Dopo la pandemia torna il turismo di lusso in Sicilia. Secondo le stime del Centro nazionale ricerche (Cnr), la presenza di “big spender” nell’Isola nel 2022 dovrebbe crescere dell’11 per cento, in linea con la media del resto del Paese. Tra le mete preferite, l’intramontabile Taormina ma anche il territorio catanese e ragusano. “I turisti di lusso mostrano di apprezzare il Val di Noto, tra i borghi barocchi e le spiagge caraibiche dello Ionio”, spiega a FocuSicilia il professor Antonio Coviello, ricercatore Cnr e autore di un rapporto sul tema di prossima pubblicazione. Dopo due anni di frenata dovuti all’emergenza Covid, il settore segna una netta ripartenza. “Da qui al 2025 è attesa una crescita tra il sei e l’otto per cento l’anno, per un valore complessivo di circa 360 miliardi di euro”, dice l’esperto. In generale il lusso rappresenta “una tendenza in crescita all’interno dell’industria del turismo”, motivo per cui può diventare “veicolo di sviluppo regionale e crescita economica”.
Leggi anche – Turismo, nel 2022 Sicilia ai livelli pre-Covid. Guerra e crisi preoccupano
Il profilo del turista di lusso
Pe quanto riguarda i Paesi di provenienza, se il conflitto in Ucraina sta frenando le presenze dei russi – a causa delle sanzioni imposte a numerosi oligarchi – a farla da padrone sono gli asiatici. Secondo i dati citati dal Cnr, i cinesi rappresentavano il 33 per cento degli acquisti di lusso nel mondo nel 2019, percentuale che crescerà tra il 46 e il 48 per cento nel 2025. “Per il 2021, lo studio ha stimato un aumento dei loro acquisti del 20 per cento”, precisa Coviello. Ad animare il turismo di lusso anche gli Stati Uniti, che rappresentano un “doppio motore” insieme alla Cina. Da non sottovalutare poi “la ripresa dei consumi locali”, ma anche “la forza dei canali digitali”. Anche per questo è sempre più consistente il numero dei turisti giovani, in particolare della generazione Y (nati dopo il 1981) e Z (nati tra il 1997 e il 2012). “Queste fasce continuano a trainare la crescita e insieme rappresenteranno il 70 per cento del mercato entro il 2025”, dice l’esperto del Cnr.
Leggi anche – La Regione vuole la Sicilia come “hub mediterraneo del turismo sanitario”
Spesa media in crescita
La crescita della fiducia – guerra permettendo – si riflette anche sulle aspettative di spesa. “Secondo il Global Travel Trends Report di American Express, il 61 per cento dei viaggiatori prevede di spendere di più per i viaggi del 2021/2022 di quanto farebbe normalmente”, osserva Coviello. Numeri “senza precedenti”, che portano le stime di crescita globale del settore a “oltre 45 miliardi l’anno entro il 2027”. Le sistemazioni di lusso “sono diventate più desiderabili”, in linea con il desiderio dei consumatori “di bilanciare esperienze uniche con la privacy”. Se da una parte le vacanze di lusso interessano soprattutto i giovani, a prenotare sono anche molte famiglie. Queste ultime scelgono di compiere veri e propri tour nei Paesi di destinazione. Secondo un sondaggio di TripAdvisor questo tipo di prenotazioni è in forte crescita negli ultimi tempi, “di oltre il 200 per cento lo scorso anno, e del 291 per cento per i viaggiatori statunitensi”.
Leggi anche – Enoturismo: presenze aumentate del 30 per cento negli ultimi cinque anni
Le aspettative di Federalberghi
A confermare le valutazioni del Cnr anche il vicepresidente di Federalberghi Sicilia Alessandro Farruggio. Il turista di fascia alta, nell’Isola, “più che il lusso vero e proprio cerca esperienze e luoghi unici e insoliti, forse non convenzionali”. Per il presidente i territori “non sempre riescono a offrire uno standard adeguato a questa tipologia di turismo”, visto che “malgrado alcuni investimenti privati, le difficoltà di attrarre e aumentare questo target restano”. Per tale ragione “occorre un cambio di approccio culturale”, che punti a programmare il turismo nell’Isola “con una adeguata forza lavoro, maggiormente professionalizzata”. Anche per Federalberghi si riscontra un calo dei turisti dall’Europa dell’Est, ma “il ritorno di americani e australiani in qualche modo sta compensando le mancate presenze dei russi sul segmento alto spendente”.