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Treni: nessun investimento, ma i prezzi aumentano

Treni lenti, sporchi e affollati. Sempre meno, ma sempre più cari. E, nel rapporto sul pendolarismo di Legambiente, la Agrigento-Palermo è nella top 10 delle linee peggiori d'Italia

Sono frequentate ogni giorno da centinaia di migliaia di persone e per questo dovrebbero essere motivo di investimento e invece è esattamente il contrario: in dieci anni il servizio ha visto una riduzione di quasi il 6 per cento, con un amento dei biglietti in Sicilia del 22. Parliamo delle strade su ferro, ovvero i collegamenti con i treni che da Nord a Sud, anno dopo anno si riducono, mentre i tempi di percorrenza si allungano. La conseguenza è che sempre più persone abbandonano il treno in favore di auto o pullman. Tra le dieci tratte peggiori in Italia c’è anche la siciliana Agrigento-Palermo. Centodieci chilometri di distanza che Ferrovie dello Stato percorre in circa due ore e con una decina di fermate. Le altre sono la Milano-Chiasso, la Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta, la Genova-Ovada-Acqui Terme, la Verona-Rovigo, la Terni-Sansepolcro e la Battipaglia-Potenza-Metaponto.

Le peggiori sono sempre le stesse

Secondo Legambiente che ogni anno racconta il mondo dei pendolari su ferro, la situazione si acutizza sempre più e le cose vanno peggio per chi stava già messo male. Basti pensare che in testa alla classifica delle tre linee peggiori, da dieci anni, ci sono sempre le stesse tratte: la Roma Nord-Viterbo e la Roma-Ostia Lido gestite da Atac, e le linee ex Circumvesuviana gestite da EAV in Campania. Qui i viaggiatori sono diminuiti fino al 30 per cento. Eppure si tratta di linee che attraversano quartieri affollati e periferie metropolitane che, per la legge della domanda e dell’offerta, dovrebbero essere motivo di investimento e invece “continuano a vedere peggioramenti”, dicono da Legambiente. Le condizioni di viaggio, su tutte queste linee, sono definite “disastrose ed inaccettabili”.

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Al Sud si continua ad attendere

In generale, la linea ferrata italiana non gode di ottima salute e se qualcosa è migliorato, in particolare in termini di abbassamento dell’età media dei mezzi, è accaduto al Centro e al Nord. Si è passati da una media di 16 anni a una di 15 grazie all’immissione di nuovi convogli e la dismissione di quelli più vecchi nel Lazio, Veneto, Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna. Al Sud c’è ancora da aspettare e secondo Legambiente “si vedranno miglioramenti nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei Contratti di Servizio con Trenitalia”, in Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna.

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Dal 2009 meno 21 per cento per il trasporto pubblico

Oltre alla vecchiaia dei mezzi, Legambiente considera anche la frequenza come parametro di analisi. Anche in questo caso la situazione è messa male. Malgrado “in 10 anni i pendolari siano aumentati da 2,7 a 2,9 milioni sui treni regionali, quasi +7 per cento, il numero di treni in circolazione nelle regioni sono aumentati sono dell’1,1 per cento”. Solo a proposito dei treni Intercity la situazione è migliorata. “Il 2018 ha visto segnare un +5,9 per cento in termini di offerta, rispetto al 2017, per recuperare i tagli che hanno colpito i convogli a lunga percorrenza a partire dal 2009”, dicono da Legambiente. Un quadro che in qualche modo si conosceva già dal momento in cui, in questi anni, non ci sono stati investimenti. Addirittura, rileva Legambiente, “rispetto al 2009, le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 21,5 per cento”. Di contro, non smettono di aumentare le tariffe, in 16 regioni secondo l’associazione, e il taglio nei collegamenti, in 13 casi.

Agrigento-Palermo un disastro

La linea, secondo Legambiente, è tra le peggiori. La domanda di spostamento tra le due città c’è, ma solo una bassa percentuale si sposta in treno. “La ragione sta nel fatto che i treni sono lenti, pochi rispetto alla capacità della linea e risultano molto spesso in ritardo, specialmente nelle giornate di pioggia quando in molte stazioni si allagano i binari e si verificano anche frane”. Oltre questi problemi, ce ne sono alcuni di igiene. Da Legambiente fanno sapere che sono in molti quelli che si lamentano dei cattivi odori provenienti dai bagni. Il problema sarebbe “causato dal mancato svuotamento della vasca di raccolta dei liquami perché semplicemente ad Agrigento non è previsto lo svolgimento di questo servizio”.

Caltagirone – Catania inefficiente

Da Legambiente sottolineano anche le condizioni della linea Caltagirone-Catania, riaperta di recente dopo oltre dieci anni di inattività per il crollo di uno dei ponti su cui passa la linea. Sessanta chilometri senza elettrificazione né ammodernamenti che no permette il passaggio dei nuovi treni. Continuano dunque a transitare, per gran parte, vecchi convogli a gasolio, che da Legambiente definiscono “sporchi e rumorosi. Non a caso, – dicono – i tempi di percorrenza restano lunghi e non competitivi per i pendolari”. Per pochi chilometri ci vogliono fino tre ore.

In Sicilia aumenti di prezzi del 22,5 per cento

In Sicilia, nel periodo 2010-2019, c’è stato un taglio dei servizi del 5,6 per cento a fronte di un aumento delle tariffe del 22,5 per cento. Le corse sono 486 di cui 44 della Circumetnea e 442 di Trenitalia. Le regioni che sono peggiorate di più sono Campania e Molise. Nel primo caso si registra una diminuzione del servizio del 15 per cento, con un totale di 1299 corse giornaliere divise tra Ente Autonomo Volturno (629) e Trenitalia (670) e un aumento del prezzo di oltre 48 punti percentuali. Nel secondo c’è una riduzione del servizio del 33 per cento per un totale di appena 27 corse al giorno e un aumento del prezzo del biglietto di 25 punti percentuali. Non è messa bene neanche la Calabria. Qui c’è un calo delle corse del 16 per cento, per un totale di 341 gestite da Ferrovie della Calabria (157) e Trenitalia (184), e un aumento del biglietto del 20 per cento.

Età media dei mezzi: 15 anni e mezzo

I treni che circolano in Italia sono 2880 con un’età media di 15 anni e mezzo. Ancora una volta le differenze tra regioni sono notevoli. In Molise e in Valle D’Aosta se ne contano una ventina, in Basilicata sono 38 e in Friuli Venezia Giulia 48. Nelle province autonome di Trento e Bolzano, come nelle Marche, ci sono a disposizione tra i 50 e i 70 treni, mentre in Calabria, Umbria, Liguria e Abruzzo ne ce sono tra i 70 e i 100. La Sicilia ne ha a disposizione 168. Puglia, Sardegna, Lazio, Emilia romagna, Veneto e Piemonte rientra nel range tra i 100 e i 200 convogli a disposizione per le tratte giornaliere. Fanno un po’ conto a sé le regioni in cui c’è maggiore disponibilità di mezzi. La Toscana ne conta 229, la Campania 350 e la Lombardia 473.

Differenze d’età tra le regioni

Come detto l’età media dei treni è di 15 anni e mezzo, ma nel 42 per cento dei casi è abbondantemente superata. Se nella provincia di Bolzano e in Valle d’Aosta hanno un’età media di 9 anni, in ben 11 regioni hanno tra i 17 e i 20 anni di utilizzo. I casi più “anziani” (19,7 anni) sono quelli della Campania, della Basilicata e della Puglia. Seguono la Sicilia, la Puglia e la Basilicata con un età media dei treni di 19 anni. Il Molise è il territorio più ricco di treni vecchi. In media hanno 17 anni di servizio nel 73 per cento dei casi.

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Desirée Miranda
Desirée Miranda
Nata a Palermo, sono cresciuta a Catania dove vivo da oltre trent'anni. Qui mi sono laureata in Scienze per la comunicazione internazionale. Mi piace raccontare la città e la Sicilia ed è anche per questo che ho deciso di fare la giornalista. In oltre dieci anni di attività ho scritto per la carta stampata, il web e la radio. Se volete farmi felice datemi un dolcino alla ricotta

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