Per le Zone montane, anche di Sicilia, c’è da registrare un nuovo intervento da parte del Governo. Punta nuovamente ad incentivare lo sviluppo economico, stavolta, tra gli altri interventi, attraverso lo smart working. Ma il Ddl Montagna – approvato già in via preliminare dal Consiglio dei Ministri del 23 ottobre – basterà a creare nuova economia e migliorare la situazione di spopolamento delle zone interne in Sicilia? In base all’ultimo appello dell’Associazione dei Borghi più belli di Sicilia le operazioni ad incentivo non sembrano funzionare. Chi si è mobilitato per le Zone Franche Montane sostiene lo stesso, chiedendo interventi non spot ma di prospettiva. Tra i comuni montani, come Gangi, arriva invece l’ok al provvedimento, considerato l’ottimo riscontro avuto dal trasferimento sul territorio dei lavoratori da remoto.
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Smart working agevolato nei comuni montani
Il Ddl Montagna voluto dal Ministero degli Affari Regionali e le Autonomie è finanziato con 100 milioni di euro provenienti dal Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane (Fosmit). Al suo interno, al Capo V, si leggono le misure proposte per lo sviluppo economico ed è prevista agevolazione per lo smart working con l’introduzione di “misure in favore delle imprese che promuovono il lavoro agile quale modalità ordinaria di esecuzione dell’attività, nei Comuni di montagna”. Con l’obiettivo di combattere lo spopolamento e promuovere l’integrazione economica e sociale, il disegno di legge prevede per le imprese che adottano il lavoro agile come modalità principale di lavoro, un esonero totale dai contributi previdenziali per due anni, a beneficio dei dipendenti con contratti di almeno 12 mesi. Negli anni successivi l’esonero diminuirà gradualmente. I dettagli degli incentivi saranno stabiliti dai decreti attuativi, ma già oggi la misura viene definita “iniqua” da chi nelle zone montane sta spingendo per l’introduzione delle zone franche.
Ddl Montagna “misura iniqua”
“Tutto il decreto legge Montagna è una misura iniqua – ha analizzato Vincenzo Lapunzina del comitato regionale che ha organizzato a marzo 2023 gli Stati Generali delle Zone Franche Montane – le montagne siciliane non hanno bisogno di iniziative che durano a tempo. Riguardo lo smart working, il nostro territorio interno non è digitalizzato a sufficienza. Fare una legge sulla montagna senza prevedere una strategia di sviluppo di lungo periodo vuol dire fare solo interventi spot. Questa soluzione mette in difficoltà le stesse imprese”. L’opportunità dello smart working, che è anche diventata una filosofia aziendale per enti, imprese e lavoratori, ha effettivamente spinto giovani lavoratori a spostarsi nelle zone interne siciliane. “Tra interruzioni di connessione e pochi servizi presenti sul territorio, la permanenza assomiglia più ad “una fase della vita” di chi si trasferisce, piuttosto che ad una scelta definitiva”, ha aggiunto Lapunzina.
Il sindaco di Gangi: “Qui lo smart working funziona”
Giuseppe Ferrarello è tornato sindaco di Gangi nel 2022. “Siamo noi ad aver lanciato per primi l’idea delle case ad un euro, che ha funzionato portando nel nostro borgo tanti stranieri. Poi, a Gangi lo smart working funziona e per questo condividiamo in linea di massima il nuovo disegno di legge”. Il primo cittadino ha poi aggiunto. “Tanti ragazzi di Gangi sono rientrati grazie ad aziende che hanno scelto il lavoro agile e altri sono arrivati qui perché hanno voluto Gangi come sede di lavoro. Per questo stiamo investendo sulla fibra veloce e la costruzione di due co-working organizzati. Il lavoro da remoto per noi è molto importante”. Quello degli incentivi è un provvedimento a termine, ma il sindaco Ferrarello resta favorevole. “La misura dovrebbe andare a regime, ma è pur sempre un aiuto”.
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Zone montane, un esodo che continua
A settembre 2023 la Cgil aveva riaperto il discorso spopolamento da Troina, in provincia di Enna. Secondo Eurostat nel 2021, la stessa Troina aveva già perso quasi il 10 per cento della popolazione, Caltanissetta quasi l’8 per cento. Nelle zone interne della Sicilia si assiste ancora ad un esodo di massa che ha già allontanato 310 mila cittadini. Meno popolazione vuol dire meno servizi, dunque meno persone da servire nelle citta con le imprese. “È vero, grazie a Resto al Sud o altre misure di vantaggio che coinvolgono le zone montane, le imprese sono nate, ma quante riusciranno a sopravvivere senza un contesto economico strutturato?”, ha spiegato Vincenzo Lapunzina del comitato regionale gli Stati generali delle Zone Franche Montane.
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Le montagne siciliane hanno bisogno delle Zfm
È trascorso quasi un anno dalla convocazione degli Stati generali 2023 delle Zone Franche Montane a Cesarò (Me). L’appuntamento ha riunito 159 comuni interessati dalla Delibera di Giunta regionale n. 405 del 21 settembre 2022 con cui sono state individuate le Zone Franche Montane. L’inter si è di nuovo fermato. “Il provvedimento non può tardare oltre – ha spiegato ancora Lapunzina – è l’unica soluzione per salvare le nostre zone interne. Gli operatori sono alla canna del gas. Nel contesto attuale la domanda da farsi per capire cosa fare è: ce la faranno, tra tre anni, le nuove imprese a pagare la rata del mutuo posticipate dall’incentivo? Riusciranno anche a pagare i contributi previdenziali quando scadrà l’esenzione? Riusciranno a maturare il credito d’imposta? Solo le Zfm sono una misura strutturale e che permetterà ai territori di diventare veramente attrattivi per le aziende”. “Quello delle Zone Franche Montane è un discorso su cui ogni comune montano deve battersi per arrivare all’entrata in vigore. Sarebbero un elemento essenziale per contrastare lo spopolamento e rilanciare lo sviluppo delle zone interne della Sicilia”, ha dichiarato da parte sua il sindaco del Comune Gangi Giuseppe Ferrarello.