“Gli stanziamenti sul caro voli per i passeggeri sono un primo segnale positivo. Ma per la Sicilia il problema dei trasporti è centrale soprattutto per le imprese”. Ad affermarlo è Giuseppe Inturri, docente di Trasporti al dipartimento di Ingegneria dell’università di Catania. E mentre a Roma la finanziaria 2020 stanzia i primi fondi (25 milioni di euro) per consentire degli sconti a determinate categorie di passeggeri in transito dagli aeroporti di Catania e Palermo, “la situazione delle aziende siciliane vede delle tariffe proibitive per portare le merci al Nord. I camion arrivano pieni, e ripartono semivuoti”. Un problema a cui in questi giorni si aggiunge l’aumento delle tariffe navali denunciato da Assotir. Ecco perché, spiega il docente, “vista la nostra evidente marginalità geografica e la scarsezza di infrastrutture, la continuità territoriale potrà solo portare vantaggi, soprattutto se attuata per tutti i residenti e non solo per specifiche categorie”.
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La vera urgenza? “Nei collegamenti interni”
Il sistema della cosiddetta “continuità territoriale” è attivo in Italia nella sola Sardegna. Nella seconda isola del Mediterraneo è la Regione stessa a finanziare con bandi triennali le rotte, in modo simile a quanto tentato dalla regione Siciliana con i due piccoli aeroporti di Comiso e Trapani. Palazzo d’Orleans ha stanziato 30 milioni di euro, una cifra che dovrebbe consentire da aprile voli dall’aeroporto degli Iblei, a 50 euro per Roma, principale meta per i viaggiatori isolani. Adesso si aggiungono i 25 milioni per Palermo e Catania. “Qualunque sia l’entità del finanziamento – commenta Inturri – va comunque registrato un interesse per il tema, finito finalmente nell’agenda politica. Ma, se continuiamo a essere una regione obiettivo 1 nella programmazione europea, il motivo è da ricercarsi innanzitutto nei collegamenti interni”. Nell’isola intere aree, come quella di Caltanissetta, sono al momento devastate dal fenomeno delle strade inagibili, come denunciato nelle scorse settimane da Cgil e da Sicindustria nissene, mentre “i collegamenti ferroviari, principale alternativa all’auto e anche ai voli, hanno un’offerta bassissima, e aziende di trasporto urbano come l’Amt di Catania hanno dimezzato in vent’anni la percorrenza chilometrica, passando da 15 a 7,5 milioni”, afferma Inturri.
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La proposta: fiscalità agevolata per i trasporti
Mentre la Sicilia attende un totale di 15 miliardi di euro di finanziamenti in vari settori, in buona parte destinati ai trasporti con il programma di Rfi per il rinnovo delle tratte nell’isola con il raddoppio dei binari, il docente introduce un secondo tema: “La fiscalità di vantaggio”. Accanto alla continuità territoriale “destinata ai passeggeri, sarebbe un provvedimento che consentirebbe alle imprese di esportare con costi minori”. Provvedimenti simili sono attualmente destinati in Sicilia alle dieci aree individuate nella Strategia nazionale per le aree interne (Snai), alle Zone franche montane (Zfm) e alle annunciate Zone economiche speciali (Zes). Ma una fiscalità agevolata destinata ai trasporti consentirebbe “anche una localizzazione in Sicilia di molte aziende. Un fenomeno che attualmente vede poche imprese”.