Assistere nel migliore dei modi il paziente ammalato di tumore e indirizzarlo al centro specialistico più adatto in Sicilia a gestire la patologia: è l’obiettivo principale della Reos – Rete oncologica siciliana – nata nel 2014 e dal 2019 coordinata da Vincenzo Adamo, professore di Oncologia medica all’Università di Messina. Si tratta di una struttura “work in progress, che non si ferma mai, che dev’essere sempre aggiornata, monitorata e deve progredire”, spiega Adamo, che proprio qualche giorno fa è stato tra i protagonisti di un incontro a Enna per fare il punto della situazione a proposito del carcinoma della prostata, il terzo evento pubblico promosso finora dalla Reos. In questa occasione è emerso che non c’è ancora la giusta integrazione tra i medici di medicina generale e le strutture specialistiche per la cura dei tumori, ed è proprio su questo fronte che si sta lavorando, anche per rispettare il Piano oncologico nazionale che è stato approvato recentemente e che prevede proprio questa metodologia operativa.
Percorsi diagnostici per ogni tipo di tumore
“La Rete nei primi anni ha lavorato per identificare l’idea del dipartimento oncologico e del gruppo oncologico multidisciplinare – spiega Adamo – ma è nel 2019 che è arrivata una presa di posizione molto forte del ministero della Salute, che dava indicazioni alle Regioni di dedicarsi all’attivazione vera delle reti”. In un primo momento, è stato “consolidato un altro lavoro, iniziato nel 2018 – prosegue il coordinatore – che ha riguardato la rete Breast Unit per il tumore della mammella. Oggi in Sicilia ci sono 17 di queste unità, attive e monitorate, che operano secondo i Pdta, Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali attuati in maniera adeguata e che hanno ricevuto il plauso del ministero della Salute”. I risultati sono eloquenti: “Negli ultimi due anni e mezzo, tra il 90 e il 95 per cento delle donne con tumore mammario in Sicilia, hanno seguito un percorso adeguato e sono state operate all’interno delle Breast Unit, mentre in passato sapevamo bene che in tutte le parti del territorio siciliano si poteva operare una mammella. Ma un chirurgo che opera 150 mammelle l’anno non è come chi ne opera cinque. E questo vale per tutte le patologie”.
Cinque ambiti con centri specialistici
La metodologia, oltre che per il tumore della mammella, è stata quindi adottata anche negli altri Pdta decretati dall’assessorato regionale della Salute: prostata, ovaio, polmone e colon retto. In questi cinque ambiti esistono percorsi con centri specialistici individuati per queste patologie: quattro centri per ovaio, sette per polmone, ancora di più per colon e prostata. Ci si prepara ad attivare quelli per la tiroide e la prostata, già decretati dall’assessorato, e poi toccherà a tiroide, mesotelioma e melanoma. “Già con le prime cinque patologie attivate – precisa Adamo – copriamo quasi l’80 per cento dei tumori che hanno la maggiore incidenza. Stiamo lavorando inoltre sul Pdta delle cure palliative, di supporto, che deve affiancare i centri specialistici secondo il concetto di continuum care”, ovvero un’assistenza continua del paziente.
Si va fuori Sicilia, “ma qui ci sono delle eccellenze”
Tutte queste informazioni sono già disponibili anche nella sezione “Reos” del sito “Costruire salute” dell’assessorato regionale e Adamo spiega che si sta puntando molto all’informazione e alla comunicazione in favore dei cittadini. “Un paziente o un medico possono cliccare sul sito – dice Adamo – e vedere quanti centri specialistici ci sono nelle varie province e dove si trovano. Così ci si può fare un’idea, anziché prendere l’aereo per andare da qualche altra parte. Stiamo lavorando su questo. Perdiamo circa 250 milioni di euro nell’emigrazione sanitaria, non solo per i tumori ma in generale, anche se c’è una riduzione del 38 per cento negli ultimi due anni. In Sicilia ci sono delle eccellenze, ma la gente lo scopre solo dopo che è partita ed ha speso soldi”. Cosa suggerire quindi a un paziente? “Per le patologie prima elencate, cioè mammella, polmone, ovaio, colon retto e prostata, cercando attraverso la pagina Reos ci si può rivolgere ai centri individuati dalla rete e che sono qualificati, ci sono le competenze giuste, bisogna avere fiducia e rivolgersi a loro”, esorta Adamo, che aggiunge: “Il primo passaggio è l’accoglienza. Lavoreremo perché in ogni centro si sia una persona dedicata all’accoglienza, che dia tutte le informazioni. Sono i case manager, abbiamo dato disponibilità per fare formazione”.
Coinvolgere i medici di medicina generale
Il nuovo assessore della Salute del governo Schifani, Giovanna Volo, “ha confermato con segnali molto positivi – assicura Adamo – che ci seguirà nel programma che abbiamo come Rete e che condivideremo con i vertici regionali e con i dirigenti. Un aspetto su cui saremo molto attenti è il coinvolgimento dentro la rete dei medici di medicina generale e dei colleghi specialisti per patologia, attraverso una piattaforma informatizzata che possa essere legata al fascicolo sanitario elettronico”. L’obiettivo è far dialogare tutti in modo veloce e funzionale: il paziente, i medici di medicina generale, i centri specialistici e individuare il percorso specializzato per quella patologia e una terapia che si può fare nel territorio. “Al momento questa integrazione non c’è assolutamente – riconosce Adamo – c’è questo sfilacciamento tra centro specialistico e territorio, con il medico di medicina generale che non è collegato. Eppure, con i mezzi che abbiamo oggi i collegamenti li potremmo fare in tre minuti, con digitalizzazione e piattaforme informatiche che potremmo farci finanziare col Pnrr”.