Il casolare e il terreno ad esso legato in cui Peppino Impastato fu ucciso dalla mafia nel 1978 sarà espropriato dalla regione per farne un luogo della memoria. Subito dopo la città metropolitana di Palermo si occuperà del recupero del bene che già cinque anni fa è stato definito di interesse culturale.
Peppino Impastato
Se ne parla da tempo sul da farsi a proposito del luogo in cui il giornalista siciliano fu ammazzato su richiesta del padrino mafioso di Cinisi, Tano Badalamenti. Casolare che è stato ribattezzato con il cognome Impastato. Peppino denunciava i suoi affari di mafia soprattutto da Radio Aut, l’emittente da lui stesso fondata, ma non solo. Il giornalista dava fastidio, ma in qualche modo era protetto dal fatto che il padre fosse un “uomo d’onore” di Badalamenti. Una volta morto il padre, in un o strano incidente, ha trovato la morte anche il figlio. Adesso regione, provincia e comune di Cinisi hanno definitivamente tracciato la strada per il casolare in cui fu trovato il corpo maciullato di Peppino e nei prossimi giorni formalizzeranno l’accordo.
I soldi da investire
A disposizione ci sono circa seicentomila euro. Circa 100 mila li mette la regione e serviranno per togliere l’immobile da mani private e destinarlo a uso pubblico, gli altri 500 mila, della città metropolitana, al suo restauro. La stima del valore è stata effettuata dal dipartimento delle Infrastrutture, il dipartimento dei Beni culturali dovrà eseguire l’espropriazione del bene, mentre la città metropolitana di Palermo si occuperà del restauro una volta acquisito il bene.
Nello Musumeci
«L’obiettivo – dichiara il presidente Nello Musumeci – era quello di non disperdere i finanziamenti e ci siamo riusciti. Una volta acquisito il casolare, lo cederemo in comodato alla città metropolitana che potrà procedere al restauro per trasformarlo in un “luogo della memoria”. L’immobile diventerà così un bene pubblico, accessibile alla fruizione di tutti».
foto di Valentina Mignano