La parità di genere passa anche dal lavoro. In Sicilia 1 occupato su 3 è donna
Oggi 8 marzo si festeggia la giornata internazionale della donna, ma laparità di generepassaanche dal mondo del lavoroe l’Italia ha ancora tanta strada da fare per colmare il divario, anche in questo campo.In Sicilia solo un occupato su tre è donna. Nel 2023 il tasso di occupazione maschile si è attestato al 58,7% contro il 32,3% di quella femminile. Una forbice più ampia di quella che si registra a livello nazionale (rispettivamente 70,9% e 52,2%). Dal 2019 al 2023, ancora, l’occupazionemaschile nella fascia 15-89 anniè cresciutadel 7,6%, quella femminile soltanto del 3,4%. Sono alcuni dei dati che l’Inapp, Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche,ha fornito in esclusiva aFocuSiciliae che la dicono lunga su un percorso, quello verso la parità di genere, che si conferma ancora lungo e tutto in salita. Eppure le donne rappresentano unvalore aggiunto per il Paese.La loro piena occupazione porterebbe 100 miliardi di Pil aggiuntivo secondo uno studio condotto daThe European House – Ambrosetti. Leggi anche –Transizione green, ma senza donne: nelle materie Stem sono troppo poche Il 64,37% deltotale degli occupatiè uomo,ovvero 916mila su un milione e 423mila. La restante parte, il 35,63% è donna. Se guardiamo alla fascia di età 15-24 anni possiamo osservare comedal 2019 al 2022 l’occupazione maschile sia aumentata(passando da 55mila a 58mila unità)al contrario di quella femminileche invece si è ridotta,passando da 21mila a 19mila unità. Nonostante le misure messe in campo dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni, le donne si confrontano tutti i giorni con unasocietà ed un mercato del lavoro “ostili” e poco inclusivi. Di fatto, molti interventi pensati per favorire la piena realizzazione lavorativa e professionale della donna sono rimasti sulla carta o comunque non hanno garantito equi trattamenti e opportunità tra uomo e donna. Pensiamo alladecontribuzione,allosmart workingo alle misure disupporto della genitorialitàcome il recente rafforzamento del congedo parentale. Leggi anche –Le donne muoiono più degli uomini. Troppi ritardi nella medicina di genere La difficoltà oggettiva diconciliare vita familiare e vita professionalespinge molte donne a lasciare il lavoro nella peggiore delle ipotesi. Nella migliore si “ripiega” sul part-time. Nel 2022, dice l’Inapp, su 483miladonne occupate in Sicilia,324mila lo erano a tempo pieno e 159mila a tempo parziale. In Sicilia, ancora, lapercentuale di Neet donne(giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, lavorano e non sono impegnate in percorsi di formazione) èelevatissima: 41,4% contro il 24,7% nazionale (anno 2022). Se guardiamo agli uomini, la percentuale scende al 31,6% contro il 17,1% nazionale. Il titolo di studio, rileva l’Inapp, continua a fare la differenza. Nella nostra Isola, tra il 2019 e il 2022, è sceso sia il numero didonne occupatesenza nessuno titolo di studio(da 114mila a 104mila unità), sia il numero di donne occupatein possesso di diploma(da 230mila a 217mila unità). È aumentato, invece, il numero didonne occupatein possesso di laurea(da 146mila a 162mila unità). Lo stesso trend ha riguardato tutto il Paese. Leggi anche –Politiche attive del lavoro, Italia in coda all’Ue. Alle donne pochi incentivi Il numero dicessazioni del rapporto di lavoroche hanno riguardato le donne è diminuito nella nostra regione rispetto al 2022. Sono 107.314 contro 108.592 dell’anno precedente. Ma c’è un dato che va evidenziato e che deve far riflettere: nel 2023 ben 22.425 donne hanno dato ledimissioni.Hanno cioè scelto volutamente dilasciare il posto di lavoro.Dietro i numeri ci sono persone che vanno capite e storie che forse andrebbero ascoltate conmaggiore attenzione.La nostra analisi di numeri e fenomeni legati alla condizione femminile non può prescindere da unfocus sulgender pay gap.Parliamo cioè della differenza tra retribuzione media annua maschile e femminile. Stando ai dati forniti dall’Inps e relativi al 2022, si attesta sugli ottomila euro e aumenta nel lavoro privato e con l’aumentare dell’età. Secondo ilGlobal Gender Gap Report 2021delWorld Economic Forumserviranno 135,6 anni per colmare il divario retributivo di genere.