L’edicolante dimezzato: i giornalai chiedono incentivi
La
crisi dell’editoria non colpisce solo i giornalisti, ma anche i
giornalai. In Sicilia le 2800 edicole di otto anni fa si sono
dimezzate, lasciando scoperti interi comuni. Le superstiti hanno
manifestato rimanendo aperte, il 29 gennaio, nella notte bianca delle
edicole. Obiettivo: chiedere al governo che anche gli edicolanti
beneficino dei fondi destinati all’editoria. Stando
ai dati forniti da Amilcare Digiuni, segretario del Sindacato
nazionale giornalai d’Italia (Sinagi), il giro d’affari si è meno
che dimezzato nel corso di sette-otto anni: “In Italia si è
passati da un fatturato di 4 milioni e mezzo di euro a uno di 1,8. E
chi è rimasto non sembra passarsela bene: molti edicolanti catanesi
affermano di aver subìto un calo. Tra questi il titolare della
storica edicola Mannino di piazza Stesicoro: “Dall’ingresso
dell’euro a ora il mio guadagno è sceso di oltre il 40 per cento.
La gente inizialmente non si rendeva conto del cambio dei prezzi e
oggi pochi sono disposti a spendere tremila lire del vecchio conio
per acquistare un giornale. Ci si accontenta del trafiletto letto su
internet, il quotidiano è considerato un surplus
nell’economia
familiare”. Simile è l’andamento di altre due edicole catanesi,
quella di Mimmo in Piazza Giovanni Verga e una di Guardia di
Catania: entrambi hanno ammesso di aver avuto un calo del 20 per
cento delle vendite solo nello scorso anno. Varie
sono le cause che hanno portato molte edicole alla chiusura: “I
giornali non hanno più appeal
sui
lettori – sostiene Digiuni – perché non hanno rinnovato il loro
format. Molti hanno solo scimmiottato il formato web: gli editori per
risparmiare non puntano a qualità e approfondimento, ma a prendere
le notizie da Internet. È normale allora che la gente non acquisti
il cartaceo e si accontenti del trafiletto online”. Da quando il
prezzo del petrolio è salito e molti contenuti dei giornali sono
divenuti reperibili anche sul web, le vendite sono scese di molto e
il giornale è quasi diventato un bene di lusso: gli edicolanti non
possono sapere se la gente abbia abbonamenti online o riceva i
giornali tramite corriere, quel che è certo è che i punti vendita
hanno subito un drastico calo. “Oggi nessun ragazzo quasi –
afferma Pietro Distefano, titolare dell’edicola di Mimmo, a Catania –
compra un quotidiano: al limite solo qualche fumetto. La maggior
parte della clientela è over 60”. Il
problema non è solo internet: la notte di protesta dello scorso 29
gennaio infatti è nata proprio dall’esigenza degli edicolanti di
avere un sostegno dal governo. “Gli editori – sottolinea Digiuni
– non rinnovano l’accordo per la carta stampata da dieci anni e per
questo è necessario che il governo intervenga riunendo un tavolo tra
editori, distributori ed edicolanti”. La necessità di questo
intervento sarebbe giustificata dal fatto che uno dei motivi per cui
le edicole hanno chiuso è legato al monopolio della distribuzione:
“I distributori locali – continua il segretario nazionale del
Sinagi – hanno molta autonomia e possono decidere di non portare
più i giornali in determinati comuni in cui le vendite non sono
alte: è quello che è successo in vari paesi dei Nebrodi, dove i
giornali non arrivano più”. Non
solo il governo non interviene, ma impone norme che non aiutano i
giornalai: “Non abbiamo nessun incentivo e dobbiamo pagare persino
una tassa sulla tenda davanti al nostro baracchino”, afferma
Distefano. “In più adesso pure gli edicolanti dovranno disporre
del Pos, per nulla conveniente nonostante molti clienti rinuncino ad
acquistare qualcosa perché non hanno contanti e sono convinti di
poter pagare con la carta. Anche senza Pos la nostra rendita è già
troppo bassa: solo il 19 per cento delle vendite viene incassato”.
Non dissimile l’opinione del titolare dell’edicola di piazza
Stesicoro: “Da una parte noi giornalai dovremmo pagare meno tasse,
dall’altra sarebbe auspicabile promuovere più offerte per la
vendita dei giornali cartacei e liberalizzare i commerci. Molti
commercianti vendono anche prodotti editoriali e sarebbe giusto che
anche noi edicolanti potessimo offrire altri servizi, come fungere da
Infopoint o da centri di disbrigo pratiche”. Pur di resistere, alcuni edicolanti sono disposti a fare molto: “La mia edicola in pizza Verga – afferma Distefano – gode dell’appoggio del tribunale e dei carabinieri, per i quali lo Stato stesso pensa ad acquistare i giornali. Per consentire loro di ritirare le copie faccio orario ininterrotto”. La storica edicola di piazza Stesicoro invece non chiude neppure nelle ore notturne: “È vero che non abbiamo aderito alla notte bianca delle edicole, ma noi siamo regolarmente aperti tutte le notti. Questo non perché sia conveniente, ma perché non abbiamo una bottega in cui custodire la merce”. Anche se la scomparsa delle edicole non implica quella dei giornali, è importante che esse resistano: “Gli edicolanti – sottolinea Digiuni – non sono semplici commercianti, ma garanti del pluralismo dell’informazione. Le edicole hanno un ruolo sociale, sono presidi territoriali che definirei lanterne sulla democrazia”.