Migranti: più numerosi verso l’Italia. Spinti da fame, guerra, una vita migliore

Migranti:50 mila sbarchi in più nel 2023rispetto all’anno precedente, oltreseimilaa marzo di quest’anno contro iduemiladel mese precedente. Il cruscotto statistico del ministero dell’Interno conferma l’aumento del flusso migratorio verso l’Italia. Ma già qualche mese fa, i dati dellaFondazioneMigrantesmettevano in evidenza come nel corso del 2023 “iconflitti, le violenze, la povertà e il desiderio di una vita migliore” avessero spinto nel nostro Paese “un numerocrescentedi migranti e rifugiati: 144 mila quelli sbarcati dopo aver superato la traversata delMediterraneosino alla fine di ottobre: + 69% rispetto allo stesso periodo del 2022″. Molto minore, invece, ilflussodi profughidall’Ucraina. Oggi si è quasi fermato. Se ne contavano poco più di 300, fino a giugno scorso, contro lequasi 174 mila personein fuga che avevano varcato la frontiera italiana tra marzo 2022 e giugno 2023, allo scoppiare del conflitto. Leggi anche –Migranti, il governo lavora a espulsioni più facili. Sicilia terra di frontiera Lo scenario emerge dalla presentazione inSiciliadel Report suldiritto d’asilo2023 elaborato dalla FondazioneMigrantes. L’evento segna tra l’altro la ripresa delle attività delCentro Mediterraneo Giorgio La Pira, di Modica (Rg). “Alla fine del 2023 erano circa 114 milioni le personeobbligatea lasciare le proprie case: una persona ogni 71 nel mondo. La maggioranza di queste persone provienedall’Africa, dall’Asia, dall’America Latina e solo dopo dall’Europa”, mette in evidenza Migrantes. Il motivo sta nell’aumento deiconflittie delle spese militari, un trend “in continuo aumento da circa dieci anni”. Di contro, resta “scarsa la capacità dimediazionenella gestione dei conflitti, conseguenza di una mancanza distrumentidi mediazione adeguati”. Oggi negli arrivi dalMediterraneo, “dopo un triennio che aveva visto come principali Paesi di fuga la Tunisia, l’Egitto e il Bangladesh, sono tornate a prevalere le persone d’originesubsahariana: Guinea e Costa d’Avorio i due Paesi più rappresentati”, sintetizza Migrantes. Leggi anche –Migranti, aggiudicata gestione ostello di Cassibile: ospiterà circa 120 “stagionali” Tra lemotivazioniche costringono le persone ademigrare, anche le persecuzioni, nei Paesi in cui viene a mancare lalibertàd’espressione e in cui è forte ladiscriminazionedi genere. Ad esempio, sono 61 nel mondo iPaesiin cui la gente viene perseguitata solo in quanto appartenente a una minoranzareligiosa. C’è poi il grande tema delledisuguaglianzeeconomiche che continuano adaumentare. I Paesi più ricchi sfruttano i più poveri. Così, “circa il 10% dei Paesi del mondo utilizza quasi l’80% delle risorse, a confronto con un misero 2% di risorse a cui la parte piùpoveradel pianeta ha accesso”. In questo scenario continuano ad esserci più didue miliardile persone che non hanno accessoall’acqua, ad esempio. Ancora, tra le cause di migrazione troviamo lo sfruttamento e la tratta deglischiavi. Sono circa 50 milioni le persone costrette a vivere in schiavitù, di cui la metà sono donne con un grande numerobambini. Un quinto degli oltre 55 mila migranti e rifugiati ‘transitati‘ per i quattro hotspot italiani attivi nel 2022 (quasi 46.100 le persone passate solo aLampedusa) sonominori: 10.500, di cui 7.300 non accompagnati. Leggi anche –I dipendenti Stm di Catania acquistano gli ortaggi dei migranti MariacristinaMolfetta, co-curatrice del Report sul Diritto d’asilo, ha riportato anche un focus sulle misure adottatedall’Europaedall’Italiaper far fronte al fenomeno migratorio. Richiamando la situazione degli immigratiucrainie le convenzioni europee (Ginevra, Diritti Umani e Fanciullo) che garantiscono i diritti dei richiedenti asilo, Molfetta ricorda che in seguito all’invasione russa, lanecessitàdi affrontare la mobilità dei rifugiati ha offerto un’opportunità significativa per valutare l’efficacia dellepolitichedi accoglienza. Per garantire la protezione degli ucraini in fuga dalla guerra sono state adottate, ad esempio,misure specialiche hanno garantito loro accesso immediato a un permesso di soggiorno speciale. Questo ha permesso loro distabilirsiin Italia e in altri Paesi europei, con la libertà dispostarsiall’interno dell’Unione Europea per trovare opportunità di integrazione. Una situazioneprivilegiatache però non è la norma per molti altri rifugiati provenienti da conflitti in altre parti del mondo. Serve ancora che “le politiche siano sostenute dainvestimentiadeguatiin servizi di accoglienza, istruzione linguistica e supporto all’integrazione sociale ed economica”, aggiunge il Rapporto.