Morti sul lavoro, cosa fare subito. I risarcimenti per i familiari superstiti

InSiciliaquest’anno32 lavoratorisono usciti di casa per andare alavoraree non sono più tornati. L’Isola è tra le regioni dovesi muore di piùin ambito lavorativo. I familiari del superstiti hanno diritto arisarcimentie leprocedurevanno avviate subito. I giorni successivi all’accaduto sono importantissimi ela prima cosa da fareè la denunciaall’Inail(Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro). Per legge, entro due giorni ildatore di lavorodovrebbe presentare la denuncia di infortunio. Non bisogna però mai dare per scontato che questo avvenga tempestivamente. Esperti avvocati e consulenti di patronato che FocuSicilia ha consultato sono concordi nel ritenere che ladenunciadell’accaduto vada presentataanche dalla famiglia, sia all’Inail che all’Ispettorato del lavoro di competenza. È bene quindi che i familiari tengano sotto controllo l’evolversi della situazione. Leggi anche –Trasporti, costruzioni e manifattura: la mappa dei morti sul lavoro (in crescita) Ilprincipale risarcimentoda parte dell’Inail avviene sotto forma di unarenditavitalizia, come se fosse una pensione, che spetta aifamiliaridel lavoratore deceduto. La domanda va presentataentro 90 giorni. La rendita viene calcolata sulla base dellamassima retribuzioneconvenzionale prevista dal contratto del settore Industria. Di questa somma-base, il 50 per cento va alconiuge(a meno che non si sposi nuovamente) e il 20 per cento aifigli, fin quando questi completano icicli scolastici: 21 anni per le scuole superiori e 26 anni per l’Università. L’Inail, inoltre, come evidenzia ConcettoFerrarotto, avvocato specializzato in diritto del lavoro, “riconosce una somma didiecimila euro una tantumper coprire le spese immediate. La somma, in diritto , decorre dal giorno successivo alla morte, mentre l’erogazione dipende dai singoli uffici Inail. Solitamente si tratta di una procedura che si completa nell’arco di pochi mesi”. La rendita erogata dall’Inail “prescinde dall’esistenza di unacolpada parte deldatore di lavoroo dellavoratore, proprio perché si tratta di un ente che funziona con meccanismi di tipo assicurativo”, specifica Ferrarotto. Leggi anche –Crescono i morti sul lavoro in Sicilia. Allarme rosso a Messina e Siracusa Di fronte a unlavoratore decedutoper cause di lavoro (sul posto di lavoro o durante gli spostamenti casa-lavoro) possono esserciresponsabilità civili e penalida parte del datore di lavoro o disoggetti terziche hanno un coinvolgimento negli eventi. Cantieri irregolari, documentazioni incomplete, mezzi non efficienti, visite mediche non effettuate, dispositivi di sicurezza non utilizzati. Tutti elementi per i quali i familiari della vittima possono chiedere un risarcimento anche al datore di lavoro o a terzi, in caso ad esempio diinadempienze o omissioni sulle procedure di sicurezzadei dipendenti. In questo caso va avviata un’azione legaledi risarcimento danni che è indipendente dalla richiesta già rivolta a Inail. Gli eredi possono chiedere innanzitutto i danni patrimoniali, ovvero la mancanza dell’apporto economico alla famiglia da parte del lavoratore. Ma i familiari possono chiedere anche idanni morali e biologici. Ad esempio, quelli derivati dalla perdita del proprio parente, come lesofferenze. O quelli dovuti nel caso in cui la morte sia avvenuta dopo un lungo periodo dimalattiadovuta all’infortunio. Leggi anche –Morti sul lavoro: a Messina uno al mese. Emergenza in tutti i settori Lascarsa sicurezzaè alla base dei decessi emanca il personaleche dovrebbe controllare. Come documentato da FocuSicilia, l’Isola può contare solamente su 63 ispettori del lavoro che dovrebbero visitare le circa400 milaaziende esistenti nel territorio regionale.Bassissimala probabilità di ricevere una visita di controllo. Secondo le stime di Cgil Sicilia, potrebbe succedere “una volta ogni vent’anni“, e si tratta di un messaggio totalmente controproducente, perché così “è naturale che l’azienda tenda arisparmiaresulla sicurezza. Spesso è uno dei principali costi che vieneeluso“, conferma il segretario regionale FrancescoLucchesi. Questo avviene anche di fronte agli appalti pubblici. Da esperienze raccolte nell’ambito deipatronati, anche le aziende che si occupano di lavori di una certa entità, commissionati da enti pubblici, non è detto che siano in regola con tutte le disposizioni sulla sicurezza. A maggior ragione leaziende più piccole, che proprio su questi aspetti possono tendere ad avere delle leggerezze. Una questione divisione imprenditorialee di cultura dellasicurezzache spesso presentano molto più che delle lacune. Con conseguenze, purtroppo, tragiche.