Mentre la Sicilia riparte senza limitazioni su disposizioni della presidenza della Regione siciliana, proprio gli uffici centrali e periferici di Palazzo D’Orleans rimangono semivuoti. Una situazione che, a partire dal caos generato dalla gestione della cassa integrazione in deroga, ha messo al centro del dibattito pubblico in pieno lockdown i dipendenti pubblici, rei di aver fatto ricorso a permessi, ferie arretrate, congedi, e persino per lo smart working. Polemiche non esclusive dell’Isola, ma vive e attive anche a livello nazionale: per il giuslavorista ed ex parlamentare Pietro Ichino “lo smart working spesso significa vacanza”. La frase, riportata dal quotidiano Libero e prontamente smentita da Ichino, prende però nel cuore un problema di percezione sul funzionamento della macchina amministrativa. Perché nonostante l’ultimo censimento certifichi la presenza di 13 mila e 690 dipendenti, le attività amministrative siciliane, in attesa dell’applicazione delle nuove norme sulla semplificazione approvate ieri dall’Assemblea regionale siciliana, vedono un rallentamento.
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“La Regione ha risparmiato almeno 600 mila euro”
Stando ai dati dell’ultimo censimento elaborato dall’assessorato alle Autonomie locali e Funzione pubblica al 31 maggio, e diffusi con nota informativa ai sindacati il 15 giugno, fra i 13.690 dipendenti ben 1.113 sono dirigenti. I restanti 12 mila e 577 sono divisi tra lavoratori non qualificati con mansioni manuali e generiche (categorie A e B, rispettivamente 2 mila e 827 e 2 mila 235) e impiegati tecnici o ad elevato grado di autonomia (categorie C e D, con rispettivamente 3.479 e 4.036 addetti). A questi ultimi è demandata la mole di lavoro più ingente in questo periodo, con lavoro prevalentemente svolto da casa, utilizzando la propria connessione Internet, e nessuna possibilità, in tempi certi, di ritornare in ufficio. Una situazione che ha comportato “un risparmio notevole per le amministrazioni”, come messo in rilievo dal segretario generale del Comitato Nazionale Lavoratori Cobas-Codir Dario Matranga. Non solo per il minor consumo di energia negli uffici, ma anche per il venir meno dei buoni pasto, arriverebbero nei mesi di lockdown a “uno sgravio di 600 mila euro al mese solo con la mancata erogazione di questi ultimi”.
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Uffici ancora chiusi per l’emergenza Coronavirus
La chiusura degli uffici “è legata al protocollo di sicurezza nazionale per il coronavirus. Molti uffici pubblici hanno avuto casi di dipendenti positivi al virus, come accaduto a Siracusa”, commenta il segretario generale della Funzione pubblica Cgil Sicilia, Gaetano Agliozzo. La Sicilia “si sta solo attenendo alle normative vigenti, come fanno le altre regioni, accogliendo l’invito della ministra per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone a proseguire con il lavoro agile per la sicurezza dei dipendenti”. Una situazione alla quale si aggiunge l’elevato numero di permessi, di cui usufruiscono attualmente circa 1600 dipendenti regionali. “I congedi, ordinari o straordinari, sono previsti dai contratti”, chiosa Dario Matranga.
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Smart working a lunga durata, ma senza scadenza
Il lavoro agile sembra quindi la prospettiva per il futuro, probabilmente non solo fino alla fine dell’emergenza sanitaria. “Non c’è più il dipendente che deve stare un numero di ore in ufficio, – commenta Dario Matranga -ma il lavoratore che alla fine di ogni giornata deve dimostrare il frutto del proprio operato”. Le stesse amministrazioni infatti si sono rese conto del maggior rendimento dello smart work, che impone una rivoluzione culturale rispetto al vecchio sistema di pubblica amministrazione legato al lavoro in praesentia. Dove possibile, tutti gli impiegati regionali che possono lavorare da remoto lo stanno facendo, compresi funzionari e custodi dei musei. “I funzionari dei poli museali – spiega il segretario Matranga – hanno svolto la loro funzione amministrativa e organizzativa da casa”. Anche i custodi, nonostante i musei fossero inaccessibili al pubblico, hanno continuato a lavorare, dato che i siti necessitavano comunque di una vigilanza continua. E il rientro del personale completo “avverrà gradualmente”. Ma senza scadenze stabilite.