“Le imprese sono a rischio usura”. L’impatto da Covid-19 sulle imprese è pesante. Manca la liquidità. Unes, l’associazione che assiste chi vive le difficoltà legate al debito, lancia un allarme usura. Le imprese sono in difficoltà da anni “per la crisi economica e lo strapotere delle banche” che anche adesso non sarebbero così propense a dare credito, nonostante le garanzie statali. La situazione si sta aggravando sempre più e per questo Unes ha pensato ad una proposta di legge che aiuti le imprese e, a lungo termine, faccia risparmiare lo Stato.
Rischio usura
Tra la chiusura totale che ha portato a un fatturato zero e una ripresa con introiti ben lontani dallo standard, le aziende hanno un gran bisogno di liquidità. Se gli istituti bancari non gliela danno potrebbero ricorrere ad altri metodi, non legali, per averla. “È diventato un circolo vizioso perché se non ho soldi non posso pagare gli impegni assunti precedentemente come un finanziamento o il saldo di assegni a tempo per acquisti fatti prima del blocco, magari approfittando di uno sconto”, afferma Orazio Barbagallo, nel direttivo dell’associazione nazionale antimafia Agosta e attivo nell’organismo composizione della crisi di Unes. Non onorare i prestiti significa diventare un cattivo pagatore e avere delle procedure esecutive che potrebbero facilmente trasformarsi in pignoramenti. “Sebbene il governo abbia avviato una campagna di forma di garanzia per attivare una serie di prestiti, non è vero che questi arriveranno a tutti perché si deve passare da una istruttoria bancaria e se l’impresa ha un piccolo neo viene bocciata”. Ecco perché, secondo l’associazione, il rischio usura è così alto, così come i casi di suicidio. Sono 3985 i casi di sovraindebitamento nel periodo 2018/2019 segnalati nella relazione della Corte d’Appello di Catania.
Semplificazione e fondo perduto
Semplificazione è la parola chiave della proposta di legge di Unes. Si vuole andare oltre i prestiti bancari. “Non rimane che amministrare al meglio le risorse disponibili, garantendo soprattutto il massimo di occupazione, magari creandone di nuova con l’avvio di nuove opere pubbliche”, si legge nella proposta. Un suggerimento per aiutare le imprese, ma anche lo Stato. “Se le prime falliscono sarebbe proprio lo Stato che dovrebbe farsi carico dei dipendenti con disoccupazione o reddito di cittadinanza”, aggiunge Barbagallo. Con il primo passo si dovrebbe dare liquidità a fondo perduto, ma anche consentire di usufruire degli sgravi totali per contributi previdenziali e assicurativi per il personale assunto entro il primo marzo di quest’anno. In questo modo si riuscirebbero a garantire i livelli occupazioni, secondo Unes. Un’opzione da applicare subito dopo la cassa integrazione per non meno di 36 mesi. Per chi volesse assumere nuovo personale propongono invece uno sgravio dell’85 per cento per almeno 48 mesi.
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Come saldare i debiti
Rimangono i debiti da saldare e per questo l’idea è quella di allargare a tutte le aziende la possibilità di presentare un accordo di ristrutturazione come previsto dalla legge 3/2012. Un piano di rientro del debito da programmare tramite il tribunale come organo di sorveglianza. La differenza sostanziale proposta da Unes rispetto a quanto avviene oggi sta nel semplificare la procedura. Da una parte si vuole allargare la platea di imprese che possono accedere allo strumento, dall’altra la controparte non può non accettare il compromesso. “Pago, ma lo faccio in un arco di tempo ragionevole anche sulla base dei miei incassi futuri. Parliamo di un periodo particolare, se non si attiva la procedura le aziende avranno problemi e a pagarne le conseguenze sarà sempre l’anello più debole della catena, ovvero i dipendenti”. Per Unes andrebbero coinvolti anche i consorzi fidi per prestare garanzia e al contempo si dovrebbero bloccare tutte le segnalazioni alle banche dati (Crif-CTC-Centrale Rischi).
I vantaggi per lo Stato
Oltre al già citato mantenimento dei livelli occupazionali e quindi la fuoriuscita dalla cassa integrazione o il pagamento di altri sussidi, Unes stima ulteriori vantaggi per lo Stato. Risparmierebbe liquidità nell’immediato con un esborso alle aziende diluito nel tempo e avrebbe un maggiore gettito fiscale legato a debiti pregressi dei contribuenti e tasse correnti. Anche dalle banche “che avranno meno perdite” arriverebbe maggiore gettito fiscale.