Phiale Aurea, la coppa d’oro trafugata a New York è a Himera, ma museo deserto

Che la Sicilia sia ricca direperti archeologicidi pregio si sa. Non tutti però sanno quanti ne ha e che valore hanno. E chi lo sa, a volte, cerca di impossessarsene. Lo dimostra la storia dellaPhiale Aurea, un reperto greco preziosissimo, in oro massiccio. La storia del “recupero” della Phiale Aurea è lunga e complessa. Non si tratta solo della riscoperta di un eccezionale reperto archeologico ma del frutto di unadifficile inchiesta giudiziaria. Oggi è possibile ammirarla nel museo siciliano di Himera, nel palermitano, ma sono ancora troppo pochi i visitatori del museo stesso. Un problema che si inserisce in quello più ampio della fruizione deimusei in Siciliadove non ci sono neanche gli archeologi. Della coppa aurea, del suo, valore e della sua valorizzazione se n’è parlato durante il convegno “La Coppa d’oro di Caltavuturo”, al museo “Pirro Marconi” di Termini Imerese. “Questa giornata è importante per due aspetti – ha detto l’archeologoStefano Vassallo, per molti anni alla Soprintendenza di Palermo -. Il primo è archeologico: si tratta di uno straordinario oggetto d’oro di oreficeria di età ellenistica. Inoltre è uno dei primi e più importanti oggetti che si è riusciti, grazie alla collaborazione tra forze dell’ordine e magistratura, a fare tornare in Italia dall’America”. La vicenda dellaCoppa d’oro ha inizio nel 1980. Ilrinvenimento del reperto nel territorio di Caltavuturoècasuale, nel corso di lavori per la costruzione di un pilone della linea elettrica. Il reperto sarebbe stato in un primo tempo acquistato da un collezionista di Catania e, in seguito, venduto ad altro collezionista ennese. Leggi anche –Il giorno del viadotto Himera: dopo cinque anni restano le polemiche Nel 1991 la Phiale lascia clandestinamente la Sicilia ed è portata in Svizzera. Qui viene acquistata da William Veres, amico del collezionista ennese e successivamente, tramite un intermediario, venduto almiliardario statunitense Michel Steinhardt per 1.200.000 dollari. La coppa, a Lugano, passa dalle mani del Veres a quelle dell’Haber, con bolle doganali false, e vola a New York, al nuovo acquirente. “All’epoca ero sostituto della Procura di Termini Imerese – ricordaAldo De Negri– mi occupavo delle indagini relative a una serie di sottrazioni di opere d’arte dalmuseo “Baldassare Romano”di Termini Imerese. E, nel corso di queste indagini, insieme al maresciallo Messineo e con il prezioso ausilio dei carabinieri del nucleo tutela del patrimonio artistico, siamo riusciti a rintracciarla e ad avviare un procedimento per il suo recupero”. Leggi anche –Cultura, lavoratori spostati dal museo di Terrasini al Favaloro: sindacati contrari Dal 1995 la Procura imerese, districandosi nella complessa rete del diritto internazionale in materia di esportazione di opere d’arte, avanzarichiesta di rogatoria internazionalealla competente autorità giudiziaria diNew York. Chiede la restituzione dell’oggetto rivendicandone lalegittima proprietà allo Stato italiano. Superati i vari livelli di giudizio, la coppa viene sequestrata dall’autorità giudiziaria americana. Grazie a una sentenza dei giudici newyorkesi, che riconoscono illeciti doganali ad Haber e Steinhardt, nel1999 il reperto ritorna in Italia. “È stato sicuramente, oltre a un recupero di una preziosa opera, anche un’importantissima precisazione di un principio giuridico. Le opere abusivamente esportate dall’Italia dovevano essere considerate come se fossero state rubate. Quindi, gli Stati Uniti si impegnavano a restituire la Phiale Aurea alla Repubblica italiana”. Leggi anche –“Palermo Culture Pass”: Arte, natura, cultura e storia in un unico tagliando Come detto, dopo la complessa storia per riportare a casa laPhiale Aurea, oggi è possibile ammirarla. Ma in quanti lo sanno? Gli ultimi dati sulla fruizione deibeni culturali in Sicilia, pubblicati sul sito della Regione, risalgono al 2021. Per quanto riguarda l’Area Archeologica e l’Antiquarium di Himera, nel 2021 sono stati 1.740 i visitatori (paganti e gratuiti), con un incasso di3.522 euro. Nel 2020, invece, il numero di visitatori si è fermato a 987, con un incasso di 1.660 euro. “Il Parco archeologico, innanzitutto, è un bene culturale, ma oggi non basta più essere tale”, commenta il direttore del Parco Archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato,Domenico Targia. “Se il bene culturale non è percepito così dalla gente che vi abita, rimane soltanto un oggetto”. Leggi anche –Beni culturali in Sicilia: 182 milioni dai Fondo sviluppo e coesione. I siti Certamente questo è uno dei problemi dei beni archeologici e culturali della Sicilia: far conoscere e contribuire adassegnare un valore. “Si dà un valore a qualcosa quando si conosce. Quindi, abbiamo l’esigenza di raccordarci con le popolazioni locali eaprirci al territorioper far sì che da reperto diventi bene culturale e, poi, nella sua interezza diventi attrattore culturale, dove le popolazioni si identificano nell’oggetto stesso”, afferma ancora Targia. Accanto però c’è anche il problema delleprofessionalità. “L’archeologo non può lavorare autonomamente. Purtroppo, c’è un po’ di miopia dal punto di vista politico. Il problema è la mancanza di concorsi”, lamenta Stefano Vassallo. Leggi anche –Cultura, la Sicilia è l’isola infelice. Troppi Neet, bassi livelli di istruzione L’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana,Francesco Paolo Scarpinato, ha fatto sapere che si sta lavorando per implementare questi numeri. “Abbiamo già uno studio ad hoc. Siamo convinti di tagliare i traguardi che saranno ovviamente sulla stessa scia di quelli tagliati dagli altri Parchi perché il trend è positivo, a dimostrazione di un lavoro straordinario fatto dall’assessorato e dai propri dipendenti”. E, in vista diAgrigento Capitale della cultura 2025, ha concluso: “I lavori vanno benissimo. LaValle dei Templiè entrata nella top ten dei luoghi della cultura. Abbiamo superato il Museo Egizio di Torino e migliorato il Parco archeologico della Valle dei Templi sotto tutti i punti di vista. È stato inaugurato qualche mese fa ilTelamone, ilgiardino sensoriale, abbiamo reso fruibile anche ai diversamente abili i nostri Parchi, in particolare quello di Agrigento, proprio per farlo trovare pronto a un evento così epocale”.