Ponte sullo Stretto: nel progetto manca la faglia che scatenò il sisma del 1908

Le faglie da inserire nel progetto delPonte sullo Stretto di Messinafanno discutere. In quello definitivo del 2011 sarebbe inserita unafaglia “presunta”,frutto di valutazioni teoriche, e non quellaosservata e misuratadaUnict, che avrebbe generato ilsisma devastante del 1908.A spiegarlo èGiovanni Barreca,ricercatore di Geologia strutturale del dipartimento di Scienze Geologiche ed Ambientali dell’Università di Catania.“Nel progetto definitivo del 2011 è stata considerata come fagliauna struttura mai vista né misurata,ma teorizzata sulla base delle deformazioni del suolo”, dice aFocuSicilia. “ComeUnict,invece, abbiamo deiriscontri scientifici più robustisulla presenza di una faglia attiva nell’area sommersa dello Stretto e nell’entroterra calabro, di cui sarebbe bene tenere conto in fase diprogetto esecutivo“. La faglia individuata da Barreca “con ogni probabilità è quella oltre un secolo fadanneggiò Messina e Reggio Calabria“. Nello studio si legge che tale faglia potrebbe avere “implicazioniin merito allaprogettazione del Ponte sullo Stretto“. Leggi anche –Ponte sullo Stretto e chiarimenti: i tempi slittano di quattro mesi La ricerca. pubblicata per la prima volta nel 2021 sulla rivista internazionaleEarth-Science Review,è stata aggiornata quest’anno attraverso deidati satellitari,resi noti pochi giorni fa. In particolare “gliinnalzamentie gliabbassamentidel terreno” osservati dal satellite confermano l’ubicazione della faglia.Nel dettaglio, è stato osservato che le aree “dove presumibilmente sorgerà il pilone calabro del ponte” sono tuttora in sollevamento con “tassi di movimentosuperiori ad 1,5 millimetri per anno“. Un dato apparentemente modesto, che invece è decisivo nel confermare lo studio del 2021. “Quando si fanno progettazioni, sia di una casetta che digrandi opere, soprattutto strategiche,occorre tenere conto delle strutture tettoniche attive (faglie). E soprattutto delle loro caratteristiche geometriche, essendo noto chel’energia che una faglia può liberareè funzione della sua lunghezza”, spiega Barreca. Le faglie in movimento “produconoterremoti che fanno vibrare il suolo“, con accelerazioni variabili alle quali “la strutturadev’essere in grado di resistere“. Leggi anche –Ponte sullo Stretto, prima Conferenza dei servizi. Ambientalisti critici Non è un caso che, tra le oltre200 richieste di integrazioneal progetto da parte dellaCommissione Valutazione impatto ambientale(Via) del Ministero dell’Ambiente vi sia proprio la “restituzione cartografica a scala 1:5000 di tutti isistemi di faglia attivi,con distinzione dellefaglie capaci“. Ovvero quelle che, secondo la definizione data da Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, “possono determinare un significativopericolo di danneggiamento di strutture antropiche“. Proprio come il Ponte. Com’è noto, lasocietà Stretto di Messinaha chiesto 120 giorni per fornire tutte le integrazioni richieste dalla Commissione Via. Entro metà settembre, insomma, dovràfare chiarezza anche sulla questione faglie.L’auspicio è che si tenga conto dei dati più recenti. “Quelli che abbiamo appena pubblicato come Unict sonodati sul movimento del suoloforniti dal consorzio Copernicus dell’European Union’s Space programme,e hanno un’elevatissima attendibilità scientifica“, ricorda Barreca. Leggi anche –Ponte sullo Stretto, dal cantiere più guadagni in Lombardia che in Sicilia L’attività tettonica dellafaglia dello Strettoè stata studiata su tutti i fronti. “Oltre alleaccelerazioni del suolo,che possono avere l’impatto maggiore sulle opere, risulta anche unallontanamento di circa tre millimetri l’annodelle due sponde dello Stretto di Messina”. In questo caso, secondo l’esperto, “non si tratta di un dato particolarmente preoccupante”. Infatti nelle progettazioni odierne “esistonosoluzioni tecnicheper permettere alle strutture diallungarsi in caso di necessità“. Unaggiornamento complessivo del progetto,tuttavia, “sarebbe assolutamente auspicabile, per la sicurezza della struttura e di tutti i cittadini”. Allo stesso tempo, secondo Barreca, occorreevitare inutili allarmismi,che avrebbero l’unico effetto di scatenare il panico. “Al Ponte sullo Stretto lavoranotecnici di fama internazionale,che faranno sicuramente le valutazioni più adeguate per la buona riuscita dell’opera”. Quanto aidati pubblicati dall’Università di Catania,“noi li mettiamoa disposizione della comunità scientifica,senza fare alcun tipo di valutazione”. Leggi anche –Costi, sicurezza, ambiente: le bufale sul Ponte secondo Pendolaria Una volta pubblicati i dati, continua il ricercatore, “spetta ai decisori politici sceglierese e come utilizzarli”. La palla, insomma, passa nelle mani della società, che dovrà prendere delle decisioni valutando tutte leinformazioni a disposizione.Il tempo per integrare i dati delle faglie nel progetto del Ponte ci sarebbe. “L’aggiornamento può essere realizzato in fase diprogetto esecutivo,senza grossi rallentamenti sull’avanzamento dei lavori“. L’obiettivo di poggiare laprima pietra della grande operaentro il 2024, come ipotizzato anche da alcuni esponenti del Governo, sembra sfumato comunque. C’è anche un’altra ipotesi da mettere sul tavolo, osserva l’esperto. “Non possiamo escludere che leaccelerazioni calcolatesulla base della faglia di progetto sianopiù alte di quelli che deriverebbero dai nostridati sulla faglia osservata”. In altre parole, la prudenza potrebbe essere anche eccessiva. In ogni caso, conclude Barreca, “unprogetto di vent’anniva sicuramente aggiornato, se non altro perché la scienza negli ultimi anni ha fatto passi da gigante”.