Sygla d’autore
Le penne vengono conservate in una scatola, anch’essa di legno: “Dal primo giorno, dal primo istante, in cui diedi vita alla mia prima Sygla – racconta – ho capito, voluto e sentito che l’arte avrebbe dovuto abitare nelle mie penne. Lo imponeva quanto tenevo fra le mani, lo imponeva la legna della mia Sicilia, il corpo vivo di una terra incandescente. L’incontro con Giovanni Robustelli è stato essenziale. È stato lui a proporre di incidere le mie scatole, che sono state così arricchite con le illustrazioni del ‘Flauto magico’, riprodotte in serie limitata, numerate e firmate in originale dall’artista. Fabrizio Foti, architetto e docente alla facoltà di Architettura di Catania con la passione per l’icona dei pesci, mi regalò sette dei suoi migliori disegni. Francesca Dimanuele è una giovanissima disegnatrice milanese dal sorriso buono e la mano intensa, che ha realizzato tre illustrazioni sulla leggenda delle Teste di Moro; Francesco Fusco ha creato invece tre fumetti che riassumono la leggenda di Cola Pesce. Il mio sogno può dirsi avverato: tutte le scatole delle penne Sygla sono arricchite da un’opera d’arte originale”.
Mille penne l’anno
Oggi Sygla produce non più di mille penne l’anno, non più di tre al giorno. “E non ho interesse ad accrescere il numero – afferma Fazzino – perché si perderebbe il fascino dell’unicità”. Oltre all’e-commerce, le sue penne trovano spazio in tre cartolerie di Ragusa, Gela e Santa Croce Camerina, una piccola rappresentanza in due gioiellerie di Salerno e Catania: “È un onore per me che le penne Sygla si trovino esposte a fianco ai grandi marchi. Una delle maggiori aspirazioni era che un giorno potessero essere strumento per personaggi famosi, scrittori, professori universitari, le immagino accompagnare le persone nei momenti salienti della loro vita, per la firma di un contratto di lavoro o l’acquisto di una casa, nel vergare il capitolo di un nuovo libro o della loro vita”. Così, come quello che egli stesso ha saputo riscrivere.